Nove piccole e medie imprese hanno crediti verso altre aziende. Aspettando che si chiariscano cifre e metodo dello sblocco totale annunciato dal Governo per i ritardati pagamenti da parte della Pubblica amministrazione, Padova fa i conti: quattro aziende su 10 (43,6%) aspettano cifre fino a 500mila euro, ma il 7,3% va oltre questa cifra. Quando i soldi sono arrivati, nella maggior parte dei casi sono serviti a saldare debiti commerciali, in minima parte a finanziare nuovi investimenti; e l’effetto domino dei crediti è servito.
Una su dieci – l’11,1% delle imprese padovane – poteva beneficiare del decreto 35/2013, quello che lo scorso aprile accelerava il pagamento dei crediti detenuti a fine 2012. In sette casi su dieci nel corso del 2013 è arrivato un rimborso almeno parziale (per una su quattro si parla di oltre un milione di euro). Come è stato usato? Per saldare altri debiti commerciali (39,4%), e ridurre l’indebitamento con le banche (37,7%). Le microimprese, poi, hanno in molti casi saldato stipendi arretrati dei dipendenti, altri hanno versato tasse o contributi rimasti in arretrato. Solo il 3% dichiara di avere avviato, con quei soldi, nuovi investimenti. È la conferma che i debiti della Pubblica amministrazione sottraggono risorse vitali alla stessa sopravvivenza delle imprese, e innescano una reazione a catena che si allarga alle altre imprese, privati che lavorano con chi è in crisi di liquidità perché aspetta dei pagamenti.
Le cose migliorano? Pare di no. La legge impone – imporrebbe – 30 giorni, 60 per aziende sanitarie e altri casi specifici. Ma la metà delle imprese non ha rilevato, nel 2013, alcun miglioramento, una su dieci ha notato una “lieve” accelerazione. Non basta. “Non è accettabile che si continui a fallire per eccesso di crediti. C’è un’emergenza liquidità dovuta al malcostume dei ritardati pagamenti, oltre alla stretta creditizia: una politica omicida delle imprese e suicida dello Stato”. Parole forti del presidente degli industriali padovani, Massimo Pavin. Un terzo delle aziende, è la denuncia, ha liquidità insufficiente per la normale operatività, imprese sane che vanno in crisi per carenza di fondi a breve termine: “Soldi nostri: pagare non è solo un atto dovuto, ma può essere il più potente stimolo alla ripresa, perché quel denaro raggiungerebbe ben più imprese di quelle direttamente coinvolte, normalizzando i pagamenti anche fra privati”.
Il disegno di legge annunciato dovrebbe mettere mano a 68 miliardi di sblocco “immediato e totale”. In Spagna, secondo le stime, il pagamento di 30 miliardi di deviti commerciali della pubblica amministrazione ha influito sul Pil per l’1,2 per cento. Intanto, la Pubblica amministrazione italiana si conferma il peggior pagatore d’Europa: la media è 180 giorni nel 2102, contro i 36 della Germania. Uno spread in più (e nemmeno in calo).