Bavaglini e dvd, pantaloncini e tessera per vedere la partita gratis fino ai 12 anni, istruzioni per la manutenzione del bebè ecologico che – quando potrà – andrà a piedi, riciclerà e non inquinerà, oltre a parlare con destrezza le lingue straniere.
A Nordest vanno di moda i kit per i neonati.
GIOVANI TIFOSI CRESCONO – In sette anni di attività hanno distribuito 60mila kit Reyer Baby: il cofanetto “Benvenuto al mondo” contiene una maglietta da neonato della Reyer, una lettera di descrizione dell’iniziativa tradotta in inglese, francese, romeno, cinese e arabo, un coupon da compilare con i dati del neonato che dà la possibilità di ritirare presso il Reyer Store un gadget Reyer e una tessera Baby supporter, che consente l’ingresso gratuito alle partite per il bambino valida fino al compimento del 12° anno di età.
La squadra, oltre all’Umana Reyer in tutte le sue componenti – squadre maschili e femminili, dirigenza, staff – vede in campo direttori generali, primari e ostetriche degli ospedali coinvolti. Cioè praticamente tutti quelli del territorio metropolitano (al quale si aggiungerà presto Portogruaro) sempre in collaborazione con i reparti di Ostetricia – Ginecologia.
I primi sono stati il SS. Giovanni e Paolo di Venezia, l’Umberto I° di Mestre (ora ospedale all’Angelo), Villa Salus e poi Dolo, Mirano e Chioggia; dal novembre 2008 si sono aggiunti gli ospedali di San Donà di Piave, Camposampiero, Oderzo, dal 2013 Piove di Sacco e, da quest’anno, l’Ospedale di Padova. Venezia, Padova e Treviso, quasi un anticipo della città metropolitana.
I numeri parlano di 14mila consegne annue, e la società sportiva orogranata punta sul lato affettivo: «Sempre più spesso la Reyer riceve in sede le foto dei neonati con la maglia della squadra inviate dalle famiglie che ringraziano e al tempo stesso vogliono rendere partecipi del loro momento speciale. Come pure sono numerosi coloro che, se per qualche motivo non hanno ricevuto il kit dalle strutture ospedaliere convenzionate o se hanno fatto nascere il bambino in una struttura ospedaliera non coinvolta dall’iniziativa, si rivolgono alla società per avere il cofanetto».
FRUT DAÛR – Ovvero il classico “bimbo a bordo”, ma in friulano (per scriverlo con l’accento giusto c’è voluta la santa pazienza dell’impiegato della ARLeF – Agjenzie regjonâl pe lenghe furlane, ndr). Il kit del bebè friulano comprende: bavaglino, dvd della Pimpa e materiale informativo per i genitori; se dal neonato si passa a bambini in età di vaccinazioni, al cartone animato con il cane di Altan si sostituisce la serie Little people (che tradotta diventa Omenuts).
Il progetto, partito a febbraio, durerà un anno, in collaborazione con l’azienda sanitaria della Bassa friulana e l’ospedale di Palmanova. Già oltre 500 i kit distribuiti. «Ai genitori vogliamo trasmettere un messaggio – spiega William Cisilino, direttore dell’Agenzia – In questo territorio i bambini hanno la grande opportunità di crescere bilingui. Attualmente 700mila persone adulte parlano il friulano, ma un certo pregiudizio culturale fa pensare ai genitori che insegnarlo ai figli metta a rischio l’apprendimento dell’italiano, pregiudicando la trasmissione intergenerazionale della lingua. In realtà gli studi dimostrano esattamente il contrario: imparare il bilinguismo fin da piccoli rende più facile apprendere altre lingue in futuro, e sembra avere addirittura effetti protettivi verso le malattie degerative del cervello da anziani».
A VENEZIA – La provincia ha fatto due conti: solo di pannolini usa e getta si parla di 179 chilogrammi pro capite di rifiuti. Basta e avanza per mettere a punto “Primi passi verdi”, l’opuscolo che viene inviato ai Comuni del territorio per essere distribuito alle famiglie che vanno a iscrivere il figlio appena nato all’anagrafe.
L’obiettivo è far entrare nelle famiglie una maggior cultura eco-sostenibile; il progetto rientra nell’ambito del patto dei sindaci, la pubblicazione è stata realizzata dall’Associazione Abitare la terra, con il supporto della Provincia di Venezia. La grafica della pubblicazione è stata curata dai giovani del carcere minorile di Treviso (che ospita giovani da tutto il Triveneto), che fanno parte del progetto “bottega grafica” coordinati da Christine Gaiotti.
Quello veneziano è l’unico e il primo strumento del genere pubblicato dalla pubblica amministrazione in Italia. La provincia ha già investito sugli stili di vita sostenibili con car-sharing, pedibus, turismo lento e sostenibile, la politica delle 5 “R” dei rifiuti (raccolta, riciclo, riuso, riduzione e recupero, perfino le sagre sono diventate green. Agli allievi di prima elementare è arrivato un altro genere di Kit per l’educazione alla mobilità ciclistica: comprende una targa per bicicletta e giubbotti catarifrangenti.
La logica è di coinvolgere in tutto e per tutto le famiglie; se risparmiano loro, alla fine il vantaggio è anche per le pubbliche amministrazioni.