Le prime se non sono andate subito; rintracciate poco dopo, e riportate all’ovile, hanno comunque reso chiaro a tutti che il nome giusto del progetto poteva essere solo uno. Le “Pecore ribelli” – ma ci sono anche galline, l’asino Attila ecc ecc – hanno messo su casa a Oriago, in provincia di Venezia, proprio lungo il naviglio. Una fattoria aperta, “da sperimentare”, che ha vinto il premio Mag Venezia per il sostegno alla piccola imprenditoria innovativa.
Solo per trovare il posto adatto, ci sono voluti sette anni. Adesso che un luogo c’è, sono in tre: Sandro, veterinario (ancora insegna all’università di Padova), sua moglie, che ha una lunga pratica nel settore della sicurezza alimentare, e un terzo socio, agronomo. Hanno iniziato con i fondi di un bando regionale, quello chiamato “crea lavoro” destinato a finaziare idee imprenditoriali innovative. Poi è arrivato anche il Piano di sviluppo rurale, a dimostrazione che se se ci sono un progetto, molta convinzione e la voglia di cercare, le risorse si trovano anche in tempi di spending review.
L’ultima scommessa è la birra: se i birrifici artigianali vanno di gran moda, più difficile è trovare la filiera corta, ma El Casin (così lo chiamano gli abitanti della zona) presto avvierà la coltivazione in proprio anche del malto.
Lo spazio non manca: già qui sono stati ricavati 3mila metri quadri di orti condivisi che vengono curati da 15 famiglie del posto. Il sabato e domenica arrivano gli ospiti, mentre le pecore ribelli – ancora una produzione casearia non c’è – si dedicano all’unico compito finora loro assegnato: tenere in ordine il prato (brucando).
«Siamo persone qualunque, che hanno scelto uno stile di vita e lo condividono», racconta Sandro. Tutti mantengono anche il lavoro che avevano nell’attesa che il meccanismo giri e sia capace di sostenersi da solo: nel frattempo, pezzo dopo pezzo, si restaura la casa rosa.
Le loro avventure si posso seguire su Facebook: https://www.facebook.com/elcasin
I progressi di piselli e pomodori da quando sono stati piantati, gli alberi da frutto, il laboratorio di orto in bottiglia e l’arrivo delle 20 galline ovaiole sottratte all’allevamento intensivo, all’inizio pallide e debeccate (pratica che dovrebbe essere vietata), e che hanno ringraziato con un uovo a testa.