Cucina, orto, lavanderia e un sogno in comune: 11 giovani co-houser pronti a lasciare il nido (e un progetto pilota)

Tra i 18 e i 29 anni, sei maschi e cinque femmine: è il gruppo di giovani che sono stati selezionati per entrare nel progetto pilota “Co-housing – Io cambio status”, che ha preso il via nell’aprile 2013 a Trento. Due di loro – due ragazze – ne sono già uscite, per il raggiungimento dell’obiettivo: l’autonomia.

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Un progetto innovativo, a cominciare dai criteri di selezione: il finanziamento del 50% le spese per l’affitto è stato destinato a giovani in condizioni di precariato e/o disoccupazione, al di fuori dei circuiti accademici o scolastici e residenti con il nucleo famigliare di origine da almeno 3 anni continuativi. Giovani ma non più studenti, insomma, quelli che vengono chiamati neet (not in Education, employment or training). Sono stati considerati anche il grado di motivazione a uscire di casa, le aspettative circa l’ambito sociale/lavorativo e del volontariato; le competenze informali; l’impegno come volontari attivi in una o più associazioni e l’aver svolto un periodo di servizio civile volontario.

coho5 coho4 coho6 coho7L’idea di base, spiegano all’Agenzia per la famiglia, la natalità e le politiche giovanili, è stata quella di investire su giovani capaci di dare poi un ritorno al territorio, come cittadini attivi (per questo le esperienze pregresse contavano). Certamente non si trattava solo di far pagare mezzo affitto (la quota di ciascuno è diventata di circa 125 euro). Per ciascuno è stato messo a punto un accompagnamento, dalla scrittura del curriculum alla ricerca di opportunità (anche un tirocinio all’estero, ad esempio). Un progetto per uscire di casa, insomma, ma anche iniziare percorsi di orientamento professionale e inserimento nel tessuto sociale.

I ragazzi hanno trovato casa – meglio, una stanza singola con bagno e l’uso di parti comuni come cucina e lavanderia – in due strutture che già ospitano persone in difficoltà o senza dimora: Villa Sant’Ignazio e l’ex Casa del Clero. E convivere è stato il primo banco di prova, che ha portato a stendere una sorta di regolamento di condominio per rispettare le esigenze di tutti. Un gioco di equilibri, come quello necessario a fare la spesa di gruppo, tenendo conto di vegetariani, vegani e carnivori (per fare solo un esempio). Insieme hanno anche coltivato un orto. Quanto a mamme e papà, pare si siano limitati a pagare qualche quota per i figli ancora in cerca di lavoro.

coho2«La crisi economica e la difficoltà di un accesso stabile al mercato del lavoro e a un’abitazione a prezzi sostenibili – spiegano all’Agenzia – imprigionano i giovani bloccando il loro percorso di autonomia e costringendoli a rimanere nel nucleo familiare di origine anche in età adulta». Il progetto pilota finirà, dopo due anni, ad aprile 2015, ma già si pensa al prossimo bando.
Il modello di co-housing dell’edizione 2015 avrà probabilmente come protagonisti i comuni e/o le comunità di valle con una nuova formula nel pagamento dell’affitto: 1/3 sarà sostenuto dal giovane; 1/3 dal Comune e/o dalla comunità e 1/3 dalla Provincia. Il bando dovrebbe uscire entro la fine dell’anno.

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