«Per chi guida un veicolo, l’assicurazione contro la responsabilità civile è obbligatoria da decenni. Il legislatore potrebbe valutare anche l’introduzione di una tutela assicurativa obbligatoria per gli sport pericolosi, applicando il principio “chi causa paga”. Chi intende praticare uno sport rischioso, esponendosi così volontariamente a un pericolo, dovrebbe coprire anche le spese di soccorso e di trattamento mediante un’assicurazione di responsabilità civile».
La proposta viene dall’Alto Adige: qui vengono effettuati ogni anno numerosi interventi per soccorrere persone che si infortunano praticando sport pericolosi. Secondo i dati della relazione sanitaria provinciale, le associazioni altoatesine di soccorso hanno eseguito solamente nel 2013 62.215 interventi e trasportato 63.694 persone. Le spese sostenute per gli interventi di soccorso e le conseguenti spese ospedaliere sono a completo carico della sanità pubblica e quindi dei contribuenti.
«Con una polizza di responsabilità civile per sport a rischio si potrebbero attribuire le spese a chi le causa e alleggerire così le spese che gravano sul sistema sanitario pubblico», spiegano in Camera di commercio, da dove l’idea è già passata negli uffici provinciali nei quali si mette a punto la riforma della sanità. «Alla luce delle necessità di risparmio la sanità altoatesina dovrà affrontare importanti riforme che ne dovranno garantire la futura finanziabilità. Nello specifico caso di infortunio sportivo avveratosi durante il tempo libero, bisognerebbe valutare se sia opportuno addebitare alla mano pubblica le elevate spese di soccorso e di trattamento sanitario», si legge nella proposta.
Nei mesi invernali i reparti di pronto soccorso degli ospedali altoatesini «sono regolarmente gremiti di sciatori infortunati. Per chi guida un veicolo, l’assicurazione contro la responsabilità civile è obbligatoria da decenni».
Qualche tentativo, a livello italiano, c’è già stato: dal Trentino (alcuni costi sono compresi nel biglietto della seggiovia) alla Valle d’Aosta, sempe con un dibattito molto acceso: l’assicurazione obbligatoria potrebbe significa puntare meno sulla responsabilità, la prevenzione e le misure di sicurezza come il casco? Sempre a NordEst, alcuni club alpini assicurano parte della propria attività per una somma di circa 35-40 auro all’anno.
In realtà l’esempio al quale guarda Bolzano è quello dell’amministrazione regionale delle Isole Canarie, che nel 2013 ha stabilito per legge che i soccorsi per sport pericolosi non vengano più finanziati dalla sanità pubblica. Secondo quanto deliberato dalla “Direzione generale di sicurezza e emergenza del governo delle Isole Canarie” gli organizzatori di sport pericolosi e i privati sono obbligati a stipulare una specifica polizza che copra le spese di soccorso. L’articolo 171 della legge regionale delle Canarie del 2013 elenca esattamente le specialità soggette: immersioni, nuoto di fondo, windsurf, kitesurf, sci acquatico, wakeboard, wakesurf, jet ski, boogie boarding, surf, rafting, idro, canoa, canottaggio, canyoning, bungee jumping, kite buggying, quad, arrampicata, escursioni speleologiche, mountainbiking, motocross, trial, equitazione libera, sci, snowboard, parasci, snowbike, viaggi in mongolfiera, paracadutismo, base jumping, volo ultraleggero con e senza motore, parapendio, deltaplano e parasailing.
Per il presidente della Camera di commercio altoatesina Michl Ebner «l’esempio delle Isole Canarie dimostra che si può prevedere una regolamentazione equa per gli sport pericolosi. Anche la sanità altoatesina dovrebbe seguire questo esempio e sgravare così i contribuenti». Un’idea che non manca già di far discutere.