Alla Sole di Oderzo, provincia di Treviso, si sta discutendo il nuovo integrativo aziendale. La trattativa si svolge su straordinari e turni del sabato, perché la crisi qui non è arrivata: il lavoro non manca, e ci sono 20 nuove assunzioni – a tempo indeterminato – programmate per febbraio. Il problema è un altro, e secondo i testimoni ha un odore caratteristico, come quello della “pipì di gatto”. Da dove viene?
Ormai da qualche anno – per la precisione agosto 2012 – il fenomeno si ripete: non quotidianamente, sette o otto volte all’anno. Un comitato di cittadini ha lanciato su Facebook la campagna “Oderzo che puzza”, e sono scattate le denunce alla Procura della Repubblica contro la proprietà. Ora il sindacato e i lavoratori non nascondono la preoccupazione per il futuro, che riguarda da vicino circa 1.500 persone. Nei giorni scorsi sono stati svolti volantinaggi per informare la popolazione: “Il problema è che si è puntato il dito solo sulla Sole” spiega Antonio Bianchin della Cisl, che ha guidato una delegazione di 800 persone direttamente fino nell’ufficio del sindaco Dalla Libera. Più numerosi dei dipendenti diretti, che sono 670 (ma con l’indotto si arriva ad altri 800), e a loro si sono uniti familiari e amici. Il gruppo alla quale appartiene la Sole conta 1.500 addetti, e numerosi stabilimenti: qui si produce per aziende dell’automotive come Fiat, Audi, Peugeot. Pezzi serigrafati e stampati in plastica, ad esempio paraurti.
Lo stabilimento è in pieno centro, a 300 metri dalla piazza principale: la fabbrica è nata nel 1964, negli anni Ottanta è stata acquisita dalla Electrolux, poi è divenuta Plastal, infine, dal 2010, è del Gruppo Prima. “Una realtà che è sempre stata leader: qui lavoriamo su tre turni, otto per tre. Una azienda moderna, con certificazioni di qualità e che segue regole più stringenti delle normative in vigore. Eppure si è puntato il dito solo qui, senza cercare altre spiegazioni, e ora il rischio è alto”.
Non nell’immediato, dato che il lavoro non manca, “ma l’innovazione è centrale in questo settore – sottolinea Bianchin – Ogni tre, quattro anni i pezzi vengono rivisitati, un restyling che richiede investimenti in design, stampi, tecnologia. Tutto a rischio per l’accanimento che registriamo. Ma se l’odore venisse da qui, dovrebbe esserci sempre, non solo ogni tanto. E dovrebbe essere più forte all’interno dello stabilimento, cosa che non è mai accaduto. Non ci sono stati malesseri, emicranie, malesseri, nulla”. Soprattutto, a scagionare la Sole ci sono i dati: indagini, carotaggi e rilievi che non hanno portato a nulla, con analisi commissionate sia all’Arpav, l’agenzia regionale per l’ambiente, sia a una ditta privata di Vicenza, la Echochem: esito negativo, nessun rischio per la salute e per l’ambiente, e nessun legame con l’azienda per emissioni che restano misteriose.
Quando si è passati alle vie legali, all’azienda è stato proposto di pagare una multa di 18mila euro; “Hanno rifiutato – spiega il sindacato – chi pagherebbe per una colpa che non ritiene di avere? Ma ora i vertici della società sono sotto indagine, e hanno fatto capire chiaramente che non è questa la situazione in cui pensare a crescere. Oltretutto avendo altri siti, alcuni perfino più vicini ai mercati di sbocco. Una situazione paradossale, e praticamente nell’unica azienda – in una provincia dove la crisi ha colpito duro – dove il lavoro non manca”.