Laurie e il pane del giorno prima

Una vita da responsabile amministrativa di una azienda di trasporti e poi, a 52 anni, la necessità di trovare un nuovo impiego.
Laurence Canali – nome francese scelto dai genitori emigrati, in Italia da quando aveva un anno – ha deciso che era il momento di assecondare la passione di sempre: «Ho trovato un corso di un anno in un istituto professionale di Lancenigo, Treviso, che la sera teneva lezioni per adulti: panificio e pasticceria, durata un anno». Cinque mesi fa ha aperto “il Laboratorio di Laurie” a Chiarano, Treviso. Un’impresa tutta nuova che ora spera in una risposta positiva alla domanda di finanziamento inoltrata alla finanziaria regionale Veneto Sviluppo (che sostiene l’imprenditoria femminile) e che ha due giovani aiutanti: Mattia, che prima era disoccupato e che ha a sua volta imparato il mestiere, e Filippo, 20 anni, fresco di diploma da perito meccanico ma già a suo agio con gli impasti. Sono i figli di Laurie: qui il pane è fatto alla “vecchia maniera”, con un impasto che lievita almeno 20 ore il giorno precedente alla cottura: «Così matura e crea aromi particolari, non gonfia e non appesantisce», racconta Laurence.

Un pane «buono anche il giorno, i giorni dopo. Io sono alle prime armi, difficile calcolare esattamente quanto sarà venduto. Perché non aiutare chi è in difficoltà?».

Laurence Canali con i figli

Laurence Canali con i figli

L’idea è stata sottoposta al sacrestano, poi al parroco, e quindi al comitato della Caritas locale. «Far portare il pane altrove sarebbe stato troppo complicato, servono mezzi idonei al trasporto di alimentare e altre difficoltà. Allora abbiamo deciso di confezionarlo in sacchetti da un chilo ciascuno, venduti direttamente in panificio, a 2 euro al chilo; la metà del prodotto fresco».

E senza bisogno di esibire la tessera della Caritas o di chiedere: «Basta prendere il pacchetto e pagarlo, senza imbarazzo, senza spiegazioni. Sono veramente tante le famiglie in difficoltà: noi le vediamo. Tuttavia, ho pensato di rivolgere l’invito a tutti, senza preclusioni o senza richiesta di tesserini di appartenenza alla categoria dei ‘poveri’: sarebbe un gesto imbarazzante per me e per le persone che possono sentirsi stigmatizzate da una situazione che sicuramente non vivono con facilità». Un’idea, quella del piccolo e innovativo panificio trevigiano – che talvolta si trasforma in galleria per artisti locali – perfettamente in linea con la ricerca di stili di vita all’insegna del minore spreco, soprattutto alimentare.

La Fondazione Emanuela Zancan di Padova stima che nel Veneto nel 2013 circa 135mila famiglie vivevano in povertà “relativa” (e un numero simile – circa 117mila famiglie – in povertà “assoluta”): significa che è povera una famiglia veneta ogni quindici, mentre pochi anni fa (nel 2007, prima della crisi) era povera una famiglia veneta su trenta.

 

A proposito: sul sito della formazione della provincia di Treviso c’è l’elenco dei corsi.
L’offerta formativa prevede corsi di breve durata (60/250 ore), progettati tenendo conto delle esigenze del territorio e rivolti prevalentemente a persone disoccupate (alcuni prevedono un periodo di stage formativo in azienda e al termine viene rilasciato un “Attestato di frequenza” riconosciuto dalla Regione del Veneto) e corsi a pagamento di media e lunga durata (600/900 ore) che permettono di conseguire un attestato di “Qualifica professionale” o una “Abilitazione professionale” rilasciate dalla Regione del Veneto, previo superamento dell’esame finale.