A Treviso è stato rinnovato l’accordo territoriale sugli ammortizzatori sociali di Ebicom, l’Ente bilaterale della provincia per il commercio, il turismo e i servizi.
Fin dal 2008 – praticamente l’inizio della crisi – per i lavoratori di questi settori vengono erogati sostegni al reddito, sussidi che sono complementari a quanto già previsto a livello di Stato e di Regione. Ora però c’è una novità: l’accordo con il Csv, Centro servizi per il volontariato: chi è (momentaneamente) escluso dal mondo del lavoro, può prestare il proprio tempo e le proprie competenze per una causa sociale. Per questo avrà un indennizzo pari al 20% del sussidio che già percepisce.
E le ricadute positive sono – almeno – due.
La prima è la più ovvia: integrare le entrare familiari. La seconda non ha meno valore, e chi è forzatamente a casa lo sa bene: uscire con uno scopo, impegnarsi in una attività che in questo caso mette in primo piano la solidarietà, significa sentirsi attivi, incontrare altre persone, tessere una rete di legami e conoscenze che potrebbe anche servire a inserirsi nuovamente nel lavoro: un’occasione in più di mostrare le proprie capacità.
Adriano Bordignon, presidente di CSV-Volontarinsieme, spiega che il protocollo «permette alle persone momentaneamente fuori dal mondo del lavoro di restare impegnate, differenziare le proprie competenze, agire in processi solidali di cura della comunità». In concreto sarà Ebicom a far conoscere agli interessati e beneficiari di forme di sostegno al reddito (mobilità, ammortizzatori sociali, disoccupazione) le opportunità di occupazione volontaria e retribuita con un indennizzo pari al 20% del sussidio che già percepiscono, segnalate dal Centro servizi e più adatte alle aspettative e potenzialità di ciascuno. Con i bambini, gli anziani o i disabili, ma anche nel campo dello sport o della cultura.
Per l’anno in corso lo stanziamento complessivo per l’accordo con le parti sociali è di circa 1 milione di euro: «Un segno – commenta Mario Piovesan, presidente Ebicom – della volontà di sostenere l’economia e l’occupazione con politiche di welfare attive e non più passive. Un passaggio che consente al territorio di riacquisire competitività e di proiettarsi in uno scenario di rilancio». Perché garantire un sostegno al reddito dei lavoratori – spiega Renato Salvadori, presidente di Confcommercio Treviso – «significa non solo sostenere le famiglie con strumenti concreti, ma anche contribuire ad ossigenare il circuito dei consumi, fondamentale per rimettere in moto l’intera economia».
L’accordo di Treviso è già stato richiesto a livello nazionale da altri enti bilaterali che potrebbero adottarlo. E per chi non appartiene al settore commercio e servizi?
“Diamoci una mano” è il progetto che dà attuazione ad una misura sperimentale introdotta nel decreto legge 90/2014, ora operativa: sostanzialmente solleva le associazioni di volontariato del costo dell’assicurazione per chi collabora, mentre chi darà così il proprio contributo alla collettività potrà contare su una certificazione delle competenze acquisite da sfruttare anche per la ricerca di una nuova opportunità lavorativa.
In pratica, coloro che ricevono una misura di sostegno al reddito saranno invitati a svolgere un’attività volontaria di utilità sociale in favore della propria comunità di appartenenza. I progetti, che possono essere già in corso di realizzazione o del tutto nuovi, sono proposti e promossi da enti del terzo settore o anche dai comuni, mentre l’ente locale ha il compito di “convalidarne” l’utilità sociale, dunque di attestare che un determinato progetto porta un beneficio per quella determinata comunità.
Le organizzazioni di volontariato e di terzo settore prendono in carico i cittadini, inviano la richiesta di attivazione dell’assicurazione per via telematica all’Inail che risponde attivando la copertura assicurativa in favore del soggetto per il periodo dichiarato. Il costo dell’assicurazione è a carico di un apposito Fondo istituito al ministero del Lavoro e che può contare su 4,9 milioni per ciascuno dei due anni della sperimentazione. Si stima che ad essere coinvolti potranno essere circa 19mila soggetti all’anno. Trattandosi, appunto di una misura sperimentale, il ministero gestisce l’attuazione della misura e ne cura il monitoraggio. Sul sito web del dicastero è attiva una specifica sezione per la registrazione degli enti partecipanti e i progettti attivati.