Si avvicina l’Equal Pay Day e in Alto Adige uno degli eventi clou è il 1° Ironman Contest, in programma venerdì 17 aprile. Ovvero, il concorso dell’uomo che stira, in programma tra le 13 e le 14 in Piazza della Mostra a Bolzano. Si disputeranno il titolo tre personaggi di spicco della politica, dell’economia e dello sport. Un modo un po’ ironico per ricordare che per lo stesso lavoro le donne, a differenza dei colleghi uomini, ricevono una retribuzione inferiore di circa il 17 per cento. E che quasi sempre le madri/mogli fanno fatica a conciliare attività professionale e lavoro in famiglia (tra lavori domestici, cura dei figli e di familiari), che le impegna molte ore per le quali non percepiscono alcun compenso.
Dunque si parlerà di “lavoro non retribuito in famiglia”, mentre all’asse da stiro si sfideranno il vicepresidente della Provincia Christian Tommasini e con lui assessori, rappresentanti degli artigiani e degli albergatori, snowboarder e calciatori dell’FC Südtirol-Alto Adige. I vincitori delle rispettive categorie parteciperanno alla finale per il titolo di 1° Ironman dell’Alto Adige.
In futuro, come ha suggerito l’assessora alle Pari opportunità Martha Stocker, si potrebbe pensare anche al titolo di “Casalingo d’oro”: anche in provincia di Bolzano – ha ricordato – resiste ancora un modello tradizionale di suddivisione dei ruoli che si ripercuote in modo negativo sulle opportunità professionali delle donne con la conseguenza che per loro il reddito è limitato, e la pensione contenuta.
Secondo uno studio dell’Istituto provinciale di statistica ASTAT, un terzo degli uomini altoatesini non aiuta affatto nella gestione familiare, neppure un’ora la settimana, e la maggior parte degli uomini collabora solo fino a un massimo di 10 ore la settimana. Da qui la richiesta di una suddivisione equa del lavoro domestico, ma anche dell’educazione dei figli e della cura dei familiari. «Cediamo volentieri il 50 per cento», dice Stocker. Con una suddivisione più equa del lavoro domestico e di cura le donne possono maggiormente dedicarsi al lavoro retribuito e andare a ridurre il gap salariale attuale con un sostegno al reddito familiare, mentre i figli potranno avere la maggior presenza dei padri nell’educazione.
Per tutta la mattina di venerdì 17 in tutto l’Alto Adige 59 organizzazioni locali saranno presenti con 28 stand in varie location a Bolzano, Bronzolo, Bressanone, Brunico, Appiano, Cornaiano, Chiusa, Lana, Laives, Magrè, Merano, Egna, Salorno, Sarentino, Santa Cristina Val Gardena, San Paolo/Appiano, Termeno. Negli stand sarà reperibile materiale informativo e gadget.
A Vicenza, invece, lo slogan è “stesso stipendio per lo stesso lavoro” e la giornata prescelta è giovedì 16: in via Cavour (angolo Corso Palladio) dalle 10 alle 13 ci sarà un punto informativo sulla differenza salariale tra uomini e donne, alla ricerca delle possibili soluzioni.
Le differenze salariali tra uomini e donne, spiegano gli organizzatori, non significano per le donne solo guadagnare meno nel presente, ma incidono anche pesantemente sulle future retribuzioni pensionistiche, fattore questo che espone le donne a un più alto rischio di povertà nell’età: al gazebo saranno consegnate le borse rosse con i materiali informativi.
Secondo gli ultimi dati della Regione Veneto, la differenza di stipendio tra donne e uomini supera il 30% (considerando gli impieghi a tempo pieno e part time), un dato che rappresenta quasi il doppio rispetto alla media europea del 15 per cento. «Si tratta di un differenziale – osserva Carla Favero, presidente del comitato Pari opportunità dei commercialisti vicentini, che con Fidapa BPW organizza la giornata – che dipende da fattori culturali, economici e di conciliazione lavoro-famiglia ed è sensibilmente legato all’età del contribuente, perché le disparità nei redditi percepiti tra donne e uomini aumentano nella fase della vita in cui si concentrano maggiormente i conflitti tra la realizzazione economica e quella familiare»”
Durante l’Equal Pay Day sarà effettuata una raccolta delle firme per chiedere la deducibilità fiscale completa delle spese sostenute dalle famiglie per le colf e le badanti: «Un primo incentivo – continua Favero – per permettere alle donne di dedicarsi al lavoro con maggiore serenità, senza avere tutto il peso della famiglia sulle proprie spalle».