Un anno difficile, il 2003 alla Asfo Acciai, Srl di Chiuppano, Vicenza. Tre colleghi ammalati in rapida successione, non tutti sono riusciti a vincere la battaglia con il male. È nata così, l’idea di inserire nella contrattazione aziendale qualcosa per ricordare gli amici, e insieme contribuire alla ricerca. I dipendenti hanno deciso di destinare una parte del premio di produzione all’Associazione italiana per la ricerca sul cancro. L’azienda, da parte sua, ha deciso di raddoppiare la cifra stanziata dai lavoratori. In questi giorni si sono tirate le somme.
Asfo Acciai ha oltre 300 dipendenti; produce acciai forgiati e appartiene al gruppo Fomas, 1.300 addetti totali, presente in Italia con quattro siti, uno in Francia, in India, in Cina e, da poco, anche negli Usa. Una realtà strutturata che anche negli anni della crisi ha potuto corrispondere il premio (vale un massimo di 2mila euro annui) legato a parametri di produttività, redditività, riduzione degli infortuni sul lavoro.
«Ai delegati aziendali è venuto spontaneo chiedersi: che cosa possiamo fare affinché amici, colleghi o altri abbiano una speranza, una possibilità in più in caso di malattie come quelle che hanno colpito i colleghi?».
Racconta Federico Bonaguro, delegato Fim Cisl da molto tempo in Asfo Acciai: «Quegli eventi ci hanno profondamente scosso per il numero di colleghi colpiti e per la rapidità con cui la malattia li ha piegati. Subito ci siamo sentiti impotenti, poi la concomitanza dell’erogazione del premio annuo ci ha fatto venire l’idea: perché non donare una parte di quei soldi alla ricerca per aiutare chi è colpito dalle malattie? Abbiamo subito girato la proposta all’azienda che ha accettato, dimostrando una sensibilità non comune, e disponendo il raddoppio della cifra».
«Siamo ben felici di contribuire a un nobile scopo come la ricerca sul cancro, purtroppo nessuno è immune e la ricerca può essere una risposta», dice Moreno Dal Molin, responsabile dello stabilimento di Chiuppano.
Per i lavoratori lo “storno” del premio vale l’uno per cento del valore del premio di risultato. Solo nel 2015 in questo modo sono stati accantonati 5.682,56 euro, e altrettanti ne ha messi l’azienda. Nel triennio la cifra supera i 29mila euro, a fronte del raggiungimento dei parametri messi ad obiettivo di miglioramento dell’azienda. Così la contrattazione aziendale non solo migliora le condizioni interne, ma ha una ricaduta anche all’esterno: «Tirare le somme ci ha dato la misura di quanto siamo riusciti a fare – spiega Stefano Chemello, Fim Cisl – In tempi di crisi e di tagli, questa è una buona prassi che riesce a portare risorse alla ricerca. E un buon esempio di integrazione azienda – territorio».
Un modello già pronto da esportare.