Per intervistare Corinne Santaniello occorre fare i conti con gli orari di una studentessa: frequenta l’istituto Duca degli Abruzzi di Padova, una storia secolare alle spalle iniziata con l’attenzione riservata dai monaci Benedettini all’agricoltura nel Padovano. Studi di agraria e ricordi di infanzia: questa è la formula della sua idea di impresa, premiata pochi giorni fa con uno degli Oscar “green” del Veneto.
“Quando ero piccola vivevamo in Toscana – racconta – Aldo e Marietta, i nostri vicini, erano una coppia anziana che ci faceva da nonni: con le rose del giardino ci hanno insegnato a fare un aceto che poi usavamo in casa, al massimo regalavamo agli amici”.
Quando la scuola ha organizzato un mercatino per San Martino, Corinne, al primo anno, ha ripescato quel ricordo e insieme alla mamma si è messa al lavoro: “Abbiamo svuotato e sterilizzato delle bottigliette di succo di frutta, in vetro, abbiamo disegnato le etichette di cartone: in un’ora era esaurito”. E i professori hanno suggerito: perché non iniziate a fare sul serio?
Il primo passo è stato prendere in affitto un campo del Comune, 50 metri quadri, e piantare le rose.
“Le abbiamo scelte delle varietà migliori, più profumate e dunque adatte”. Se son rose fioriranno, dice il proverbio: sono fiorite, e sono state trasformate non solo in aceto, ma anche in zucchero aromatizzato (a zollette, si mette nelle tisane o nella limonata ad esempio). I metri quadrati di rose sono diventati un centinaio: “Abbiamo trasferito le rose, ne abbiamo ordinate di nuove. D’estate il campo diventa completamente rosso, io dopo la scuola passo a lavorarci”.
Con Corinne c’è mamma Sabina (che, maggiorenne, ha potuto registrare il progetto), pronta a buttarsi nell’impresa: delle due è forse la più giovane ad essere paziente e voler fare “un passo alla volta”: “Sto cercando di fare due anni scolastici in uno per raggiungere prima il diploma: così potrò cogliere l’opportunità di uno stage in Piemonte, in una azienda vitivinicola, dal quale uscirei con la preparazione di tecnico biodinamico. Le rose sono delicate, vanno coltivate rispettando loro, l’ambiente, il prodotto che serviranno a creare. Il mio sogno è una impresa agricola attenta all’ambiente, che funziona a trazione animale, cioè con i cavalli, seguendo i processi e i tempi che detta la natura”.
Intanto l’aceto Sesonrose viene proposto nei mercatini (prossima tappa: Rubano) e inizia a farsi conoscere tramite la pagina Facebook e gli altri Social come Instagram e Twitter. E una cuoca – Maria Rosaria De Luca – è già al lavoro per studiare le ricette adatte: carpaccio alle rose, pollo, tacchino e radicchio.
“Quando ho ricevuto l’Oscar green non ci potevo credere: c’erano tante realtà, alcune ben più strutturate, tutte interessanti. E invece non solo ci giochiamo la finale nazionale, ma abbiamo ricevuto offerte di finanziamento e di supporto. Intanto andiamo avanti, un passo alla volta”.