Il mondo del vino ha bisogno di professionisti sempre più preparati e pronti ad affrontare i mercati internazionali. Oggi, a Trento, un seminario che si tiene alla Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige (Trento) alcuni dei più autorevoli esperti sul fronte della formazione, selezione e valorizzazione delle risorse umane – un mix di esperti, filosofi del lavoro, e professionisti provenienti sia dal mondo universitario e della ricerca che da quello delle imprese – prova a fare il punto con l’obiettivo di evidenziare sia i fabbisogni attuali del mondo imprenditoriale, sia i migliori criteri, oggi, per formare e selezionare professionisti in grado di accompagnare il vino italiano nel processo di internazionalizzazione.
La formazione inizia dalle scuole superiori: alla Fondazione Mach, lo scorso 10 settembre, la campanella del primo giorno di scuola è suonata per i 944 alunni dell’Istituto: 595 giovani per il percorso tecnico e 349 nel professionale. “Il percorso professionale – spiega Massimo Bertamini, responsabile del Dipartimento istruzione post-secondaria e università della Fondazione – insegna il saper fare in un settore fortemente legato alla tradizione. Si tratta di tre o quattro anni dopo le scuole medie, dove si formano cantinieri e coltivatori. Il percorso tecnico è leggermente più avanzato, insegna anche a gestire situazioni complesse come il coordinamento di un settore in una azienda, il ruolo di un responsabile del processo enologico”.
E poi ci sono gli enotecnici 2.0: 25 posti all’anno per diplomati in scuole tecniche agrarie con articolazione viti-vinicola, e iscritti che vengono un po’ da tutte le diverse regioni. Per questa prima edizione (è un anno di specializzazione post diploma) le ragazze iscritte sono quattro.
Decisamente più equilibrata la rappresentanza femminile nel percorso universitario interateneo: una laurea triennale con l’università di Trento e quello di Udine, per sviluppare conoscenze di base (fisico, chimiche, biologiche) ed acquisire competenze tecnico-scientifiche vitivinicole enochimiche ed economiche. La possibilità di studiare un anno all’estero completa il percorso formativo.
Infine, il gradino più elevato della formazione è l’Executive master in wine export management, 4° edizione, in partenza il 28 gennaio 2016 fino all’11 giugno 2016. La formula è a week end (venerdì e sabato) per spiegare come l’internazionalizzazione dei mercati sia il futuro, non solo per il mondo del vino, ma per l’agroalimentare in genere. “L’Italia deve uscire dal guscio di una visione miope e dall’improvvisazione – spiega Bertamini – e sapersi confrontare con i mercati mondiali con competenza e convinzione. Le diversificazioni sono moltissime, le esigenze molto variabili da Paese a Paese, molta strada deve essere ancora fatta, ma non è mai troppo tardi per iniziare”. La formula dell’executive master cambia non a caso notevolmente da una edizione all’altra, per adeguarsi alle effettive esigenze del mondo delle imprese.
Lezioni di approfondimento si alternano a testimonianze di protagonisti del settore, ma soprattutto ci sono numerose esercitazioni, e attività di simulazione guidata in modo da fornire al partecipante sia solidi fondamenti teorici sia esempi pratici, che saranno da guida a svolgere il proprio ruolo in mercati internazionali con contesti caratterizzati da competizione e nuovi paradigmi. La formula Executive è stata concepita per conciliare lavoro e studio, grazie alla struttura modulare che comprende lezioni ed esercitazioni in aula il venerdì più il sabato, a settimane alterne, per 10 appuntamenti (totale 20 giornate e 140 ore). La quota di partecipazione è di 1.950 euro più Iva. Il Master è a numero chiuso, massimo 25 posti; è organizzato da: Fondazione Edmund Mach – Istituto Agrario di San Michele all’Adige (TN) – Dipartimento Istruzione Post Secondaria e Universitaria.
Il seminario in programma oggi avrà come tema “Le risorse umane e l’internazionalizzazione dei mercati: fabbisogni per le imprese e nuove skill da acquisire” è anche l’occasione per presentare in anteprima assoluta i risultati di una ricerca condotta da Wine Monitor-Nomisma in collaborazione con Wine Meridian sull’attuale strutturazione delle imprese del vino italiane e suoi loro fabbisogni in termini di competenze e risorse umane. C’è bisogno di nuove risorse e competenze strutturate ed evolute, maturate magari in altri settori, ma in grado di determinare una vera e propria spinta evolutiva per le aziende vitivinicole.