La Fiera Expovinis 2016 si tiene a San Paolo del Brasile dal 5 al 7 aprile. L’obiettivo è la diffusione e la promozione in Brasile dell’agroalimentare e del vino italiano. Il progetto dello “Spazio Italia” previsto per l’edizione 2016 è studiato in maniera da porre i prodotti per area di provenienza, garantendo la massima visibilità alle singole aziende vinicole e ai loro prodotti. Ogni espositore usufruirà di uno o più moduli (slot) personalizzati con il logo di identificazione dell’azienda.
Per quanto riguarda i prodotti che saranno utilizzati durante l’esposizione, la Camera Italo-Brasiliana di Rio de Janeiro organizza e garantisce la logistica di tutti i prodotti con partners italiani e brasiliani che vantano esperienza nel settore e che provvederanno al trasporto dei campioni dall’Italia fino all’interno dello stand presso la fiera a San Paolo.
Sportello Russia per il Trentino
La Russia resta per il Consorzio Export di Confindustria Trento un mercato fondamentale, tanto che “per il 2016 Trentino Export aprirà un ufficio commerciale di rappresentanza per assistere le aziende trentine anche nella fase del post vendita. Questo desk dovrà diventare punto di riferimento per le aziende trentine che operano o che hanno intenzione di operare in Russia. Una vera e propria “casa trentina” a Mosca per le nostre aziende” ha detto la presidente di Trentino Export Barbara Fedrizzi, presente nei giorni scorsi al workshop dal titolo “Russia rischi ed opportunità per le aziende trentine”. All’incontro hanno partecipato 10 aziende trentine già operanti in Russia.
Fedrizzi ha ribadito che “solo chi non osa, non sbaglia– Le sanzioni economiche verso la Russia possono anche diventare un’opportunità per le aziende trentine”. L’incontro è servito ad approfondire le problematiche che le aziende italiane incontrano nell’approcciare il mercato russo, dalle dogane al cambio e dalle restrizioni all’interscambio commerciale con l’Unione Europea alle certificazioni dei prodotti italiani.
Negli ultimi anni la Russia e i Paesi dell’area EURASEC (Russia, Bielorussia, Kazakistan, Armenia) si sono guadagnati un posto di rilievo come partner commerciali privilegiati anche del Trentino. Nonostante l’attuale congiuntura politica ed economica ponga diverse limitazioni all’interscambio e consigli un approccio improntato alla prudenza e ad una attenta valutazione degli spazi di business, i Paesi dell’EURASEC rimangono mercati in grado di offrire significative opportunità di sviluppo.
Cogliere alcune di queste opportunità è sicuramente alla portata di molte piccole e medie aziende trentine ed italiane in grado di proporsi con servizi e prodotti di qualità, in possesso di buoni requisiti tecnologici e con una strategia di sviluppo lungimirante. A patto, naturalmente, di muoversi con cognizione di causa e pesando con cura i costi organizzativi, burocratici e commerciali che sempre sono presenti nell’interscambio internazionale ma che possono molto variare a seconda dei sistemi Paese cui si riferiscono.
Agroalimentare vicentino da 3 miliardi
“L’agroalimentare è una potenza e va rispettato e valorizzato in ogni modo, perché significa dare ossigeno alle aziende e all’economia dei territori, ma anche valorizzare le bellezze e la storia dei nostri luoghi, che tutto il mondo ci invidia”. Con queste parole il presidente provinciale di Coldiretti Vicenza, Martino Cerantola evidenzia il fatto che l’agroalimentare vicentino vale almeno 3 miliardi di euro su un fatturato italiano di settore che, nell’anno di Expo, raggiunge i 135 miliardi sotto la spinta del record storico delle esportazioni e della ripresa dei consumi interni.
È quanto emerge da un’analisi di Coldiretti presentata in occasione della firma del protocollo d’intesa “Diamo credito all’agroalimentare italiano” tra il ministero delle Politiche agricole e forestali e Intesa San Paolo. L’agroalimentare è il secondo comparto manifatturiero made in Italy che svolge però – sottolinea la Coldiretti – un effetto traino unico sull’intera economia per l’impatto positivo di immagine sui mercati esteri dove il cibo Made in Italy è sinonimo di qualità. “La svolta si è fatta sentire anche nei nostri territori – prosegue il presidente Cerantola – dove è tornata la dieta mediterranea con un aumento che va dal 4% negli acquisti di frutta al 17% per quelli di olio di oliva, ma cresce anche la spesa , per pesce (+5%), ortaggi freschi e pasta secca (+1%), in netta controtendenza rispetto agli anni della crisi dove si era registrato un drastico crollo. I consumi alimentari degli italiani nel 2015, dopo sette anni di calo, tornano a salire con un deciso orientamento a privilegiare cibi salutari per una maggiore consapevolezza dello stretto rapporto tra alimentazione e benessere”.
Una domanda di qualità e distintività, quindi, che potrà essere sostenuta sul piano produttivo anche dagli investimenti realizzabili da quest’anno con l’approvazione da parte della Commissione Europea dei Piani di sviluppo rurale, che rendono possibili interventi regionali per l’insediamento dei giovani, l’ammodernamento delle imprese o il sostegno delle filiere corte. “Ci siamo attivati con impegno su questo determinante versante di crescita – conclude Cerantola – per un più facile accesso al credito con Creditagri Italia, la “finanziaria degli agricoltori italiani” promossa da Coldiretti e che offre servizi creditizi e tecnico-finanziari a beneficio delle nostre imprese agricole, agroalimentari, cooperative e società agroindustriali. Abbiamo di fronte un’occasione irripetibile per sostenere il grande sforzo di rinnovamento dell’agricoltura e la competitività delle imprese, nel cui quadro, appare determinante il dialogo con la pubblica amministrazione ed il sistema bancario per rendere più agevole e veloce l’accesso alle misure”.
Raddoppia il radicchio Igp Treviso
Paolo Manzan, presidente del Consorzio di tutela del radicchio rosso Igp di Treviso, ha sorpreso tutti con il dato inedito sulla produzione Igp: nella stagione 2015 – 2016 è raddoppiata. E si punta decisamente sui 10mila quintali, un traguardo che fino a poco fa era ritenuto una ottimistica illusione e che adesso si considera possibile.
Più prodotto Igp, più aziende convinte della validità e dell’importanza “strategica” del Consorzio di tutela, maggiori possibilità e risorse per la valorizzazione del prodotto. Questa è stata la notizia alla 23′ Mostra del radicchio di Zero Branco, in provincia di Treviso. Fatto importante, hanno puntualizzato Francesco Arrigoni, direttore di OPO Veneto, e Sergio Tronchin, responsabile commerciale, è che i radicchi Igp sono sempre più richiesti sia dalla Grande Distribuzione, che li esibisce come modello di filiera di qualità negli ortaggi, che all’estero.
La qualità certificata e la professionalità dei coltivatori stanno pagando. La Mostra di Zero Branco è stato una conferma dell’andamento stagionale dell’ortaggio: una qualità ottima, una produzione abbondante, ma quotazioni non delle migliori. Da Zero Branco è arrivato comunque un messaggio positivo sulle potenzialità dei radicchi Igp di Treviso e variegato di Castelfranco, prodotti importanti per l’economia agricola di un ampio territorio dei fiumi Sile e Dese tra le province di Treviso, Padova e di Venezia.
L’export del Veneto corre
La regione è la seconda nella top ten per incremento del valore delle esportazioni. Tra le province con maggiore presenza nei mercati esteri Vicenza e Treviso, rispettivamente seconda e terza in Italia. Belluno e Treviso sono anche nella parte alta della classifica per incidenza dell’export nei settori a maggiore concentrazione di micro e piccole imprese italiane (MPI).
La “torta” dell’export delle micro e piccole imprese vale 114,7 miliardi di euro, pari al 7,1% del Pil. Al 30 settembre 2015 le esportazioni dei settori di micro e piccole imprese ammontano a 86 milioni, le importazioni sono pari a 60 milioni e il saldo commerciale è positivo e pari a 25 milioni circa.
Alla stessa data l’export dei settori di MPI cresce di 3.132 milioni di euro, pari al +3,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, a fronte di un aumento del 4,1% registrato dal manifatturiero.
L’analisi dei dati provinciali evidenzia che oltre la metà (52,7%) dell’export di MPI si concentra in 15 province: Milano con l’8,4%, Vicenza con il 6,7%, Treviso con il 5,2%, Firenze con il 4,9%, Brescia con il 3,0%, Verona con il 2,9%, Arezzo con il 2,8%, Belluno con il 2,6%, Como con il 2,5%, Modena, Reggio Emilia, Bologna e Padova tutte con il 2,3%, Bergamo e Monza e Brianza entrambe con il 2,2%.
L’export dei settori di MPI è composto da: Alimentare con il 19,5% (16.809 milioni di euro), Abbigliamento, pelle e pelliccia con il 16,9% (14.547 milioni), Articoli in pelle (escluso abbigliamento) e simili con il 16,7% (14.396 milioni), Prodotti in metallo (esclusi macchinari e attrezzature) con il 16,2% (13.986 milioni), Altre manifatture con il 13,0% (11.196 milioni), Tessili con l’8,4% (7.263 milioni), Mobili con il 7,7% (6.661 milioni), Legno e prodotti in legno (esclusi i mobili) con il 1,4% (1.203 milioni) e Stampa e riproduzione di supporti registrati con lo 0,05% (43 milioni).