Mentre i sindaci di venti città europee lanciano una petizione per chiedere all’Ue di fare dietrofront sull’innalzamento dei limiti di emissioni delle auto, a Venezia si sperimentano soluzioni di mobilità a basso impatto ambientale, come un progetto di car sharing che utilizzi vetture ibride e una piattaforma integrata di gestione di mobilità nell’area metropolitana, che preveda l’utilizzo di alcune unità di Toyota Mirai, la prima berlina a idrogeno di serie al mondo – appena eletta World Green Car 2016 – e la valorizzazione delle modalità di trasporto a basse emissioni.
Il protocollo d’intesa, firmato a Venezia tra il sindaco Luigi Brugnaro e Andrea Carlucci, amministratore delegato di Toyota Motor Italia, candida la città a polo della mobilità sostenibile, con l’impiego delle tecnologie ibrida e ad idrogeno.
“Entro 90 giorni abbiamo concordato di progettare un intervento integrato sulla mobilità sostenibile – ha dichiarato il sindaco – puntando in particolare sull’esperienza ad idrogeno, che non è mai stata realizzata in Italia. La settimana prossima andrò in Giappone e incontrerò i dirigenti di Toyota a livello mondiale per un coinvolgimento ai massimi livelli sul progetto. Le ricadute ambientali sono importanti, ma lo è anche il fatto che questa città affronti una grande sfida industriale e tecnologica”
Toyota – primo costruttore mondiale di automobili – lavora con tutte le amministrazioni locali per proporre soluzioni concrete sul territorio italiano; il protocollo appena firmato, e il progetto che ne deriverà, ne rappresentano solo l’ultimo tassello. “Abbiamo accolto fin da subito con piacere l’invito del Comune di Venezia a confrontarci su questo tema – dichiara Andrea Carlucci, ad di Toyota Motor Italia – consapevoli dell’importanza dell’argomento e della responsabilità. Nei prossimi 90 giorni proporremo al comune di Venezia un programma triennale concreto e in linea con gli obiettivi che tutto il gruppo Toyota ha fissato; obiettivi estremamente ambiziosi e lungimiranti, con un orizzonte temporale che si estende fino al 2050 e che prevede una riduzione media globale delle emissioni di anidride carbonica del 90%, rispetto alla media Toyota del 2010, l’azzeramento delle emissioni di CO2 che derivano dal ciclo di vita della vettura e la creazione di impianti di produzione a zero emissioni”.
Nel quadro c’è anche la possibile modificare dell’attuale normativa che prevede pressioni di erogazione dell’idrogeno non superiori a 350 bar, laddove gli impianti a bordo delle autovetture garantiscono un funzionamento in totale sicurezza a 700 bar: “Si tratterebbe di un risultato estremamente importante, sia perché molti stati europei hanno già affrontato e risolto la questione, sia considerando la necessità di recepire la direttiva 2014/94/Ue che si propone di definire un quadro comune europeo per la realizzazione di un’infrastruttura di distribuzione per i combustibili alternativi”, sottolinea Carlucci.
Toyota è leader nella tecnologia Hybrid con oltre 8,5 milioni di vetture vendute nel mondo. Contribuire a ridurre gli effetti dell’inquinamento è una priorità: basandosi sulla convinzione che i veicoli ecologici possono avere un impatto davvero significativo solo se usati da un’ampia fascia di mercato, l’azienda ha deciso di sostenere da tempo la diffusione in massa delle vetture ibride. Nel mondo sono disponibili oggi 30 differenti modelli di vetture ibride e un modello plug-in commercializzati in più di 90 Paesi. Recentemente, Toyota ha ufficialmente presentato la Mirai, la prima vettura ad idrogeno prodotta in serie. Così come fatto per la tecnologia ibrida, anche per quella legata all’idrogeno Toyota è una forte sostenitrice della sua diffusione su larga scala, tanto da aver reso accessibili a titolo totalmente gratuito 5.680 brevetti per cinque anni, a chiunque voglia avvalersene per contribuire allo sviluppo di questa tecnologia.