Capita in tutti i paesi e in molte città: ci sono immobili fatiscenti che i proprietari, magari eredi degli eredi che non si parlano, non hanno alcuna intenzione di sistemare. Proprietà che sostanzialmente non valgono più nulla: due comuni veneti hanno trovato il modo di restituire loro un valore, e di rimettere ricchezza nelle tasche dei proprietari e, in un secondo momento, in circolazione.
Il sistema, per la verità, esiste da tempo ed ora è stato rafforzato dai nuovi PAT e PATI (Piani attuativi territoriali e Piani attuativi territoriali intercomunali). Peccato che in pochi lo conoscano, e ancora meno lo sfruttino. Si tratta dei crediti edilizi, ovvero quantità volumetriche, riconosciute dalla Pubblica amministrazione come “corrispettivo urbanistico” a fronte dell’esecuzione di interventi di riqualificazione urbanistico-ambientale, ad esempio quando si demoliscono opere ormai incongrue, o si migliora la qualità urbana.
I comuni non possono imporre a un privato di demolire: possono però rendergli conveniente farlo. Così – le prime pratiche sono in corso – avviene in due comuni della provincia di Treviso: con un immobile industriale obsoleto in pieno centro – e quindi ora in zona impropria -, uno dei tanti capannoni croce e delizia del Veneto nel primo caso, e un edificio fatiscente sempre in pieno centro nell’altro . “Ci sono stabili in cui non vale la pena di fare investimenti, ma questo accade anche per edifici datati che non hanno alcun pregio”, spiega Paolo Bassani, presidente degli Edili di Confartigianato Veneto. “In questo caso la scelta dei Comuni ha ridato valore alla proprietà invendibile e invenduta”.
I comuni apripista sono Pederobba e Castelcucco, nel Trevigiano. In sostanza, ai proprietari sono stati assegnati dei crediti, che possono essere impiegati per costruire altrove, in zone non edificabili rese esificabili solo in caso di trasferimento delle cubature demolite, anche frazionate su più aree. In cambio il comune otterrà beneficio dalla costruzione della nuova piazzetta in sostituzione del fabbricato fatiscente, o dalla eliminazione di fabbricati impropri nei centri urbani o lungo le strade entro certi limiti e distanze.
In prospettiva, un mercato enorme: “Pensiamo alla Pedemontana veneta che presto attraverserà la Regione: ci sono attività artigianali e industriali che avranno tutto l’interesse a spostarsi più vicino agli accessi alla superstrada, mentre ci sono case e condomini che probabilmente si svaluteranno e persone che vorranno spostarsi in altre zone”, sottolinea Bassani. Se il mercato dei crediti edilizi funzionasse, il sistema girerebbe accontentando tutti, e nessuno ci perderebbe.
Se, appunto: al momento non c’è un registro regionale dei crediti edilizi che favorisca gli scambi. Gli stessi comuni possiedono crediti legati a proprietà pubbliche, che restano nel cassetto invece di trasformarsi in risorse per le casse comunali.
Basti dire che attualmente in regione gli interventi di rigenerazione urbana che includono demolizioni o trasferimenti della ius aedificandi sono costantemente sotto l’1 per cento.