Fichi e gelsi, abbandonati per anni, ora tornati a produrre, e a sfamare bachi da seta che produrranno bozzoli etici, made in Italy. Scarponi e birre ripartiti a un passo dal fallimento o dalla chiusura. Aziende rilevate dai propri dipendenti in cooperativa, mentre clienti e fornitori supportano come possono la transizione. Sciarpe di pile che dalla Cina rientrano nelle aziende tessili e nei laboratori di ricamo. Formaggi salvati dall’estinzione che ora guardano all’export. Un gregge di pecore nere nell’ultimo lanificio, pronto a produrre lana per rilanciare le giacche made in Italy.
In anni non facili per una regione, il NordEst, che ha perso tanto – dai posti di lavoro alle aziende, alla stessa fiducia nella propria classe dirigente – queste storie transitate per il blog hanno rappresentato un segnale positivo, di capacità non solo di sperare, ma anche di riprendersi qualcosa che negli anni da locomotiva si era perso.
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