A Verona è in corso Univerò, il festival del placement organizzato da università ed Esu di Verona per orientare laureandi e neolaureati nella scelta del loro percorso professionale al termine degli studi. Una delle sessioni è stata dedicata a chi desidera fare un’esperienza di lavoro, più o meno duratura, all’estero (secondo molti autori, anche solo uno stage nel curruculum aumenta del 90% le possibilità di trovare poi un impiego).
Fra i relatori Stefania Paradisi, dell’Associazione Diplomatici, che ha dato dei consigli molto pratici.
Di che cosa si occupa l’associazione?
L’Associazione Diplomatici è un ente di formazione no-profit che dall’aprile 2016 è stato ammesso in Ecosoc (Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite) in qualità di ONG con status speciale consultivo. Offre ai giovani universitari e delle scuole superiori una formazione complementare a quella che si svolge nelle aule, e cioè attraverso il “learning by doing”: i giovani svolgono simulazioni dei lavori delle Nazioni Unite (CWMUN) e della Commissione europea (CWMEU) in qualità di ambasciatori dei vari Paesi del mondo. Grazie a questa attività di “role-play”, sviluppano tutta una serie di competenze che sono ormai imprescindibili nel mondo del lavoro, quali ad esempio lavorare in team, parlare in pubblico, sapersi relazionare in un ambiente multiculturale, e altro ancora. Il CWMUN a New York (marzo 2017) è una delle esperienze più formative ed entusiasmanti che i giovani possano fare, sia perché si svolge interamente all’interno del Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite sia perché vede più di 1.700 giovani da tutti i Paesi del mondo lavorare insieme per risolvere le sfide contemporanee. Inoltre, è un ottimo strumento di orientamento alle carriere internazionali.
È possibile per un giovane italiano lavorare in organizzazioni internazionali? Come muoversi?
Il mondo delle organizzazioni internazionali è aperto a tutti i giovani, a prescindere dalla laurea conseguita, proprio perché per loro natura rispondono alle sfide globali contemporanee: si va dalla crisi dei rifugiati e migranti al cambiamento climatico, dalla cooperazione allo sviluppo alla protezione della salute, etc
Consiglierei quindi di visitare i siti delle organizzazioni e iniziare a familiarizzare con le offerte di lavoro e i vari requisiti indicati. A seconda del percorso di studi intrapreso si può concentrare la propria attenzione su alcune organizzazioni piuttosto che ad altre: ad esempio, se fossi interessato alla questione dei migranti, prenderei informazioni utili dal sito dell’Iom, cosi come l’Osce per i diritti umani in Europa, etc. Le organizzazioni che operano a livello internazionale, però, non sono solo le grandi organizzazioni governative ma anche le Ong. Consiglierei senz’altro di valutare organizzazioni quali Oxfam Italia o Progetto Mondo MLAL, che ha sede nel territorio veneto, per capire in quali contesti operano e quali attività fanno in concreto.
Quali requisiti servono?
I requisiti fondamentali, oltre alla laurea, sono la conoscenza delle lingue quale strumento di lavoro, la disponibilità a vivere lunghi periodi della propria vita lontani dal proprio paese, la capacità di rapportarsi con persone provenienti da Paesi diversi dal proprio e a lavorare in ambienti multiculturali. Per poter capire se è veramente questa la strada che si desidera percorrere, è molto utile fare esperienze all’estero durante gli anni universitari, mettendosi quindi alla prova. Le possibilità sono molteplici e possono riguardare periodi di studio all’estero (es. Erasmus +), periodi di volontariato con ong in paesi in via di sviluppo ma anche svolgendo simulazioni del lavoro di grandi organizzazioni internazionali.
Quali sono i profili più richiesti?
Molti sono i profili richiesti: dal project manager all’amministratore, dal logista al fundraiser, dall’esperto in diritti umani o emergenze umanitarie, all’agronomo etc. Generalmente si accede alle organizzazioni internazionali attraverso “vacancies”, le offerte di lavoro che vengono pubblicate sui loro siti e che richiedono un’esperienza di lavoro pregressa (da qui l’importanza di iniziare a fare esperienza fin dai tempi dell’università, costruendo un curriculum quanto più possibile coerente con l’attività che si desidera fare), oppure attraverso bandi di concorso (es. Onu). Esistono anche programmi pensati ad hoc per i giovani che si affacciano al mondo internazionale e che mirano a facilitarne l’ingresso; fra gli altri, i Fellowship e JPO programme delle Nazioni Unite e dell’Osce. Ne approfitto per segnalare che è aperto ora il bando per fare domanda per il Junior Professional Officer (JPO) delle Nazioni Unite, con scadenza il 6 dicembre; questo programma è offerto ai giovani da Undesa (Dipartimento degli Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite, Ufficio di Roma) e dal Governo italiano, che lo sponsorizza. Lo scopo di questi programmi è proprio favorire l’ingresso dei giovani nel mondo delle organizzazioni internazionali, offrendo un’esperienza professionale di due anni all’estero, spesso in Paesi in via di sviluppo, e in contesti estremamente stimolanti e di alto livello professionale.
Oggi, giovedì 27 ottobre, la giornata conclusiva di Univerò: a Verona arriva fra gli altri (dalle 17 in Aula 6) Roberto Mancini, allenatore, che con Federico Schena (Università di Verona) parlerà delle possibilità di lavorare nel calcio.