Buoni per la spesa o il carburante, spese per istruzione (mensa scolastica, testi scolastici, centri estivi), servizi di cura (assistenza a familiari, anziani o non autosufficienti) o di ricreazione (abbonamenti palestra, corsi formativi), fringe benefit (abbonamento trasporto pubblico e carte pre pagate) e previdenza integrativa: tutto a misura di aziende artigiane, anche piccole e piccolissime. Sono infatti questi i beni e servizi ammissibili nell’accordo interconfederale regionale sui premi di risultato e sul welfare aziendale appena firmato per l’artigianato veneto.
L’intesa è frutto dell’ormai consolidato sistema di relazioni sindacali dell’artigianato Veneto, protagonisti Organizzazioni artigiane – Confartigianato Imprese Veneto, Cna del Veneto e Casartigiani del Veneto – e le rappresentanze dei lavoratori Cisl, Uil e Cgil del Veneto.
Dopo un anno nel quale le parti hanno sottoscritto diversi accordi a livello interconfederale – tra cui l’apprendistato duale che permette l’accesso dei giovani, in particolare quelli iscritti ai CFP (centri di formazione professionale) nelle aziende artigiane per completare l’iter formativo, l’intesa di recepimento dell’accordo quadro europeo sulle molestie, prima in Italia nel settore artigiano e con la messa a punto di alcuni importanti contratti di categoria tra cui la Concia che attendeva da anni il rinnovo – è stata messa a punto una specifica procedura che permetta alle aziende non solo l’erogazione, in forma semplificata, dei premi di risultato, ma anche di welfare aziendale.
I premi di risultato vengono stabiliti generalmente per obiettivi (riduzione di infortuni o assenteismo, raggiungimento di determinati risultati), mentre il welfare apre a una serie di prestazioni in più. Sostanzialmente, 100 euro di aumento in busta paga vengono ridotti a circa 72 se erogati in denaro, a causa del cuneo retributivo e fiscale. Invece 100 euro in buoni spesa, ad esempio, valgono esattamente 100: il vantaggio è evidente per il dipendente, mentre l’impresa ottiene delle agevolazioni. Il lavoro svolto da sindacati e associazioni artigiane ha, fra le ricadute, l’eliminazione dei dubbi fiscali che possono nascere proprio per la deducibilità dei costi a carico delle imprese. Chiarezza e semplificazione che rendono possibile rendere operativo un accordo in 1o giorni.
L’intesa – prima nel suo genere in Italia per ogni settore e categoria – prevede così in maniera esplicita l’accesso al variegato ed originale “mondo” delle prestazioni di welfare che coinvolgono potenzialmente oltre 174.600 dipendenti delle circa 50mila aziende artigiane che hanno almeno un dipendente.
Il tutto nel segno di un rinnovato impegno al rafforzamento e qualificazione della contrattazione regionale di categoria – spiegano i promotori. Di welfare aziendale, del resto, il Veneto ha già avuto esperienze di alto profilo, e rappresenta un fondamentale elemento di sviluppo. Lo stesso istituto del welfare è stato rafforzato dalla legge di stabilità del 2016.
Si tratta in sostanza di un provvedimento che permette alle imprese di erogare beni servizi o prestazioni, il cui contorno è precisato dalle norme, che non rientrano nella base imponibile della retribuzione del lavoratore. Le prestazioni che sulla base della legislazione possono essere sviluppate sono di vario tipo: utilità sociale (tra cui medicina preventiva e diagnostica, cure odontoiatriche, pediatriche e specialistiche), servizi e prestazioni (o somme) erogati per la fruizione dei familiari dei servizi di educazione ed istruzione anche in età prescolare, contributi di assistenza sanitaria e previdenza complementare, servizi di trasporto, prestazioni (o somme) erogate dal datore di lavoro per la fruizione dei servizi di assistenza ai familiari anziani e non autosufficienti.
“E’ una forma sicuramente innovativa rispetto al passato, che però in Veneto era già ampiamente applicata attraverso la Bilateralità -hanno spiegato Agostino Bonomo, presidente Confartigianato Imprese Veneto, Alessandro Conte, presidente Cna Veneto, e Piergiovanni Maschietto, vice presidente Casartigiani del Veneto – e che riaffida alla contrattazione politiche di rafforzamento del welfare, anche aziendale, a integrazione del sistema di welfare pubblico universale che con la crisi ha subito una contrazione delle prestazioni. L’accordo, oltre a prevedere una procedura semplificata di accesso alle imprese, già individua modalità di connessione tra il welfare collettivo, presente nel Veneto attraverso Ebav ed Edilcassa e il welfare aziendale. Le parti, per agevolare il ricorso al welfare aziendale, andranno a definire l’accesso a tutti i servizi da parte dei dipendenti che sarà facilitato da una piattaforma che permetta di incrociare le prestazioni già esistenti della bilateralità veneta con quelle che ogni singola impresa intende erogare sulla base del nuovo accordo”.
In questo modo si crea una connessione fra il welfare territoriale (per tutti) e quello aziendale (nelle imprese che hanno le risorse per investire in questo senso).
“L’accordo raggiunto -dichiarano Elena Di Gregorio, segretario Cgil Veneto, Onofrio Rota, segretario Cisl Veneto e Gerardo Colamarco, segretario Uil Veneto- consente un recupero di produttività per le imprese e una opportunità per i lavoratori del settore. Sarà utile a definire anche più efficaci forme di contrattazione a livello regionale e un’occasione per un possibile allargamento della partecipazione e coinvolgimento dei lavoratori alla definizione delle politiche dell’impresa”.