Gli studenti inventano il pane per le degustazioni di prosecco, le richieste superano già la produzione (e i proventi vanno alla scuola)

Dove siamo? A Valdobbiadene, ovviamente, provincia di Treviso e terra di prosecco: qui, all’Antica Fiera di San Gregorio appena conclusa, la locale Scuola di Ristorazione Dieffe ha presentato un originale prodotto che ha già raccolto, oltre che il gradimento dei consumatori, l’interesse di numerose aziende.

Si chiama “Pan da Vin”, ed è un tipo speciale di pane da abbinare alle degustazioni di prosecco, uno dei vini simbolo dell’enologia veneta nel mondo, di cui il prodotto creato dagli studenti riesce ad esaltare ulteriormente le qualità.

Sono passati due giorni e a scuola piovono le richieste: anche dalle altre regioni, gastronomie e ristoranti. Tanto che il pan da vin, nato con un primo obiettivo di tessere un legame con le aziende del territorio, potrebbe realizzarne un secondo. Dare vita a un laboratorio di produzione esterno alla scuola, dove creare posti di lavoro per giovani in difficoltà nel trovare un’occupazione.

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Alla  scuola il 40% degli iscritti è di origine straniera: i due terzi sono maschi. Qui la didattica è innovativa – sono state raccolte le iscrizioni per un nuovo indirizzo che, da settembre, formerà esperti di prodotti tipici veneti – ma punta anche a rinforzare l’autostima. “Diciamo la verità: anche i genitori, perfino molti insegnanti, pensano che le scuole professionali siano per chi non riesce altrove. Molti studenti arrivano provati dalle scuole dell’obbligo. Il nostro messaggio è: non sarai un genio della matematica o della fisica, ma puoi fare cose buone, creare un prodotto, venderlo a un cliente che te ne chiederà ancora. Mica poco“, spiega il preside, Alberto Raffaelli.

Se poi a farti i complimenti arrivano assessori e il presidente della Regione Luca Zaia, allora la soddisfazione cresce.

Il pan da vin è un cracker tondo, 6 centimetri di diametro, fatto di farina compreata in un locale molino così come l’olio d’oliva, e poi acqua e sale, senza lievito e conservanti. Un sapore delicato e una forma che si presta a diventare un finger food mettendoci sopra qualcosa. Ci hanno lavorato tutte le classi, dalle prime alle terze (c’è anche un quatro anno). La ricetta è stata messa a punto con le prime cantine che hanno aderito al progetto: Adami, Col Vettoraz, Val d’Oca, Fasol e Menin, Gemin. Le stesse acquisteranno il prodotto dalla scuola per un anno, ma la rete potrebbe allargarsi.

La scuola di Valdobbiadene è stata fra le prime a puntare con convinzione sull’alternanza scuola lavoro, con un vero ristorante didattico: dall’anno scolastico 2016/2017 la sede introduce all’interno della sua offerta formativa, il “Sistema Duale”, un apprendistato che permette, alternando ore di lavoro in azienda a ore di formazione in aula, di costruire una figura professionale adeguata alle esigenze del mondo del lavoro, favorendo l’occupabilità giovanile. “Ma con questo prodotto c’è l’opportunità di confrontarsi con un cliente reale, che ha le sue esigenze e richieste precise – spiega Raffaelli – Agli studenti dico che la scuola è come l’allenamento per una partita: qui entriamo in campo davvero”.

L’Istituto valdobbiadenese, componente del sistema educativo della Regione del Veneto, ha potuto presentare questa iniziativa in forza della delibera della Giunta che consente alle scuole di formazione professionale di essere “aziende formative”, cioè di poter intraprendere iniziative imprenditoriali i cui ricavi vanno a beneficio della scuola stessa. “Con le risorse pubbliche sempre più limitate – ha detto l’assessore Elena Donazzan – non possiamo rispondere a tutte le potenzialità della scuola e della formazione e quindi abbiamo permesso, con questo approccio innovativo, agli istituti scolastici di attrarre risorse private attraverso le proprie capacità e creatività”. Ed è quello che è avvenuto nella terra del prosecco, dove numerose cantine coinvolte dalla scuola hanno collaborato, dapprima fornendo preziosi consigli per la realizzazione del prodotto e ora manifestando concreto interesse alla stipula di accordi commerciali.

“La scuola genera così, in modo originale, posti di lavoro – conclude Donazzan – e diventa un modello per il presente e per il futuro, collegandosi fortemente con il territorio e dimostrandosi in piena sintonia con il dinamismo imprenditoriale veneto: insomma, uno straordinario viatico in vista di quell’autonomia per la quale stiamo lavorando”.

Al momento non è prevista una vendita diretta: “Le richieste sono già superiori alla nostra capacità produttiva, ma il songo del laboratorio e magari di un ecommerce non è poi così lontano”, conclude il preside. Intanto, tutti i proventi verranno reinvestiti in formazione.