L’idea di un genitore e di un prof: studenti in classe il sabato pomeriggio a scuola di lean (e le aziende già li aspettano)

L’idea è nata da un genitore e un professore dell’istituto, e ha avuto un successo inaspettato. Era una sfida, quella di portare un gruppo di studenti del 4° anno di un istituto tecnico nelle aule scolastiche anche il sabato pomeriggio, per delle lezioni extra scolastiche. Eppure i sei moduli da 4 ore hanno registrato una presenza altissima dei ragazzi. La materia insegnata è il metodo lean, un sistema di gestione che mira al miglioramento dei processi attraverso la continua rimozione degli sprechi.

Il pensiero ‘snello’ che già ha contagiato molte imprese si è affermato anche in classe, con il progetto sperimentale Lean training ITST JFKennedy, offerto a una ventina di studenti dell’ITST J.F. Kennedy di Pordenone da auxiell, società di consulenza padovana che creando esempi supporta le imprese e le organizzazioni nella trasformazione dei processi logistico-produttivi, con l’obiettivo di creare sistemi produttivi snelli e privi di sprechi.

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laboratorio-unox-istituto-kennedy_bLe lezioni – a costo zero per la scuola – «si aggiungono al percorso di alternanza scuola lavoro e permetteranno ai ragazzi di inserirsi presso le aziende più innovative del territorio» spiega Antonietta Zancan, dirigente scolastica dell’Itst (Istituto tecnico settore tecnologico) un complesso da 1.600 studenti e oltre 200 docenti. «Abbiamo detto sì ad auxiell perché la conoscenza della metodologia lean offre l’opportunità di ambire ai settori lavorativi più qualificati, per questo motivo ripeteremo l’esperienza anche l’anno prossimo», prosegue la preside.

In sostanza, gli studenti il prossimo anno dovranno applicare a scuola il sistema lean; l’anno dopo, al termine dei 5 anni, avranno praticamente il lavoro già pronto perché le aziende che impiegano il metodo faticano a trovare personale qualificato.

Attraverso una verifica finale, su 50 giovani sono stati selezionati all’interno del gruppo 20 lean agent che poi veicoleranno i concetti dentro l’istituto, «per cui a settembre svilupperanno un progetto utile alla tesina dell’esame di maturità, applicando concretamente in istituto quello che hanno imparato» conclude Zancan.

«Per mezzo di lezioni teoriche, simulazioni, game e laboratori operativi, noi di auxiell abbiamo trasferito competenze sulla mappatura dei processi – spiega Alessandro Faorlin, responsabile del progetto – la loro stabilizzazione, l’eliminazione degli sprechi, la risoluzione dei problemi con metodo scientifico e le tecniche di relazione per imparare a “vendere” le proprie idee e a motivare le persone».

Parte integrante del programma sono state anche alcune visite in aziende come Unox di Cadoneghe, specialista nei forni professionali, Velex (progettazione e alla produzione di controlli elettronici in ambito industriale in settori quali la cottura industriale, la building automation, l’acquisizione dati e i sistemi di collaudo) e Metex (professionista di tubi e lamiere in ferro e acciaio inox) di Vigodarzere, Padova, che hanno permesso ai venti fortunati di “vedere e toccare” con mano l’applicazione reale di quanto esperito in aula. Tutti i ragazzi verranno comunque “monitorati” dagli esperti di auxiell per i prossimi 5 anni per verificare quanto dei concetti appresi guiderà in futuro il loro modo di pensare, comunicare e agire nei rispettivi ambiti professionali.

foto-gruppo-istituo-kennedy-presso-unox1Questa mattina, 20 aprile, nell’aula magna dell’istituto si sono assiepate 5 classi ad ascoltare l’esperienza compiuta dai compagni, e tra loro anche imprenditori a caccia di giovani da inserire in azienda. C’erano Elisa Quattrin, lean agent di MHT, Anna Macuz di Unindustria Pordenone  e Martina Mazzon, ceo di Torneria Friulana.

Con loro anche Gianfranco Ruffati, presidente dell’azienda meccanica MHT di San Vito al Tagliamento, che ha raccontato come l’adozione dei processi lean abbia cambiato il suo modo di vedere il lavoro: «Sono qui perché dopo tanti anni ho capito che è più importante per un’azienda cambiare che comperare nuove macchine. Anzi, a volte cambiando ti accorgi che non serve proprio acquistarne di nuove».