Più flessibilità e meno costi, conciliando le esigenze delle imprese e quelle di chi lavora. Il nuovo Contratto collettivo regionale di lavoro per i dipendenti delle imprese venete del settore firmato di recente è un testo “dai contenuti fortemente innovativi, che tiene conto delle esigenze di flessibilità e razionalizzazione dei costi delle aziende, qui ridotti rispetto al precedente accordo, ponendo ancora una volta il Veneto all’avanguardia nel sistema di relazioni sindacali”, dicono Ruggero Garlani, Oliviero Olivieri e Carlo Zampieri, presidenti dei Panificatori, Pasticceri, Gelatieri e Alimentaristi vari di Confartigianato Vicenza. Parliamo di 3.500 imprese in regione, per 13mila dipendenti (la media è 3,7 per piccola impresa).
Il nuovo CCRL, che sarà in vigore fino al giugno 2019, prevede diverse novità sia sul versante economico che su quello normativo: tra gli elementi retributivi, debutta il cosiddetto ERT (’elemento regionale transitorio), di importo inferiore rispetto al precedente EET, e viene introdotta una quota di adesione alla previdenza complementare a carico dell’azienda, con la finalità di destinare parte della retribuzione a prestazioni di welfare, con evidenti vantaggi sia per i lavoratori che per le imprese.
“Un approccio inedito nella gestione degli aumenti retributivi – proseguono Olivieri, Garlani e Zampieri – che dimostra la volontà delle parti sociali di valorizzare prestazioni alternative a favore dei lavoratori, con particolare riferimento alla gestione della previdenza integrativa”.
Rilevanti novità normative vengono introdotte anche per alcuni istituti contrattuali e l’orario di lavoro. La necessità espressa dalla categoria di una maggiore flessibilità nella gestione dell’attività lavorativa, meglio rispondente a un andamento della produzione oggi difficile da programmare in modo fisso, trova una prima risposta nei meccanismi di gestione dell’orario non più su base settimanale, ma come media su un periodo più lungo, anche annuale.
“In tal modo – spiegano i tre presidenti – nei periodi di maggior lavoro le ore eccedenti il normale orario contrattuale (40 ore su base settimanale) sono accantonate in un ‘conto individuale’ e utilizzate, sotto forma di permessi retribuiti, per coprire i periodi di minor attività, evitando così di richiedere gli ammortizzatori sociali. I lavoratori, dal canto loro, hanno il vantaggio di vedere invariata la retribuzione mensile anche nei periodi di minor intensità produttiva”.
Il nuovo testo regionale rende anche più flessibile l’utilizzo del contratto a termine e di quello a tempo parziale (part-time) liberandoli, in base alle facoltà di deroga riconosciute dalla legge, dai vincoli imposti dalla normativa vigente. È consentito infatti alle imprese di sforare i limiti numerici previsti dal Contratto collettivo nazionale per l’assunzione di lavoratori con contratto a tempo determinato, attraverso una procedura che prevede l’autorizzazione della Commissione regionale di categoria. “In pratica – precisano Olivieri, Garlani e Zampieri – si permette alle imprese, a fronte di reali e documentate necessità produttive, di assumere ulteriori lavoratori a termine rispetto al tetto massimo previsto, con una procedura che le tutela da contestazioni”.
Sempre sul versante della flessibilità, si introduce una sperimentazione del contratto part-time, permettendo la stipula di un rapporto per un minimo di 16 ore mensili, con la possibilità di estendere la prestazione lavorativa richiesta fino a coprire l’intero mese. “Anche tale strumento – osservano i tre rappresentanti di categoria –, specie dopo l’abolizione dei voucher, consente di gestire con maggior dinamicità l’andamento irregolare della produzione, con il giusto equilibrio fra costi per l’azienda e tutela per i lavoratori”.
Infine, c’è la possibilità di utilizzare l’apprendistato professionalizzante anche per reinserire lavoratori disoccupati e percettori di ammortizzatori sociali (Naspi) di età superiore ai 29 anni, attraverso un percorso di riqualificazione.