«Per ottenere finanziamenti – spiega Biasi – come sappiamo ormai da diversi anni anche l’Unione Europea mette a disposizione alcuni milioni di euro destinati alle startup innovative. Cifra però sempre molto lontana, ad esempio, dai 10 miliardi messi recentemente a disposizione da Macron per le sole startup Francesi. All’Europa ora si è prospettata un’occasione d’oro per dimostrare, senza un particolare sforzo, il suo effettivo interesse nel futuro dei suoi giovani imprenditori, vediamo se saprà coglierla».
Chi è startupper come me sa bene quanto sia necessario lottare per ottenere nuovi finanziamenti. Quando oggi è rimbalzata la notizia della multa da 2.4 miliardi a Google da parte della UE, al di là della giustizia della sentenza, che non voglio discutere perché ritengo molto delicata e opinabile, la prima domanda che mi è saltata alla mente è stata: “Dove finiranno questi 2 miliardi?”.
Per ottenere finanziamenti, oltre agli angels e VC’s, come sappiamo ormai da diversi anni anche l’unione europea mette a disposizione alcuni milioni di euro destinati alle startup innovative. Cifra però sempre molto lontana, ad esempio, dai 10 miliardi messi recentemente a disposizione da Macron per le sole startup Francesi.
La disponibilità di grossi capitali a cui le startup possono attingere è da sempre il punto cardine per attrarre talenti e per sviluppare nuove e robuste comunità di imprese, fondamentali per arrivare a storie di successo. Il network di venture capital in Silicon Valley e i grossi investimenti per promuovere il mondo startup israeliano ne sono l’esempio.
Se il vero scopo della UE attraverso questa multa è quello di rendere il mercato più equo, allora i proventi da Google, da una delle aziende leader nel settore tecnologico, andrebbero reinvestiti rispettivamente nelle startup digital per permettergli di riscattarsi. All’Europa si è prospettata un’occasione d’oro per dimostrare, senza un particolare sforzo, il suo effettivo interesse nel futuro dei suoi giovani imprenditori, vediamo se saprà coglierla.
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