La startup che mette in una pastiglia l’equivalente di due chili di frutta e verdura

Si è trasferito in Gran Bretagna dopo la laurea – ancora non si chiamavano “cervelli in fuga” –, e da lì è rientrato nel 2005 per costituire e dirigere il Centro Ricerche della Fondazione Mach di San Michele all’Adige, storica istituzione specializzata nel settore dell’agroalimentare e della nutrizione. Oggi è un imprenditore. Roberto Viola, biochimico milanese trapiantato in Trentino, guida una startup della nutraceutica, Mirnagreen, tanto promettente da essere stata selezionata come una delle 500 migliori startup e fra le sette migliori imprese innovative del wellbeing (salute e benessere della persona) per partecipare al contest Hello Tomorrow Challenge, sostenuto fra gli altri da aziende come Bnp Paribas e Airbus, che si è tenuto ad ottobre.

MirnaGreen, startup accelerata da Industrio Ventures (acceleratore hardware con sede a Rovereto), utilizza il microRna delle piante per combattere le infiammazioni che sono alla base di patologie tanto comuni quanto gravi. “Abbiamo identificato nelle piante una nuova classe di molecole naturali con la più efficace azione immunomodulante sinora osservata – spiega Viola –. Siamo partiti dagli studi epidemiologici che mostrano come il consumo alimentare di frutta e verdura rappresenti una delle strategie di prevenzione più efficaci nei confronti dell’infiammazione cronica, e di patologie associate quali malattie cardiovascolari, autoimmuni, cancro e diabete”. Concentrare queste sostanze in un integratore significa che un milligrammo diventa equivalente a due chili di frutta e verdura.

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Più frutta e verdura si consuma, più ci si tutela nei confronti delle malattie croniche non trasmissibili. “Noi ci siamo focalizzati su una classe di composti, i microRNA, scoperti di recente e mai prima d’ora studiati in merito a un possibile effetto sulla salute. Sorprendentemente queste sostanze si sono rivelate molto efficaci quali agenti immunomodulanti. Riteniamo di aver svelato un “segreto della natura”, – dice Viola – il motivo per cui da tempo immemorabile l’uomo si affida e utilizza le piante non solo per nutrirsi, ma anche per curarsi.

“Abbiamo stimato che, per massimizzare l’efficacia dei microRNA contenuti negli alimenti vegetali, sarebbe necessario un consumo quotidiano di circa due chili di frutta e verdura. Un quantitativo molto elevato, e difficile da gestire anche per l’elevata quantità di zuccheri e fibre (non consigliabili a tutti e non da tutti tollerati), e la presenza di sostanze che possono creare problemi digestivi. A Mirnagreen abbiamo sviluppato una tecnologia per l’estrazione e concentrazione di microRNA equivalenti al consumo alimentare di 2 chili di frutta e verdura in un milligrammo di prodotto finito”.

I principali mercati di riferimento sono il nutraceutico e il cosmeceutico, sottolinea Viola: “Queste scoperte rivoluzionarie sono frutto dei grandi investimenti fatti sulla genomica delle piante presso la Fondazione Mach. Appena visti i risultati abbiamo subito intuito l’enorme potenziale, anche commerciale, di queste molecole come nuova classe di antinfiammatori naturali, e per lo sviluppo di prodotti innovativi per la salute e il benessere delle persone”.

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Nel grafico il calo della mortalità all’aumentare dei consumi

Il settore rappresentato dagli integratori alimentari, dicono i dati forniti dal Centro Studi QuintilesIMS per Integratori Italia di AIIPA e da AVEDISCO (l’Associazione Vendite Dirette Servizio Consumatori) segna una crescita continua e rilevante sia nei canali distributivi “tradizionali” (farmacie, parafarmacie, iper/super), sia nella vendita diretta, cioè a domicilio.

Secondo QuintilesIMS, il mercato all’interno dei punti vendita di farmacie, parafarmacie e super/ipermercati dal 2015 al 2016 ha fatto registrare un aumento globale del 6% rispetto all’anno precedente, con un valore complessivo pari a 3.030.000.000 euro. Se in termini assoluti la farmacia rappresenta oltre l’80% del valore dell’intero comparto, il canale che tuttavia ha messo a segno il tasso di crescita maggiore è quello dei corner dei super e ipermercati, con un +13,4%, (da 93.000.000 a 106.000.000 euro ca). Le categorie di integratori più richiesti: prodotti per tosse e raffreddore, seguiti da integratori utili nella modulazione dell’umore, per i disturbi del sonno e la salute dell’apparato circolatorio.

Anche sul fronte dei canali della vendita diretta, lo stato di salute degli integratori mostra un andamento positivo: secondo AVEDISCO, il volume delle aziende associate dal 2015 al 2016 è cresciuto del 25%, parallelamente al numero degli incaricati coinvolti nella vendita diretta, che ha visto un incremento di quasi il 17%, facendo registrate un fatturato di oltre 378 milioni di euro.

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L’idea di business di Mirnagreen consiste nel mettere a punto, sulla base di queste molecole, integratori da assumersi direttamente (in pastiglia), o da inserire in bevande o alimenti funzionali. È poi possibile anche l’uso per il settore cosmeceutico. In un secondo momento si valuterà un loro ruolo terapeutico (non solo preventivo); per questo però servono tempi e investimenti ancora maggiori.

Viola è al vertice di un team di tecnici e manager, con una governance ristretta a tre persone. L’azienda è partita grazie a un investimento, fra capitale di avvio (seed money) e servizi, da parte dei soci, integrato da un prestito bancario sostenuto dal Fondo di Garanzia. Mirnagreen è oggi la prima startup del settore benessere insediata al Noi tech park di Bolzano, dove opera con un impianto pilota innovativo per l’estrazione e formulazione dei principi attivi da diverse tipologie di vegetali.

Un presenza significativa, quella in Alto Adige, perché la startup prevede in tre anni un fabbisogno di 5mila tonnellate di vegetali da lavorare, “e nel territorio è presente un’agricoltura di qualità”, sottolinea Viola.

Almeno inizialmente Mirnagreen si interfaccerà solo con le imprese, fornendo i suoi prodotti a base di microRNA ad aziende operanti nel settore nutraceutico, cosmeceutico e alimentare (sono già stati firmati accordi preliminari con alcune importanti aziende del settore a livello nazionale e non solo). Un modo per cogliere le opportunità di un mercato considerato già pronto per questo genere di innovazione, e per potersi affermare anche all’estero, a cominciare dagli Usa: non a caso il sito di Mirnagreen parla esclusivamente inglese, così come il video qui sotto.

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Il principio attivo sviluppato potrebbe essere unito a formule già affermate – ad esempio nei prodotti a base di olivo o di aloe – per potenziarne l’effetto. Ma l’innovazione riguarderà anche i modi d’uso: sotto forma di polveri o cialde, ad esempio, che il consumatore potrà decidere come e dove usare. Viola è ottimista: “In questi mesi abbiamo ricevuto molta attenzione dai media e da operatori dei nostri settori di riferimento, e destato grande interesse sia in Italia che all’estero. C’è molta attesa per i nostri prodotti, che saranno disponibili a partire dalla seconda metà del 2018. Con la realizzazione del nostro impianto pilota di Bolzano siamo passati alla prima fase del nostro piano industriale, che prevede entro due anni la realizzazione del primo impianto per la produzione di microRNA vegetali su scala globale”.

 

  • Barbara Ganz |

    Si saprà a metà 2018, B

  • ada |

    mi sembra una bella invenzione! si comprano in farmacia?

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