Il nuovo rifugio al Sasso Nero in Valle Aurina è situato alla forcella di Riotorbo, a un’altitudine di circa 3.030 metri, vicino alla frontiera con l’Austria: un corpo isolato che segue il pendio in discesa in un piccolo avvallamento del terreno. L’edificio di sei piani, costruito nell’arco di 8 mesi, sotto la guida della Ripartizione infrastrutture e servizi tecnici dell’Alto Adige, si sviluppa verticalmente in una punta affusolata “la cui forza iconica guida gli alpinisti da ogni direzione”.
“Anche grazie alla sua struttura molto particolare il nuovo rifugio ha conservato il suo carattere ed ora offre protezione e ristoro agli appassionati della montagna. Vorrei inoltre esprimere il mio ringraziamento a tutti coloro che hanno contribuito, in condizioni particolarmente difficili, alla realizzazione di quest’opera che è un vero e proprio esempio tangibile dell’ospitalità della nostra terra” ha affermato il presidente della Provincia, Arno Kompatscher, nel corso della cerimonia d’inaugurazione, che si è svolta il 28 luglio.
Il nuovo rifugio, definito recentemente dall’assessore all’edilizia e patrimonio, Christian Tommasini “un esempio riuscito di connubio tra architettura di pregio e rispetto per l’ambiente alpino”, è stato costruito in soli otto mesi nello standard CasaClima per un importo di 2,97 milioni di euro. Nell’interrato si trova uno spazio per asciugare vestiti ed attrezzature, i servizi sanitari e locali accessori come depositi, officina e locali tecnici. Ai piani superiori sono collocate le stanze rivolte in ogni direzione a 360° nelle quali possono essere ospitate 50 persone. Nel sottotetto sono disposti gli alloggiamenti per il gestore ed il personale.
Il rifugio originariamente è stato costruito dalla sezione di Lipsia del Club Alpino Austro-Tedesco (DÖAV) ed inaugurato nel 1895. Dopo la prima guerra mondiale la struttura è stata espropriata dallo Stato italiano ed ha avuto anche un utilizzo militare. Il rifugio è stato quindi denominato “Vittorio Veneto al Sasso Nero” e dedicato alla sezione di Vittorio Veneto del CAI. A causa delle cattive condizioni la struttura è stata demolita nel 2016 e ricostruita un centinaio di metri al di sopra del sito precedente.
Responsabili del progetto sono Andrea Sega, Hans Peter Santer e Wolfgang Obkircher e l’opera è stata realizzata dall’impresa edile Burgerbau GmbH.
Il rifugio è un punto di partenza ideale per la salita delle numerose cime limitrofe che superano i 3.000 metri e fa parte delle 26 analoghe strutture di proprietà della Provincia. Tra queste prossimamente saranno avviati i lavori di ristrutturazione per il rifugio Cima Libera (Müllerhütte), Biasi al Bicchiere (Becherhaus), Vedretta Pendente (Teplitzerhütte), Giogo Lungo (Lenkjöchlhütte), il rifugio Zisgmondy (Zisgmondyhütte), Vicenza Sassolungo (Langkoflhütte), Nino Corsi (Zufallhütte), Città di Milano (Schaubachhütte) e Plan (Zwickauerhütte). Le relative concessioni edilizie sono in fase di elaborazione e nel 2019 verrà stilata una lista delle priorità. La Ripartizione provinciale patrimonio nella manutenzione dei rifugi alpini si basa sulle priorità indicate da una commissione di cui fanno parte l’Alpenverein Südtirol AVS ed il Club Alpino Italiano.