Atvo (azienda di trasporto pubblico del Veneto Orientale) è la prima azienda in Italia nel suo settore ad avere utilizzato lo strumento “WorkFood” per i suoi dipendenti. Il progetto, ideato e implementato dalla sociologa aziendale Eleonora Buratti e dal formatore safety and wellbeing Carlo Giolo, parte dalla valutazione del rischio alimentazione per poi proseguire con una formazione mirata. “Tutto questo perché è nostra convinzione si debba lavorare per la qualità della vita dei nostri dipendenti, tanto quanto dei nostri utenti. E il benessere nell’ambiente di lavoro passa anche attraverso la consapevolezza di una corretta alimentazione”, dice il presidente di Atvo, Fabio Turchetto.
A marzo è stato distribuito a tutti i dipendenti un questionario (era su base volontaria) per valutare il rischio alimentazione, ovvero quantificare quanto una alimentazione non consona al tipo di mansione svolta possa compromettere la salute psicofisica e il benessere di chi lavora, con ricadute sui costi diretti e indiretti e sulla qualità della giornata lavorativa. Questo ha reso possibile avere una fotografia sulle abitudini alimentari dei dipendenti e sull’organizzazione aziendale in merito alla pausa pranzo. Hanno risposto circa 300 dipendenti, tra impiegati, autisti e lavoratori dell’officina (nella foto una lezione). In totale in Atvo lavorano 445 persone (media annuale che tiene conto degli stagionali).
Alcuni dati emersi: il 69% degli autisti interpellati ha l’abitudine consolidata a bere più di due caffè al giorno, mentre non sono soliti mangiare almeno tre pasti di frutta al giorno come suggerito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Tuttavia, è il 78% degli autisti a ritenere di svolgere un lavoro stressante.
Il 65% degli autisti non è normopeso.
I lavoratori dell’officina sono soliti arrivare alla pausa pranzo molto affamati (66%), correndo il rischio, poi, di una sovralimentazione. Consumano bibite gassate (58%) e hanno l’abitudine di guardare uno schermo mentre mangiano (pc, smartphone o tv), per il 91%. Anche loro, come gli autisti, risultano essere in eccesso ponderale. Il 67% è sovrappeso o soffre di obesità lieve, moderata o grave.
Per quanto riguarda gli impiegati di Atvo, emerge che, nonostante abbiano una propensione maggiore alla lettura di articoli sul tema alimentazione, e migliora nettamente l’indice di massa corporea con una percentuale più bassa di soggetti in eccesso ponderale (28%), continuano ad essere forti consumatori di caffè (il 63% ne beve più di due al giorno); non ritengono di avere una alimentazione varia durante la giornata lavorativa (53%) e non consumano frutta e verdura a sufficienza.
Ad aprile è stato consegnato a tutto il personale impiegatizio e dirigenziale il manuale “La dieta dei mestieri, dimmi che lavoro fai e ti dirò cosa devi mangiare”, scritto da Eleonora Buratti, con la consulenza di Carlo Giolo. “Vogliamo divulgare cultura ed educazione ai nostri dipendenti, non limitarci a distribuire il solito portachiavi d’argento”, ha aggiunto il presidente Turchetto.
A maggio e giugno è iniziata la formazione di tutti i dipendenti che avevano compilato il questionario. Non un semplice corso di educazione alimentare, bensì un percorso guidato di apprendimento che si avvale della ricerca storica, sociologica e scientifica, con l’obiettivo di migliorare le abitudini alimentari dei lavoratori attraverso un approccio olistico, relazionale ed esperienziale che parte dai rischi specifici dei lavoratori e propone il giusto menu per ogni tipo di mansione. Grande la partecipazione dei lavoratori.
Il 18 ottobre parte la seconda fase del progetto “Rischio alimentazione”. Sono previsti approfondimenti di alcuni temi importanti, come i Congenial Food, le dipendenze alimentari, il rapporto tra salute e sicurezza e pausa pranzo e alcune esercitazioni pratiche che aiuteranno i partecipanti a comprendere meglio le proprie cattive abitudini alimentari. Si lavorerà sull’aspetto organizzativo-comportamentale con l’obiettivo di scardinare vecchi e pericolosi automatismi. L’intervento e l’intero progetto sono costruiti su misura per migliorare il benessere dei lavoratori.
Chi sono gli autori del progetto? Eleonora Buratti è giornalista, scrittrice, sociologa aziendale e studiosa dei comportamenti alimentari. Nativa di Cervia, vive tra il Veneto e Bologna. Ideatrice del Romanzo d’Azienda®, strumento di promozione e comunicazione aziendale attraverso la letteratura, scrive storie ambientate nel mondo del lavoro e manuali scientifici che trattano il tema del benessere. Tiene corsi e seminari sull’alimentazione e le sue dipendenze e corsi di comunicazione per dirigenti e lavoratori. E’ ideatrice assieme a Carlo Giolo del progetto Rischio Alimentazione®.Autrice tra gli altri del libro La dieta dei Mestieri – dimmi che lavoro fai e ti dirò cosa devi mangiare, edito da Tecniche Nuove, manuale narrato che approfondisce il rapporto tra alimentazione e lavoro in termini di riduzione degli infortuni e prevenzione delle malattie professionali nei luoghi di lavoro.
Carlo Giolo, Economo Dietista, è formatore Safety and Wellbeing. Cresciuto nel veneziano è ideatore del Rischio Alimentazione®, strumento gestionale, comportamentale e organizzativo che mira a ridurre i rischi derivanti da cattive abitudini alimentari sul luogo di lavoro, affronta, attraverso uno studio degli alimenti appropriati, anche il rischio stress da lavoro-correlato. Consulente per la realizzazione del libro La Dieta dei Mestieri – dimmi che lavoro fai e ti dirò cosa devi mangiare Ed. Tecniche Nuove.
L’attenzione per il benessere dei dipendenti è in crescita nelle aziende: una impresa veneta ha rivoluzionato la mensa – meno patatine fritte, più verdura e farro – mentre in una fonderia vicentina un intero programma salute ha riguardato anche indicazioni sulla postura da tenere e consigli psicologici: “Se un dipendente si ammala è paragonabile ad un giocatore che viene espulso, tutti gli altri devono in qualche modo riorganizzarsi, coprire un ruolo che non è il proprio per supplire all’assenza”.
E in Veneto c’è anche il primo ristorante a misura di diabetici.
Food@work, il benessere entra nella mensa aziendale (con più farro e meno fragole fuori stagione)