Microimprenditrici della moda fai da te: Simona dall’ingegneria informatica ai cartamodelli #CambioVita

“La mia storia parte da lontano; da quando da piccola passavo le giornate a casa della nonna. Lei cuciva e ricamava e io stavo a guardarla, interessata più al prossimo vestito che avrebbe sfornato per me o per la mia Barbie che al cucito in sé!”.

Simona Ullo, veronese d’adozione, si racconta prima di farsi travolgere da Abilmente, il salone della creatività che dopo avere fatto tappa a Roma arriva da oggi (giovedì 18) al 21 ottobre 2018 in Fiera di Vicenza e lancia il progetto “Cucito su di te – Dressmaking LAB”: sviluppato in collaborazione con Gaia Segattini, designer e art director del festival WeeKenDoit, vuole essere un grande laboratorio in cui imparare segreti, tecniche e stili della moda DIY (do it yourself, cioè fatta da te) grazie a decine di corsi, live show e workshop.

Perchè esiste già – e questa è la loro vetrina – una serie di nuovi brand emergenti che hanno unito la riscoperta delle tecniche artigianali tradizionali con il gusto estetico contemporaneo e l’uso degli strumenti digitali. E cresce una nuova generazione di microimprenditrici che sta dando nuova linfa al fashion Made in Italy puntando “sempre più sulla cultura del vestirsi responsabilmente e handmade, dello scegliere la qualità al posto della quantità”. spiega Simona, che ha creato The Yellow Peg.

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Eppure, i ricordi di quando era piccola sono rimasti lì ad aspettare: “Passano gli anni, e cucire rimane un mondo a me molto lontano. Mi laureo in ingegneria informatica, poi mi trasferisco dalla Sicilia, la mia terra, a Genova per un dottorato in visione artificiale. Dopo il dottorato lavoro ancora due anni come ricercatrice. Il lavoro della ricerca è il lavoro che ho scelto, forse sempre per quel carattere un po’ creativo che lo contraddistingue, e all’inizio mi dà molte soddisfazioni. Col tempo, però, realizzo che tutto l’ambiente che ci sta attorno si scontra fortemente con i miei valori e il mio modo di affrontare la vita. Il lavoro ogni giorno comincia a pesarmi, non ho più gli stimoli che avevo prima e mi tocca rimettere tutto in discussione. Fare la ricercatrice non mi rende più felice e questa vita comincia a starmi stretta“.

yellow4Quando manca ormai un anno alla scadenza del contratto di lavoro, Simona inizio a guardarsi attorno: “Ricevo diverse offerte di colloqui da grosse aziende del mio settore, ma non sono convinta di voler intraprendere quella strada. E il cucito? Beh, si inserisce quatto quatto nella mia vita senza che nemmeno me ne accorga. Fino a Natale del 2014 tutto quello che sapevo fare alla macchina da cucire era l’orlo ai pantaloni. Poi quell’anno decido di ripescare dal garage una Necchi regalatami da mia mamma e rimasta a lungo inutilizzata e creo delle borsine porta teglia da regalare a parenti e amici. L’idea di cucire abiti, lo ammetto, era un pensiero che avevo sempre accarezzato, ma lo vedevo come un’occasione mancata più che un’opportunità. Non ero mai troppo soddisfatta di quanto trovassi nei negozi, troppo caro o troppo diverso dall’idea che avevo nitida in testa di quello che avrei voluto“.

Nel 2015 inizia l’avventura: “Capisco che sono portata e cucire diventa una vera e propria passione che mi assorbe in tutti i momenti liberi dal lavoro, alla sera, nel weekend, nei giorni di festa. Cucio, cucio e cucio e dopo pochi mesi realizzo la prima giacca. Studio tutto quello che posso da ogni fonte che trovo, specialmente da blog d’oltre confine. Poi mi imbatto in una piattaforma americana che offre corsi online tenuti da veri professionisti del settore. Comincio così a studiare cucito e modellistica e non mi ci vuol molto per capire che questa non può che essere la mia strada! L’idea di fare del cucito il mio lavoro si delinea velocemente: so che è un rischio e una grossa scommessa ma la vita è troppo breve per sprecarla facendo cose che non ti rendono felice, mi dico”.

A metà del 2015 parte così il blog di The Yellow Peg: “Ho voglia di sdoganare il mondo del cucito e trasmettere l’idea che cucire non sia magia nera ma qualcosa alla portata di tutti, bastano un po’ di pazienza, passione e creatività. Rifiuto l’estensione di contratto di 6 mesi che mi è stata offerta e a febbraio 2016 si fanno le valigie alla volta di Verona. Con mio marito ci sistemiamo nella nuova casa e ricavo il mio piccolo laboratorio da una delle stanze. Comincio così a confezionare i miei primi abiti da vendere. Faccio un po’ di mercatini in città per sondare il terreno, per capire e capirmi, trovare il mio stile e la mia identità. The Yellow Peg prende così sempre più forma attorno a quell’idea a me molto cara per cui la moda non è altro che l’affermazione di ciò che siamo. È per questo che il mio motto è “vesti i tuoi sogni”, in fondo i sogni sono felicità”.

yellowIn inglese – spiega Simona – c’è un’espressione, “Shopping off the peg” che si riferisce a quello shopping delle grandi catene dove tutto è fatto in serie, quello che oggi potremmo chiamare fast fashion. The Yellow Peg nasce come la contrapposizione a questa filosofia “abbracciando una moda slow che ci permetta di esprimere a pieno il nostro modo di essere, la nostra unicità. Il tutto tinto di giallo, che è il colore della felicità!”.

Il 2016 è un anno di grandi novità, di sperimentazioni e anche di grandi sacrifici: “Lavoro 12 ore al giorno, spesso anche nei weekend. Ad agosto 2016 parte anche il mio negozio Etsy (la piattaforma di e commerce per creativi). Comincio a realizzare che essere imprenditrice di te stessa ed avere un piccolo brand non vuol dire soltanto saper cucire bene o creare cose belle, bisogna saper far tutto: dalla strategia al marketing, dalla pianificazione al design, dalla comunicazione alla logistica e, in tutto questo, riuscire a far quadrare i conti. E allora studio, studio e studio senza sosta: social media marketing, fotografia, SEO, branding, tutte parole che un tempo sconoscevo e che adesso sono diventate pane quotidiano. Siamo agli inizi del 2017 e ho voglia di fare un passo in avanti, un ulteriore atto di coraggio forse, ma per me necessario. Apro partita Iva e trovo uno spazio tutto mio dove lavorare fuori dalle mura di casa: è così che nasce il The Yellow Peg lab, il mio laboratorio creativo ed un piccolo shop dove è possibile acquistare le mie creazioni a Verona, appena fuori dal centro storico.

yellow3Lo stile The Yellow Peg si delinea sempre di più “e io capisco più chiaramente cosa piace alla gente e cosa mi rappresenta davvero. Nascono le prime vere collezioni, un po’ più consapevoli rispetto agli inizi, ma sempre con quell’ispirazione vintage a cui non rinuncerei per niente al mondo. Perché il vintage? Perché adoro quella rappresentazione elegante e senza ostentazioni della figura femminile che caratterizza in particolare gli anni ‘50 e ‘60. Il tutto è rivisitato in chiave moderna perché sia indossabile nella vita di tutti i giorni, dai 25 ai 70 anni, senza sentirsi fuori posto. Accanto al gusto retrò c’è poi la ricerca e selezione dei materiali. Scegliere solo tessuti naturali di altissima qualità che ci facciano stare bene quando indossiamo i nostri abiti: questo è un buon 50% del mio lavoro. Al giorno d’oggi non è facile trovare abiti in fibra naturale, perché anche i grossi marchi si avvalgono di tessuti sintetici e molti di noi non sono ancora abituati a prestare attenzione all’etichetta. Ma io ho fatto di questo una vera e propria missione: si, ciò si traduce in costi più alti delle materie prime, ma il valore di un capo realizzato con un tessuto di qualità non ha davvero eguali. Così come il proporre una moda sostenibile, etica e con un basso impatto ambientale”.

Dall’autunno 2017 partono anche i corsi di cucito: sono corsi un po’ particolari pensati per chi ha poco tempo ma tanta voglia di creare in una formula “senza pensieri” adatta a chi vuole sperimentare un po’: “Tra i miei obiettivi c’è il diffondere sempre più una cultura del vestirsi responsabilmente, del vestirsi handmade, della qualità al posto della quantità. Ed il mio progetto segreto? Una linea di cartamodelli firmati The Yellow Peg. Fare della propria passione un lavoro è una delle più grosse benedizioni che la vita possa darti ed io devo ammettere di sentirmi proprio privilegiata per aver avuto questa opportunità, per quanto difficile e tortuosa la strada possa essere. Credere nei propri sogni è quello che ci insegnano da piccoli e ce ne dimentichiamo fin troppo spesso!”.

E a proposito di creatività: ad Abibelmente ci sarà anche Luisa De Santi, artista e designer triestina, con il suo marchio Crochetdoll: la rivoluzione gentile di maglia e uncinetto che liberano la creatività e fanno sentire meno soli.