Si chiama Francesca Gallo, e ha ereditato la professione del padre. Oggi è l’unica donna nel panorama nazionale a realizzare interamente a mano i pregiati strumenti composti da due casse di legno unite da un mantice nella sua bottega di Treviso. Dalla scelta dell’albero (in genere da frutto) all’armonizzazione, tutto passa per le sue mani e la sua sensibilità e ogni pezzo è unico, costruito su misura per il musicista a cui è destinato.
Una storia unica, che Francesca racconta nel libro “Phisa Harmonikòs” (Kellermann, 2018), la cui idea è nata da una conversazione con il giornalista Paolo Rumiz proprio sul palco del Premio Gambrinus “Giuseppe Mazzotti”, sul quale si era esibita con la fisarmonica. Il volume è stato annunciato come vincitore del Premio Gambrinus “Giuseppe Mazzotti” nella sezione “Artigianato”.
Il concorso “per libri di montagna, alpinismo, esplorazione – viaggi, ecologia e paesaggio, artigianato di tradizione e Finestra sulle Venezie sulla civiltà veneta” è dedicato alla figura e all’opera di Giuseppe Mazzotti, eclettico intellettuale trevigiano (scrittore, alpinista, gastronomo, salvatore delle ville venete, per lunghi anni consigliere del Touring Club Italiano). La premiazione sabato 17 novembre al Parco Gambrinus di San Polo di Piave, Treviso.
Trevigiana, 42 anni, Francesca è la sola in Italia a saper costruire interamente una fisarmonica, dalla scelta dell’albero giusto all’armonizzazione dello strumento attraverso un processo su misura per colui che poi lo suonerà. Il libro, nato da un’idea scoccata sul palco del Premio Gambrinus “Giuseppe Mazzotti”* (riconoscimento trevigiano dedicato alla figura e agli interessi dell’intellettuale Giuseppe Mazzotti) grazie all’incoraggiamento del giornalista Paolo Rumiz, percorrendo le misteriose strade del destino tornerà su quel palcoscenico al Parco Gambrinus di San Polo di Piave (Treviso) come vincitrice nella sezione “Artigianato di tradizione” il prossimo 17 novembre.
Francesca è cresciuta sognando il palcoscenico ed ha percorso l’impegnativa strada per diventare una cantante lirica. Poco più che ventenne è partita per il Belgio e poi per il Canada per raccogliere storie di emigrazione, con un registratore, la fisarmonica costruita da suo padre con le esatte dimensioni del bagaglio a mano per i voli internazionali e i soldi per una telefonata. Ha percorso migliaia di chilometri recuperando canzoni e racconti che altrimenti sarebbero andate perdute e le ha trasformate in musica.
Poi nel 2011, a 34 anni, quando il suo futuro sembrava ormai pianificato, la svolta. E oggi è la sola in Italia a poter realizzare interamente nella propria bottega trevigiana una fisarmonica. “Tutto iniziò con mio padre Luciano che, fisarmonicista sin da bambino e poi falegname e arredatore di antiquariato, alla fine degli anni Settanta iniziò a produrre i primi strumenti a Preganziol (Treviso)”, racconta. Luciano pian piano seppe raggiungere un’autonomia di costruzione quasi totale e forgiò il marchio Galliano, dato dalla fusione del suo cognome e nome (ironia della sorte, Galliano è anche il cognome di Richard, il fisarmonicista oggi più conosciuto al mondo), al quale diversi anni più tardi si aggiunse il prestigioso marchio Ploner, donato dall’ultimo esponente della famiglia triestina di costruttori di fisarmoniche più antica d’Italia, dopo una lunga ricerca dell’artigiano che fosse loro più affine, per evitare l’estinzione del nome.
“Le nostre fisarmoniche Galliano Ploner oggi raggiungono tutti i palchi del mondo: una delle ultime costruite ha fatto parte dell’orchestra del Festival di Sanremo, un’altra viene imbracciata dall’organettista sardo Orlando Mascia, e un’altra ancora è fedele compagna del cantautore veneziano Gualtiero Bertelli“, dice orgogliosa Francesca.
Francesca fa un lavoro particolarissimo, in un ambito che è quasi esclusivamente maschile: il mestiere richiede ore e ore di impegno, minuzia e una smisurata passione. “Quello che mi ha motivata a intraprendere questa strada e che giorno dopo giorno mi fa proseguire con determinazione è la bellezza del mio lavoro: l’avere tra le mani un anonimo pezzo di legno un giorno e il successivo già qualcos’altro, essere artefice di un’evoluzione continua che porta alla nascita della fisarmonica”, racconta Francesca. “Ciò che mi aiuta molto è l’essere anche musicista – conclude – sono la prima a testare il nuovo strumento e mi trasformo così in giudice severo del mio operato: mi metto dall’altra parte e devo convincere me stessa di aver fatto un buon lavoro”.
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