N0n accade spesso che una azienda stabilizzi, tutti insieme, 200 lavoratori.
E’ successo in Friuli VG – mentre dal Veneto arrivano segnali del tutto opposti, con 150 persone a casa in una sola azienda – e secondo il sindacato questo modello di trattativa che ha portato al risultato potrebbe essere esportato in molte altre aziende.
L’azienda
Siamo alla Flex di Trieste (ex Alcatel), che al tavolo con Mise, Regione e Sindacati, ha dato un taglio netto alla precarietà. Il tavolo di crisi era stato aperto proprio nel periodo del passaggio di proprietà, e mantenuto per i successivi monitoraggi degli accordi allora raggiunti. Nel frattempo il contesto è migliorato: l’azienda, che prima si occupava esclusivamente di componentistica per telefonia (per Nokia, principalmente) si è aperta a nuovi mercati come la componentistica elettronica (per Enel, ad esempio), l’orizzonte produttivo e quindi occupazionale segna stabile.
Ecco perché – davanti a una alta dose di precarietà e molti contratti in scadenza a gennaio – il sindacato ha osato alzare l’asticella.
La trattativa
”Grazie alla contrattazione – commenta il segretario generale della Felsa Cisl FVG, Tommaso Billiani – siamo riusciti a sfruttare in senso favorevole il decreto dignità, portando a casa un risultato molto importante”. In sostanza, dei 227 lavoratori precari, che, anche per dieci anni, sono stati operativi all’interno dell’azienda con contratti flessibili, 100 da oggi non risultano più interinali, ma direttamente sotto contratto a tempo indeterminato con la Flex; gli altri 127, invece, hanno ottenuto un contratto a tempo indeterminato con le agenzie di somministrazione e di questi 127, 100 sono stati distaccati permanentemente, attraverso il cosiddetto staff leasing, all’azienda giuliana.Gli ultimi 27 sono sempre a tempo indeterminato con l’agenzia, ma non destinati in modo esclusivo a Flex.
“Finalmente – spiega il segretario generale della Fim Cisl FVG, Gianpiero Turus – si è messo fine ad una situazione di precariato assoluta, che al tempo era stata giustificata dall’azienda in base all’andamento altalenante del mercato dell’elettronica. Oggi, il nuovo assetto stabilizza il personale, nel senso delle tutele e della continuità”. L’accordo – per la Cisl FVg – rappresenta, dunque, un modello da applicare anche ad altre realtà regionali, comprese quelle del terziario dove si registrano situazioni di flessibilità esasperata. “E’ chiaro – concludono Billiani e Turus – che quello della Flex costituisce un prezioso viatico per ragionare anche ai tavoli già aperti con altre aziende, ed un punto di partenza per dare stabilità a posizioni professionali attualmente ancora scoperte da garanzie e tutele, in primo luogo di continuità reddituale”.
L’effetto decreto dignità
Che cosa insegna e che cosa si può esportare di questo caso? “Nelle aziende che hanno una componente sindacale solida e strutturata – spiega Billiani – è possibile sedersi a un tavolo e ragionare. Le prime applicazioni del decreto dignità avevano in molti casi portato le aziende a sacrificare la continuità dei lavoratori, attraverso a un ricambio ancora più veloce delle persone occupate, per evitare la cosiddetta causale che scatta dopo i primi 12 mesi: è chiaro però che questo significa rinunciare a professionalità già inserite, preparate, formate, e che alle aziende stesse non conviene. Ecco perché proprio il decreto dignità può portate a decidere per una stabilizzazione, ma solo se il nuovo quadro normativo viene affrontato con responsabilità e serietà dalle parti sociali, nel tentativo di trovare una soluzione che convenga a tutti.
Destini diversi
100 all’azienda, 127 all’agenzia per il lavoro: destini diversi, seppure accomunati dal tempo indeterminato. Chi ha festeggiato di più in azienda? “E’ innegabile che chi è stato assunto direttamente da Flex si sia sentito più gratificato – spiega Billiani, che si occupa direttamente dei contratti somministrati – ma la questione ha diverse chiavi di lettura-. Innanzitutto, è innegabile che il tempo indeterminato di adesso, post articolo 18 diciamo, non sia più quello di una volta: se una impresa finisce in cattive acque non ci sono le garanzie forti dell’art. 18. In questi casi, essere invece legati a tempo indeterminato all’agenzia per il lavoro (in questo caso: Manpower, Openjob Metis e Adecco) e non direttamente alla ditta può dare un vantaggio, perchè l’agenzia ha tutto l’interesse a ricollocare il lavoratore, al quale deve comunque corrispondere un’indennità di disponibilità pari a 750 euro. Non solo: per favorire il ricollocamento il contratto collettivo della somministrazione ha previsto una procedura di formazione e riqualificazione che deve essere attivata per tutti i lavoratori assunti a tempo indeterminato per i quali sia cessata la missione presso l’azienda utilizzatrice e in riferimento ai quali l’agenzia non sia più in grado di individuare nuove missioni di lavoro”.
Best practice
Per l’accordo Flex manca ancora la firma definitiva che arriverà prevedibilmente entro dicembre (ma c’è il verbale della riunione al ministero dello Sviluppo). “Siamo disponibili a dare informazioni e ragguagli nelle situazioni che potrebbero avvantaggiarsi della nostra esperienza“, fanno sapere dal sindacato.