La finanziaria – prudente – del NordEst che vorrebbe vedere l’educazione finanziaria insegnata a scuola

Una «prudente strategia d’investimento che le ha consentito di rimanere indenne in un anno complicato e difficile per la maggior parte degli investitori»: Lir – la holding di Mario ed Enrico Moretti Polegato, che nel ramo industriale detiene il 71% di Geox, azienda quotata alla borsa di Milano, e il 100% di Diadora – chiuderà il 2018 con una net equity intorno al miliardo di euro e una liquidità in ulteriore crescita che supera per la prima volta nella sua storia i 400 milioni di euro. Un tesoretto, insomma, in un periodo nel quale le certezze sono poche.

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(nella foto la sede trevigiana)

«Abbiamo avuto conferma della efficiacia di un atteggiamento cauto, in un contesto economico e finaziario difficilmente intelleggibile» commenta Alessandro Frigerio, direttore generale Lir. «Siamo in una fase di interventi non convenzionali da parte delle principali banche centrali mondiali, la stessa Brexit è ancora un elemento nuovo e di difficile lettura, come resta un’incognita la fine del quantitative easing annunciata dalla Bce».

In particolare, a fronte di una liquidità meno abbondante, «le banche – si legge nella nota di Lir – saranno costrette a tornare sul mercato primario attraverso emissioni che vadano a sostituire la liquidità ottenuta dalla Bce e che dovrà essere restituita. Tale raccolta di capitali sarà vitale per poter rispettare i vincoli di Basilea. Chiaramente l’auspicio è che non accada, ma non si può escludere la possibilità che di fronte a tale scenario gli istituti di credito possano ridurre gli impieghi. In tal caso sarebbero auspicabili provvedimenti governativi finalizzati a favorire il finanziamento delle piccole e medie imprese».

La scelta di Lir è stata di «non cavalcare le oscillazioni del mercato sperando di trarne vantaggio come hanno fatto altri gestori, anche lasciando su conti correnti e di deposito la liquidità che in questo senso è stata “congelata” rispetto all’acquisto di titoli rischiosi». Una strategia che non ha impedito alla finanziaria trevigiana di «approfittare di eventuali opportunità createsi sui mercati: un obiettivo raggiunto nel corso della seconda parte dell’anno, periodo in cui si sono colte alcune occasioni decisamente interessanti in ambito immobiliare sul mercato domestico e internazionale». Le operazioni riguardano in particolare immobili – in Italia ed in Europa – sui quali esisteva da tempo un interesse, ma con valori che finora non erano stati ritenuti congrui.

Il quadro generale resta complesso, e ne fa parte «il problema degli investimenti privati penalizzati da un eccesso di emotività e anche spesso da una scarsa conoscenza delle dinamiche dei mercati. A volte a mancare sono le basi, come la differenza fra una azione o una obbligazione», sottolinea Frigerio. Vista dal Veneto, questa lacuna appare ancora più grave nella gestione delle famiglie oltre che delle imprese. Di qui la proposta: «È fondamentale inserire corsi di educazione finanziaria come materia obbligatoria nei programmi scolastici al fine di avere cittadini consapevoli e in grado di capire i rischi e le opportunità legati alla pianificazione degli investimenti». Un quadro di maggiore informazione, insomma, crerebbe un contesto più maturo per le famiglie e più stabile per le imprese, evitando ad esempio le ondate conseguenti al panico che si crea in alcuni momenti.

Qualche tempo fa un sindacato, la Femca Cisl, aveva proposto di portare l’educazione in fabbrica: una idea nata dall’allarme indebitamento per i lavoratori trevigiani e bellunesi. In alcune grandi aziende quasi un dipendente su 10 sta usufruendo della cessione del quinto dello stipendio, prestito personale a cui possono accedere i dipendenti con contratto a tempo indeterminato, ma anche i pensionati. Si tratta di un finanziamento concesso da finanziarie di varia natura spesso caratterizzatoda interessi altissimi e dal fatto che la rata viene trattenuta direttamente dallo stipendio (o dalla pensione) per un importo che non può essere superiore a un quinto della busta paga. È una delle forme di finanziamento più richieste in Italia.