Comuni sempre più piccoli, abitanti sempre più anziani, un rinnovato ruolo delle città e un territorio tra i più inquinati e cementificati d’Europa. Il Veneto va al voto, e conviene guardare al punto di partenza.
Sono 321 Comuni del Veneto in cui si vota: il 57% del totale, dove lavorano 188.255 imprese, e di queste 54.427 sono artigiane. Ecco perché Confartigianato Veneto ha voluto osservare la scadenza un po’ più dall’alto, salendo sui tanti campanili e cercando di cogliere elementi comuni e trasformazioni significative in corso, per poi metter nero su bianco considerazioni e proposte.
“Il rinnovo delle amministrazioni comunali, fissato il 26 maggio in concomitanza al voto per il Parlamento europeo, potrebbe essere considerato un fatto squisitamente locale. Sono emerse situazioni di importante rilievo, che ci hanno suggerito di indicare sia ai candidati al governo dei Comuni al rinnovo che anche a coloro che guidano le amministrazioni la cui scadenza è più avanti, alcune linee prioritarie di intervento, trasversali a tutto il Veneto, in raccordo con le politiche Europee e le scelte della Regione che ricadono sul nostro territorio“, ha detto il presidente Agostino Bonomo.
Il punto di partenza è una lettura dei dati che coglie i cambiamenti demografici e le dinamiche degli insediamenti produttivi e occupazionali: “Serve a cogliere i fattori nei quali, a nostro parere, i Comuni Veneti e la Regione dovranno fare squadra, condividendo strategie e iniziative per affrontare i cambiamenti, sia per coglierne le opportunità che per reagire con modalità efficaci. Ci siamo dati un titolo: ripartire dalle Comunità per uno sviluppo sostenibile. Vorremmo concorrere a rilanciare il significato autentico di Comunità, ponendoci chiaramente dalla parte dello sviluppo sostenibile, a nostro parere scelta obbligata per il Veneto e coerente con le caratteristiche del suo patrimonio culturale, ambientale, sociale e imprenditoriale”, aggiunge Bonomo.
Dai dati emerge inesorabile il dato dell’invecchiamento della popolazione e la tendenza della maggioranza dei comuni a diminuire gli abitanti. Più vecchi e più piccoli, con la popolazione al lavoro che asseconda logiche insediative lungo i noti e meno noti assi infrastrutturali della crescita. Emerge il dato della diminuzione della popolazione giovanile, già interessata, peraltro, ad emigrazioni post laurea. “E’ una situazione che chiama in causa la questione del sostegno alle famiglie e che invita tutti, Comuni compresi, a cercare di offrire soluzioni di welfare adeguate a trattenere competenze e a migliorare contesto eservizi che aiutano il mettersi in proprio”, è la tesi dell’associazione.
L’arco di proposte va dalla sfida della crescita sostenibile, mettendo al centro la salvaguardia dell’ambiente; per continuare con gli obiettivi legati al consumo del suolo, che significa anche riqualificazione insediativa e governo dei flussi di traffico; proseguendo con l’inclusione sociale (mobilità delle persone, digitale e welfare); rilanciando l’attualità dell’associazionismo tra comuni, come necessaria risposta, unitamente all’invito ad un approccio strategico più efficace e meno frammentato. “Emerge dalle nostre proposte, in modo chiaro, un invito a fare sistema. Tema usato e forse abusato, ma sempre attuale, vorrei dire drammaticamente attuale. Lo sperimentiamo nell’attività ordinaria e ogni qualvolta un evento imprevisto ci coglie impreparati. Non basta la generosità della solidarietà, che non manca certamente ai veneti, per porre rimedio a posteriori ed in poco tempo ad una mancata programmazione e rigorosa attuazione. Lo stesso utilizzo delle risorse comunitarie, per progetti di riqualificazione territoriale, ad esempio, ha bisogno di una paziente collaborazione e progettazione condivisa tra i soggetti pubblici coinvolti e con la collaborazione virtuosa dei privati”, spiega ancora il documento di Confartigianato.
In campo una task force di otto esperti, per mettere a punto idee e proposte. A cominciare da Sergio Maset, sociologo, che spiega: “Il Veneto è passato da 2 milioni di abitanti nel 1871 ai 5 di oggi, passando diverse fasi fino all’attuale ritorno della centralità delle città. Oggi 4 milioni di persone, pari al 79%, abitano nell’area centrale da Verona a Venezia, dove lavora l’82% degli occupati. La contrazione del numero di micro imprese manifatturiere ha comportato anche una dispersione dei posti di lavoro sul territorio e una tendenza alla concentrazione in alcuni addensamenti produttivi. Il lascito di quella stagione è, fra l’altro, un numero consistente di capannoni spesso al di fuori delle zone industriali significative e meno collegate“.
Fra i temi su cui ragionare ci sono la mobilità, i trasporti, la qualità della vita, una copertura ancora solo parziale della banda ultra larga – come sottolinea l’economista Stefano Micelli – e una necessaria diffusione di competenze digitali anche nei comuni, e ancora nuove politiche di innovazione sociale, uno sviluppo che per essere sostenibile deve guardare ben oltre il singolo mandato amministrativo, nuove politiche di aggregazione dei comuni. In altre parole, ripartendo dalle comunità.
Se le tendenze demografiche e i nuovi addensamenti occupazionali pongono problemi inediti per la realtà dei comuni veneti. Anziché indugiare sull’allarmismo, Confartigianato Imprese Veneto ha analizzato la situazione in chiave di “crescita sostenibile” proponendo piste di lavoro che i comuni sono chiamati a valutare e condividere anche valorizzando lo strumento dell’associazionismo. Confartigianato ha chiesto i contributi di Roberto Cavallo, Luca Della Lucia, Federico Della Puppa, Sergio Maset, Stefano Micelli, Antonella Pinzauti, Michele Polesana ed Ermete Realacci, raccolti in una pubblicazione che portata all’attenzione dei candidati Amministratori e di tutti i comuni.