Un tempo, per cronometrare una gara di sci, occorreva collegare con un cavo l’arrivo e la partenza (o rinunciare alla precisione). Una opportunità per uno sciatore studente di Ingegneria come era al tempo Roberto Biasi, che con il fratello Vinicio nel 1989 ha dato vita a Microgate, sede a Bolzano, area industriale sud, con 7.500 metri quadri e ampio spazio per i laboratori.
Dei 45 dipendenti, 16 sono ingegneri nei diversi ambiti (elettronica, informatica, aerospaziale), sei con dottorato di ricerca. La produzione è allineata con l’intero processo di sviluppo tecnologico svolto all’interno: progettazione, prototipizzazione e produzione, dall’hardware al design, dai software ai test finali. Sessanta distributori in 33 Paesi, e nel 2010 è nata Migrogate Usa a Mahopac.
All’interno dello stabilimento formazione e ricerca procedono a contatto con i più avanzati centri di sviluppo internazionali «e sono una priorità assoluta» chiarisce Biasi.
Primo prodotto, nato dalla prima innovazione, un apparecchio per misurare con accuratezza i tempi di una discesa o uno slalom. Da quel primo ingresso sul mercato l’azienda si è imposta praticamente in ogni campo nel quale ci sia un risultato sportivo da misurare, comprese le corse dei cammelli e quelle dei falchi in Medio Oriente, e con tutta una serie di prodotti collaterali (fotocellule, schermi a led o pixel, cancelletti di partenza e collaborazioni con aziende come FinishLynx).
Oggi fra gli eventi cronometrati con strumenti Microgate ci sono il Rally di Montecarlo e Giro d’Italia, Tour de France e de Suisse, ma anche competizioni più particolari come quelle che vanno per la maggiore negli Emirati Arabi Uniti. Per la falconeria, 6 mesi di gare all’anno, c’è un team di 14 persone presente sul posto: «Un falco non taglia il traguardo come un atleta – spiega Roberto Biasi – per questo, essendo imprevedibile il punto in cui passerà, abbiamo creato una sorta di muro virtuale. Ogni animale è dotato di un anello con tecnologia Rfid». Ma non c’è solo il falcon management: più facile intercettare un cammello vincitore, altra tipologia di gara molto apprezzata sia per la velocità che per la resistenza, e ci sono anche – sempre fra Dubai e Abu Dhabi – gare di immersione o di precisione nello sparo.
Oggi Microgate ha quattro diversi ambiti: professional timing (per gli sportivi di professione), Training&sport (sistemi per valutare le performance sportive), medical rehab (dispositivi per il recupero dopo infortuni o per evitarli) ed engineerging (sistemi avanzati per il controllo di telescopi e ottica adattiva) e copre con la sua rete di vendita 30 Paesi in 4 continenti. Fra i clienti la European southern Observatory, la Federazione italiana cronometristi, la Federazione italiana di atletica leggera, i più prestigiosi club di calcio europei e le principali cliniche riabilitative in Italia e all’estero.
Solo nello sport, per citare alcuni nomi, ci sono Milan, Juventus, Real Madrid, Chelsea e Liverpool nel calcio, Toronto raptors e Benetton Treviso nel basket, università e centri di allenamento. Anche i test di accesso e le prove dell’Esercito italiano vengono monitorate secondo diversi parametri fisici e mentali: lo scorso marzo due atleti dell’Esercito sono stati allenati con un metodo di formazione cognitiva e atletica per affrontare una corsa di 330 chilometri con 24mila metri di dislivello.
Nel frattempo è nata Mpd (Micro Photon Devices), una compagnia compartecipata dal Politecnico di Milano; primo prodotto dello spin-off è un contatore di fotoni, già acquistato da Nasa, Hewlett-Packard, Novartis, Mit, con grandissime potenzialità di applicazione nell’ambito delle tecnologie biomedicali, industriali e delle telecomunicazioni: si tratta di poter acquisire il singolo quanto di luce, una capacità utilizzata in un settore in rapida crescita come il quantum computing.
E c’è anche la tecnologia dell’azienda altoatesina fra quelle che hanno contribuito a realizzare le foto del buco nero diffusa qualche tempo fa, partecipando alla realizzazione delle antenne di Alma, uno degli osservatori dell’Event Horizon Telescope, sull’altopiano di Chajnantor in Cile. Le antenne del radiotelescopio devono muoversi tutte insieme come fossero una sola, e per correggere le deformazioni della struttura dovute all’irraggiamento del sole ed alla forza del vento è stato sviluppato uno strumento in grado di rilevare minime flessioni della struttura, ovvero variazioni di inclinazione nell’ordine di 1 millimetro ogni 10 chilometri.
Nella nuova sede Microgate ha trovato spazio anche Pro Motus, un laboratorio per mettere a disposizione dell’atletica e degli allenamenti – ma anche di chi si è infortunato o di chi ha bisogno di fare riabilitazione – gli strumenti più innovativi. Un team si occupa di neuroscienze e allenamento cognitivo, da applicare sia nel caso di disturbi che colpiscono minori o soggetti che hanno subito un trauma.
«La nostra filosofia è unire una cura quasi artigianale del prodotto con un altissimo controllo e un approccio industriale per avere la necessaria affidabilità – spiega Biasi -. Qui l’innovazione è continua, ogni singolo prodotto porta ogni volta con sé contenuti nuovi e diversi. Abbiamo scelto di tenere il nostro know how completamente all’interno, evitando di affidare all’esterno alcune fasi di lavorazione, ma al tempo stesso cresciamo con una forte integrazione con gli istituti di ricerca, non solo italiani».
L’export ha superato l’80%, verso gli Stati Uniti, gli Emirati Arabi, i Paesi Eu, il Far-East. La sfida, in azienda, è trattenere e attrarre nuovi talenti, un tema comune all’intero Alto Adige.