Mentre all’ultimo vertice su Wanbao-Acc al Ministero dello Sviluppo economico la proprietà cinese ha chiesto un mese di tempo per valutare la possibilità di nuovi investimenti o decidere la cessione a un altro soggetto, oggi è il giorno di una senteza attesa che riguarda la crisi dell’azienda prima dell’ingresso della nuova proprietà. E’ infatti stato assolto Luca Amedeo Ramella, già ceo del Gruppo Acc e imputato di bancarotta fraudolenta e altri reati legati alla mala gestio del Gruppo stesso.
E le reazioni sono molto accese, a cominciare da quella di Maurizio Castro, che è stato commissario straordinario ACC Compressors durante l’amministrazione straordinaria.
“Di fronte alla sentenza emessa oggi pomeriggio dal GUP di Pordenone che ha assolto Luca Amedeo Ramella dalle imputazioni di bancarotta a suo carico, rimane ancora senza risposta una domanda di fondo: se è vero infatti che quello del Gruppo Acc è un dissesto da 450 milioni di euro, e se non ne è responsabile chi ha guidato l’azienda per conto dei fondi speculativi che la controllavano, chi è allora il responsabile d’un simile disastro? Dobbiamo credere che si sia trattato solo di sfortuna? Da manager, non ci credo, e non ci credono neanche i lavoratori, i sindacati, le istituzioni che si sono impegnate in un salvataggio drammatico.
Non posso d’altronde non ricordare come si sia andati a processo solo in virtù della mobilitazione istituzionale e sociale contro la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Pordenone, prima, e, poi, in virtù dell’intervento della Procura Generale della Corte d’Appello di Trieste che ha chiesto e ottenuto da un GIP diverso da quello di oggi il rinvio a giudizio dell’imputato, accusato di uno dei più gravi dissesti della storia industriale degli ultimi decenni.
Si tratta di un quadro fortemente anomalo, dunque, che mi obbliga, giuridicamente e moralmente, ad appellare la sentenza di Pordenone in ogni forma e sede utile e continuare a chiedere che sia accertata la responsabilità degli autori di quello stesso dissesto, che ha desertificato uno dei patrimoni tecnici e occupazionali più significativi del Nordest.
Sono fiducioso che i prossimi gradi di giudizio rendano finalmente giustizia a una comunità profondamente ferita”.
Anche il sindacato reagisce con forza e definisce “Una presa in giro di tutti i lavoratori e le lavoratrici, soprattutto in questo momento così delicato per la Wanbao”. L’assoluzione del Tribunale di Pordenone dall’accusa di bancarotta fraudolenta a carico dell’ex manager di Acc Luca Amedeo Ramella, per Mauro Zuglian della Fim Cisl Belluno Treviso, “non rende giustizia ai lavoratori Wanbao-Acc”.
“Per la legge italiana nulla è successo, nulla è accaduto – dichiara Zuglian -. Purtroppo la sentenza è in linea con la richiesta di archiviazione del sostituto Procuratore di Pordenone. Avevamo esultato dopo che tale decisone era stata ribaltata, ma oggi le nostre speranze si sono infrante. A nulla sono riuscite le nostre ricostruzioni in un processo così difficile e complesso, infarcito di perizie e contro perizie. La realtà dei fatti non è riuscita ad emergere in maniera chiara ed inequivocabile, forse anche per l’esperienza degli accusati. Le condizioni attuali della Wanbao-Acc sono frutto anche di quella che per noi rimane una cattiva gestione, purtroppo chi ne sta pagando il prezzo sono ancora i lavoratori e le lavoratrici”.
Lo scenario attuale vede ha visto – nell’incontro al Mise tra la delegazione aziendale cinese guidata dall’amministratore delegato del gruppo Haijiang Lu, le federazioni di categoria nazionali e territoriali di Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil, Regione Veneto e Governo – i rappresentanti della Fim Cisl territoriale e nazionale presenti al tavolo, rispettivamente Mauro Zuglian e Alessandra Damiani, chiedere ai vertici aziendali “chiarezza, una volta per tutte, sulla possibilità di realizzazione degli obiettivi annunciati nel piano industriale del 2017, che prefigurava la nascita, nel 2020, del più grande insediamento produttivo in Europa nel settore dei compressori grazie a un investimento di 50,7 milioni di euro che avrebbe permesso il rafforzamento dell’ufficio Ricerca e Sviluppo, l’introduzione di nuovi compressori e, come dichiarato nel successivo business plan, quello del 2018, di una nuova linea produttiva che avrebbe consentito un aumento della marginalità del prodotto”.
Quanto alla sentenza, anche la Regione Veneto valuta l’appello: “Da diversi anni la Regione del Veneto segue da vicino la vicenda di Acc Compressors, importante realtà produttiva inserita in una filiera strategica a livello nazionale. Non possiamo dimenticare la reticenza da parte della gestione Ramella nel rispondere alle richieste di chiarimento che avanzammo io e le rappresentanze sindacali, di fronte al drammatico peggioramento del quadro finanziario e produttivo dell’azienda” dice Elena Donazzan, assessore al lavoro della Regione del Veneto. “Le responsabilità avute da Ramella per l’epilogo della vicenda, che ci ha portati a individuare una soluzione estrema per salvarla, a me paiono evidenti – conclude Donazzan –. Faccio fatica a comprendere l’odierna sentenza e attendo di leggere le motivazioni per impegnare la Regione in un eventuale appello”.