Il sindaco, Luigi Brugnaro, lo dice chiaramente: altro che nove settimane di ammortizzatori sociali, servirà un anno a Venezia – già messa a dura prova dall’acqua granda del 12 novembre scorso – per rialzarsi: «E i conti fatti dal Governo sulal cifra necessaria a far fronte all’impatto economico del virus non tornano: siamo a disposizione, come città, per aiutare a mettere a punto i prossimi provvedimenti».
Intanto gli hotel veneziani segnano -98% di fatturato rispetto all’anno scorso: «Il resto di Italia non se la passa bene, ma Venezia vive la situazione peggiore in assoluto – spiega il direttore dell’Associazione veneziana albergatori Claudio Scarpa -. Parliamo di 10mila lavoratori in cassa integrazione o licenziati e di centinaia di imprenditori che dovranno ricominciare da zero, in una situazione di criticità che si riverbererà sulla città per il mancato incasso della tassa di soggiorno, dei biglietti di trasporto pubblico e dei musei». La situazione è aggravata dal fatto che «i portali di prenotazione alberghiera hanno mostrato agli albergatori il loro vero volto, e non è un volto amico. Si sono arrogati il diritto di cancellare le prenotazioni giunte, senza nemmeno consultare gli albergatori e trattenendo il denaro che era stato versato da parte dei clienti».
Era stato un successo di Federalberghi (di cui Ava fa parte), in un dialogo con il Governo, ottenere di inserire nel decreto la norma sui voucher, per equilibrare gli interessi dei clienti e quelli degli alberghi, imprese che in questo momento di crisi di liquidità non avrebbero potuto far fronte alle richieste di restituzione delle caparre: «I portali invece restituiscono le somme incassate per conto degli esercenti, o le chiedono agli operatori stessi: a tutti stiamo consigliando di revocare i Rid concessi».
A Venezia sono tante le prenotazioni in sospeso: agli ospiti che avevano già acquistato la vacanza gli albergatori si sono offerti di offrire un voucher di pari valore, da usare nei prossimi 12 come previsto con il decreto legge Covid-19 del 16 marzo. «Questo avrebbe consentito agli albergatori di avere un minimo di riserve economiche consentendo dall’altro lato di mantenere i clienti, fidelizzandoli: non c’è garanzia che non scelgano un’altra destinazione – aggiunge Scarpa -. Ma alcuni portali di prenotazione mettono le mani nelle tasche delle imprese sostenendo che il loro contratto prevalga sulla legge nazionale. Stiamo quindi intervenendo, come Ava, con lo studio legale Bianchini e Busetto, a supporto delle imprese e a livello nazionale».
«Abbiamo inviato una circolare agli albergatori spiegando che i portali di prenotazione hanno mostrato il loro vero volto e che vogliono impadronirsi delle nostre imprese – conclude Scarpa -. Dobbiamo quindi prendere delle decisioni. In futuro, quando questa emergenza sarà finita, tra i portali di prenotazione e gli albergatori non sarà come prima».
Agenzie di viaggio in ginocchio
L’emergenza coronavirus sta mettendo in gravissima difficoltà il comparto delle agenzie di viaggio, dei tour operator e delle altre attività di prenotazione e assistenza turistica che in Veneto contano 1.038 unità con circa 3.900 addetti, per un fatturato medio annuo di oltre un miliardo di euro.
A causa della pandemia e del conseguente blocco della mobilità internazionale, per moltissime attività si prospetta un 2020 di fatto già concluso, con una perdita del fatturato altissima, variabile tra l’80 e il 90%.
Il presidente di Fiavet Veneto Confcommercio Giancarlo Reverenna sottolinea che nella regione è a rischio di sopravvivenza più della metà delle agenzie di viaggio, che per il 90% sono composte da 2-3 persone. Si tratta di microaziende molto radicate sul territorio, in buona parte specializzate in Incoming e Experience Travel la cui perdita porterebbe un danno per tutta la filiera: perderle vorrebbe dire perdere anche un argine allo sviluppo dei Grandi Tour Operator generalisti delle Multinazionali dell’on line, che si verrebbero a trovare in una situazione di oligopolio senza considerare che gran parte di questi non pagano le tasse in Italia.
Con il loro lavoro gli agenti di viaggio contribuiscono a mantenere l’intero settore del turismo a un livello di produttività che incide, a livello nazionale, per il 13% del Pil, impiegando migliaia di addetti e promuovendo il nostro Paese. In Veneto, regione leader sul fronte del turismo, le agenzie di viaggio tradizionalmente gestiscono flussi di visitatori molto significativi e importanti sia per numeri che per volume d’affari. “I contraccolpi sono pesanti, servono contromisure urgentissime – sottolinea Reverenna – In particolare è necessario prevedere un fondo rimborsi per il risarcimento alle scuole, cioè un sistema che consenta alle agenzie di emettere regolare fattura alle scuole per le spese anticipate per la prenotazione dei vari servizi relativi ai viaggi d’istruzione, per le quali i fornitori hanno applicato penali, in modo tale che le agenzie vengano pagate dalle scuole e queste possano poi rivalersi su questo apposito fondo, sarebbe la via più semplice, vista la difficoltà di gestione dei Voucher. La categoria chiede, inoltre, un contributo a fondo perduto per il mancato guadagno dell’anno con termini congrui di sostenibilità e per il sostegno al reddito non solo per i dipendenti ma anche per i titolari, sprovvisti di ammortizzatori sociali, nonché l’abbattimento totale dei tributi per l’anno in corso”.