Questo pomeriggio (27 ottobre), in videoconferenza, si è svolto l’incontro con il Ministero della Sviluppo economico sul futuro di Stefanel, che attualmente conta 200 lavoratori a livello nazionale e circa 70 in Veneto, la gran parte a Ponte di Piave.
Hanno partecipato oltre ai rappresentanti della Cgil, l’assessore Elena Donazzan con l’unità di crisi della Regione Veneto, che si sono confrontati con il commissario dell’amministrazione straordinaria, l’avvocato Raffaele Cappiello.
Il commissario ha illustrato l’esito della gara per la vendita dei due asset (Stefanel spa e Interfashon): una delle offerte è risultata non congrua, la seconda invece si è dimostrata priva delle garanzie finanziarie necessarie per ottenere l’assegnazione. La scelta dei finanziatori di quest’ultima di ritirare le garanzie è dipesa dai timori per l’andamento della pandemia. Quindi, per adesso, un nulla di fatto.
L’avvocato Cappiello ha però comunicato l’intenzione di proseguire, con una procedura negoziata, il contatto con il gruppo francese che ha avanzato la seconda offerta. Restano inoltre aperte alcune negoziazioni con altri soggetti, potenzialmente interessati all’acquisto. Il tempo a disposizione resta purtroppo pochissimo, perché la liquidità di cassa consente di arrivare solo a fine novembre.
L’amministrazione straordinaria ha infine informato che, anche a seguito della richiesta del sindacato, ci saranno delle riaperture parziali dei negozi, innanzitutto per quattro realtà: gli outlet di Levada di Ponte di Piave, Verona, Roma e Como. Gli altri 20 negozi apriranno invece a rotazione.
“Siamo preoccupatissimi – dichiara Tiziana Basso della Cgil del Veneto – per lo scenario che potremmo trovarci di fronte qualora il percorso di vendita non andasse a buon fine. E’ urgente che, a differenza di quanto accaduto fin qui, il Ministero ci tenga aggiornati sull’evolversi della situazione e, soprattutto, che si faccia carico della difesa di uno dei pochi marchi storici del tessile italiano rimasti”.
“Il futuro del sito di Ponte di Piace – ha aggiunto Christian Ianicelli della Filctem Cgil di Treviso – è fondamentale per l’intero tessuto produttivo provinciale. In una fase critica come questa sarebbe drammatico perdere decine di posti di lavoro legati non solo all’azienda Stefanel, ma all’indotto che rimarrebbe senza commesse decisive per la sopravvivenza di alcune piccole realtà. Non basta che l’esito della vendita sia positivo, è necessario che l’offerta sia congrua anche per quanto riguarda la tutela dei livelli occupazionali, con garanzie solide dal punto di vista economico e finanziario”.
“C’è grande allarme – conclude Margherita Grigolato della Filcams Cgil del Veneto – tra i lavoratori del commercio, in una fase di contrazione del settore, particolarmente acuta nelle catene di abbigliamento. Ci auguriamo che le aperture, seppur parziali, dei negozi possano tenere legata la clientela, da sempre affezionata ai prodotti del marchio, e che possano contribuire a chiudere positivamente la vendita”. Proprio Grigolato aveva avvertito sui rischi della riduzione della liquidità aziendale e aveva esortato a procede a riaperture, seppure limitate, dei punti vendita per non perdere la clientela storica e non dare un’immagine di amìbbandono.
Le Rsu “esprimono a nome dei lavoratori un sentimento di grande delusione e temono di vedere vanificati i sacrifici fatti in tutto questo tempo per tenere in vita l’azienda e pronti a riaprire i negozi. Sperano che al più presto ci siano novità positive. Non hanno nessuna intenzione di rassegnarsi al fallimento della Stefanel e alla perdita del proprio lavoro”, fanno sapere ancora i sindacati.
Il Mise si è impegnato a riconvocare il tavolo entro metà novembre.