Il Trentino due anni dopo la tempesta
Il primo pensiero va alle vittime del maltempo, Michela Ramponi e Denis Magnani.
C’è poi il dolore provato dall’intera comunità, che dopo la tempesta ha dovuto fare i conti con gli schianti e il dissesto idrogeologico. I danni hanno riguardato 20mila ettari di foresta. “Da allora, il bosco che i trentini considerano la loro seconda casa non è più lo stesso. Con il necessario sostegno della Provincia autonoma, il popolo trentino ha dimostrato la propria tenacia e, a partire dai mesi immediatamente successivi alla tempesta, ha saputo rimboccarsi le maniche per procedere con gli interventi per rimarginare la ferita provocata dall’evento. Affinché i boschi possano tornare ad essere verdi e solidi. Proprio come lo sono i trentini, gente forte e dalle profonde radici”.
La seconda vita degli schianti
In particolare il Servizio Opere Stradali con l’Ufficio Infrastrutture Ciclopedonali e la collaborazione del Servizio per il Sostegno Occupazionale e la Valorizzazione Ambientale della Provincia autonoma di Trento impegnato sul territorio con gli operai del “Progettone”, promuove il reimpiego del legname schiantato durante la tempesta “Vaia” dell’ottobre 2018 durante le normali operazioni di graduale sostituzione delle staccionate in legno lungo tutta la rete ciclopedonale lunga più di 420 km. Le targhette verranno posizionate in prossimità degli interventi stessi.
Nuove idee – e una startup musicale
La startup è un esempio quindi di economia circolare, di sostegno ai territori, imprenditoria giovanile e resilienza.
L’edificio in legno più alto d’Italia
A fare il punto a due anni dalla tempesta Vaia è PEFC Italia, organismo garante della certificazione di gestione sostenibile del patrimonio forestale e dei suoi prodotti che, subito dopo il disastro ha attivato la Filiera Solidale PEFC, unico sistema e logo pensato per sostenere le zone colpite dalla tempesta tramite legno proveniente dalle piante abbattute da Vaia.
In particolare, il legname abbattuto in Trentino da Vaia diventa ora da record. A Rovereto, nell’area ex Marangoni Meccanica, sta infatti prendendo forma il più grande edificio in legno d’Italia, vero e proprio simbolo di rinascita: con i suoi 9 piani per 29 metri, è destinato al social housing ed è costruito al 100% proprio con il prezioso legno degli alberi caduti, grazie al lavoro di aziende certificate PEFC e aderenti alla Filiera Solidale, a partire dal general contractor Ri-Legno.Il progetto comprende anche un altro palazzo di 5 piani sempre realizzato con legname da schianti: gli edifici sono stati realizzati da Ri-Legno Srl su commissione di Rovim Srl e Finint nell’ambito di un progetto di social housing; il legname strutturale, che costituisce il 90% del totale, è stato ingegnerizzato, fornito ed installato da X-Lam Dolomiti: si tratta di pannelli realizzati con legno trentino proveniente da legname schiantato da Vaia della Magnifica Comunità di Fiemme e di Primiero.Scegliere il legno per la realizzazione dell’edificio ha permesso di ridurre drasticamente l’impronta climatica dell’opera, il legno infatti è un vero e proprio deposito di Carbonio che viene assorbito come CO2 tramite la fotosintesi delle piante: in ogni metro cubo di legname è stoccato il carbonio corrispondente a 0,92 t di CO2 . A questo si aggiunge che il legno ha un costo energetico di produzione e smaltimento molto basso in relazione alla materie concorrenti (calcestruzzo, metalli), con un risparmio medio di 0,7 t di CO2 per mc di legno impiegato.“Il risparmio di emissioni rispetto all’edilizia tradizionale è dell’ordine del 50-70%: quella che abbiamo di fronte è il futuro dell’edilizia, un elemento centrale del green deal cui l’Italia è chiamata a partecipare per contribuire all’obiettivo di ridurre le emissioni del 55% e contenere gli effetti della crisi climatica, come indicato dall’UE”, commenta Francesco Dellagiacoma, neo eletto presidente del PEFC Italia.“Parliamo, nello specifico, di uno straordinario esempio di edilizia sostenibile – dichiara Lavinia Sartori, titolare di Ri-legno – e a livello generale di un modello esportabile di rigenerazione urbana. L’intervento si inserisce infatti in un più ampio piano di riqualificazione, che si apre con la bonifica di uno spazio che era stato contaminato dalle precedenti occorrenze e che ha tra le altre cose il pregio di ricucire gli strappi di una porzione di tessuto urbano che attendeva da tempo una valorizzazione”.
Il progetto sarà caratterizzato anche da un valore aggiunto dal punto di vista sociale: le due palazzine – che saranno inaugurate nei prossimi mesi – ospiteranno nei 500 mq per piano 68 famiglie nell’ambito di un progetto di Social Housing che offrirà alloggi e servizi abitativi a prezzi contenuti, destinate a persone considerate più bisognose (anziani, disabili, migranti), e anche a giovani, famiglie monoparentali, studenti, lavoratori precari.
Val di Fiemme contro
il cambiamento climatico
La tempesta distrusse in Italia oltre 42mila ettari di boschi, di questi quasi 20mila in Trentino. La risposta alla crisi clidue matica parte proprio da qui: dalla resilienza e la resistenza del bosco.
Tre miliardi di danni, 8 morti, oltre 42 mila ettari di boschi interessati: è riassumibile in questi dati la devastazione provocata dalla tempesta Vaia nell’arco alpino – dalla Lombardia al Friuli – la sera del 29 ottobre 2018. A distanza di due anni, sono 552 i cantieri aperti per liberare il territorio dagli alberi abbattuti: ben 345 le imprese coinvolte.
Oggi, è proprio da questi boschi che parte la risposta alla crisi climatica: in particolare dalla resilienza e la resistenza delle foreste di proprietà della Magnifica Comunità di Fiemme, che ha scelto di verificare gli impatti positivi della gestione forestale responsabile sui servizi naturali offerti dai boschi, attraverso la procedura messa a punto da FSC, la Ong internazionale che opera per la gestione forestale responsabile.
Recentemente la “Magnifica” ha raggiunto, infatti, il nuovo traguardo di questo percorso di sostenibilità: la verifica e la quantificazione degli impatti della gestione forestale su aspetti come stock di carbonio (1.923.368 tonnellate di CO2 sequestrate ogni anno), salvaguardia della biodiversità e conservazione della qualità dell’acqua (i rimboschimenti effettuati negli ultimi 20 anni ammontano ad oltre 400 ettari), nonché le ricadute positive sui servizi turistici e ricreativi offerti al territorio. Al progetto hanno partecipato l’Ente di Certificazione CSI, lo studio Gallozzi ed Etifor.
Estesa tra la valle omonima, la Val di Fassa e l’Alto Adige, l’antica vicinìa “Magnifica Comunità di Fiemme”, in Trentino, gestisce fin dalle sue origini (nel lontano 1111) l’esteso patrimonio arboreo dei Comuni di Moena, Predazzo, Ziano, Panchià, Tesero, Cavalese, Varena, Daiano, Carano, Castello-Molina e Trodena: qui le foreste sono da sempre il fulcro dell’economia e della società locale, e il loro utilizzo responsabile ha permesso la trasmissione di questa immensa ricchezza fino ai giorni nostri.
A riconferma di questo impegno secolare, nel 1997 la “Magnifica” ha deciso, prima realtà in Italia e di tutto l’arco alpino, di dare garanzia di queste pratiche attraverso l’adesione agli standard di gestione forestale FSC; ciò ha permesso inoltre un maggior riconoscimento a livello nazionale e internazionale dell’origine sostenibile dei prodotti forestali, tra cui i segati e il tavolame di abete rosso e bianco, di larice, di pino silvestre e cembro.
“Con quest’ultima verifica la Magnifica Comunità di Fiemme sarà in grado di trasmettere all’opinione pubblica la consapevolezza che le proprie foreste possiedono una valenza ben superiore al quantitativo di alberi e di legname che sono grado di produrre” è il commento di Giacomo Boninsegna, Scario della comunità. “L’ossigeno che respiriamo; l’acqua pura che beviamo; la stabilità idrogeologica del territorio in cui viviamo; la biodiversità da cui dipendiamo e che rende meraviglioso il nostro territorio, sono tutti elementi di vitale importanza”.
La verifica presentata dalla Magnifica arriva a pochi mesi di distanza da altre esperienze simili, a cominciare dalla prima verifica in Italia e nel mondo registrata a fine 2018 dal gruppo di certificazione Waldplus (2.706 ettari in Trentino – Alto Adige, Veneto e Lombardia), Azienda Agricola Rosa Anna e Rosa Luigia (406 ettari in Lombardia), Unione dei Comuni Valdarno e Valdisieve (1.448 ettari in provincia di Firenze, Toscana) ed ERSAF – Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste (16.594 ettari in Lombardia).
“Questo nuovo traguardo segna un ulteriore passo avanti nella valorizzazione della gestione forestale responsabile nel nostro Paese” commenta di Diego Florian, Direttore di FSC Italia. “È attraverso la promozione di questi servizi, la spinta verso una maggiore resilienza, le partnership per gli obiettivi e la comunicazione dei benefici apportati che prepariamo territori e persone alla sfida più grande di questo secolo: i cambiamenti climatici e il nostro lascito alla generazioni future”.