Il sito di Veneto Lavoro ha pubblicato una breve analisi dell’Osservatorio Mercato del Lavoro sui primissimi impatti dello sblocco dei licenziamenti in regione. Il dato, temuto e per certi effetti inatteso, mostra che nei primi giorni di luglio non si è verificato un significativo aumento dei licenziamenti rispetto all’analogo periodo pre-Covid.
Il divieto previsto dal decreto legge 25 maggio 2021 è scaduto il 30 giugno scorso, perciò si sono prese in considerazione le comunicazioni di cessazione con effetto dal 1. di luglio e anche quelle datate 30 giugno, considerando anche che di solito la fine del mese è il momento in cui le imprese interrompono i rapporti anche per fini di semplificazione contabile.
Su tre giorni di “sblocco” e prendendo come termine di confronto i tre anni precedenti, dal 30 giugno (di fatto il primo giorno in cui le aziende potevano comunicare la cessazione del rapporto di lavoro) al 2 luglio 2021, i licenziamenti per motivi economici individuali e collettivi effettuati dalle imprese private non artigiane del manifatturiero (escluso il sistema moda) e delle costruzioni sono stati 194, un dato di molto superiore a quello del 2020, quando erano stati appena 40, ma in linea con quelli degli anni precedenti (185 nel 2019 e 179 nel 2018).
Le stesse considerazioni – sottolinea lo studio, che sarà presto ripetuto guardando ai dati della prima settimana di sblocco – possono essere fatte per quanto concerne le 107 imprese che hanno licenziato nei tre giorni considerati, e non si notano neppure differenze nel numero medio di licenziamenti per azienda (1,8).
Un effetto da notare è che mentre negli anni “normali” erano maggiori gli accadimenti a fine mese, ora – forse anche per maggiore sicurezza di rispettare le norme relative alla data di chiusura del rapporto da parte delle imprese – le differenze maggiori si concentrano nei primi giorni di luglio.
Dunque il blocco dei licenziamenti risulta avere avuto un effetto molto rilevante sia nel 2020 che durante quest’anno, ma è importante monitorare in futuro se questa compressione porterà ad un riallineamento più o meno violento.
I primi nodi
Il 9 luglio Fim Fiom Uilm di Padova hanno denunciato il primo licenziamento tramite lettera di un dipendente della RIRI di Padova, azienda che realizza accessori per la moda, zip, bottoni e altri componenti metallici.
Il licenziamento è stato motivato per cancellazione della mansione, ma – dice il sindacato – sono saltate tutte le intese e non è stato attuato alcun percorso alternativo per cercare di mantenere il posto di lavoro neppure tramite ammortizzatori sociali o percorsi di riconversione e formazione.
“Di fronte a questa decisione unilaterale e in totale mancanza di considerazione della recente intesa firmata fra le organizzazioni sindacali, le organizzazioni datoriali e il governo inerenti lo sblocco dei licenziamenti e la tutela dei lavoratori non possiamo che dirci indignati e profondamente preoccupati per gli scenari che potrebbero aprirsi a questo punto”, scrivono in una nota Fim Fiom Uilm Padova.