Stretto tra le mani della presidente nazionale di Donne Impresa, la bellunese Chiara Bortolas, il miele delle Dolomiti – uno dei pochi certificato Dop a livello italiano – è stato tra i più fotografati alla rassegna organizzata da Coldiretti a Roma per celebrare la Giornata Mondiale delle Api proclamata dall’Onu per tutelare le sentinelle dell’ambiente.
In mostra anche tutta la produzione tipica veneta che va dal ricercato miele di Barena fino a quello del Delta del Po, quest’ultimi indicati come sigilli di Campagna Amica. Sono quasi7mila di apicoltori professionisti e hobbisti a livello regionale – spiega Coldiretti Veneto – con un totale di 95mila alveari di cui il 19% sono certificati come biologici.
Tra le curiosità portate nella capitale da Padova anche il miele di Amorpha Fruticosa, pianta conosciuta come il “falso indaco” che si presenta nella tonalità del rosso carico e in fioritura proprio in questo periodo. L’influenza dell’andamento climatico provoca diversi effetti. L’annata scorsa – ricorda Coldiretti Veneto – registrava un calo produttivo intorno all’80% a causa delle gelate primaverili mentre le temperature di questi giorni stressano le api limitando l’attività di raccolta del polline e aggravando una situazione che ha visto dire addio a un vaso di miele italiano su tre proprio per effetto del clima, con sei eventi estremi al giorno tra siccità, incendi, bombe d’acqua e gelo che hanno compromesso pesantemente la vita nelle arnie.
Se la siccità penalizza le fioriture limitando la disponibilità del polline, il caldo incide sulla stessa attività delle api che – spiega Coldiretti – riducono la produzione di miele. Il risultato delle bizzarrie climatiche – precisa la Coldiretti – è un raccolto Made in Italy al di sotto dei 12,5 milioni di chili, tra i più bassi degli ultimi decenni, mentre le importazioni di prodotto dall’estero sono ulteriormente aumentate in quantità del 22% nei primi due mesi del 2022, secondo un’analisi Coldiretti su dati Istat, dopo che nel 2021 avevano raggiunto il valore di 24 milioni di chili (+15%).
Per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità, occorre – consiglia la Coldiretti – verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica. Il miele prodotto sul territorio nazionale, dove non sono ammesse coltivazioni Ogm a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina, è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti.
La parola Italia deve essere presente per legge sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale (Es. Miele italiano) mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’unione Europea, l’etichetta – continua la Coldiretti – deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della Ue” indicando il nome dei Paesi (ad esempio, se viene da Italia e Ungheria sul barattolo dovrà esserci scritto Italia, Ungheria); se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della Ue” con il nome dei Paesi, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della Ue”, anche qui con l’indicazione dei nomi dei Paesi.
In Italia – precisa la Coldiretti – si consuma circa mezzo chilo di miele a testa all’anno, sotto la media europea che è di 600 grammi ma un terzo rispetto alla Germania. Il Belpaese però vince in biodiversità con più di 60 varietà protagoniste. Secondo le elaborazioni Coldiretti sui dati del rapporto dell’Osservatorio nazionale miele in Italia ci sono 1,5 milioni di alveari curati da circa 73mila apicoltori dei quali oltre 2 su 3 sono hobbisti che producono per l’autoconsumo. In crescita la presenza di giovani con le aziende apicole condotte da under 35 che sono aumentate del 17% negli ultimi cinque anni secondo un’analisi Coldiretti su dati Unioncamere.
A proposito di miele e api: avete piantato una facelia nei vostri giardini o balconi?