Da oltre 50 giorni alcuni lavoratori della Wartsila di Trieste – oltre 700 posti di lavoro tra maestranze dirette e indotto, eccellenza nella produzione di motori per navi, casa madre finlandese – finiscono il turno e attaccano con il presidio per evitare che il sito produttivo sia svuotato: spesso arriva la solidarietà dei cittadini, sotto forma di pizze o altro cibo.
Solidarietà che si è fatta sentire anche il 3 settembre, nella manifestazione che ha mobilitato migliaia di persone in città. E’ una prova di politica industriale quella che si sta svolgendo, visti anche i numerosi casi di abbandoni da parte di multinazionali.
La via giudiziaria
In prima fila c’è la Regione autonoma Friuli VG, che proprio il 3 settembre ha portato lo scontro sul piano legale con un ricorso che contesta la carenza di alcuni elementi della procedura avviata da Wartsila per giungere alla chiusura della produzione e ai conseguenti licenziamenti. Il ricorso è anche finalizzato a porre in dubbio la costituzionalità della norma in materia di procedure di delocalizzazione.
E’ questo in sintesi quanto sottolinea l’assessore regionale al Lavoro rispetto al provvedimento che l’Amministrazione regionale ha depositato sabato scorso per contrastare le intenzioni della società riguardo allo stabilimento di San Dorligo della Valle. Viene contrastata con forza, come ha evidenziato l’esponente della Giunta regionale con la delega al Lavoro, la procedura avviata ma soprattutto il comportamento di Wartsila che potrebbe costituire un grave precedente per tutti i processi di delocalizzazione che dovessero essere messi in atto da qui in avanti in Italia.
Dal primo giorno in cui c’è stato l’annuncio dello stop agli impianti di Bagnoli della Rosandra, la Regione Friuli Venezia Giulia, come ricordato dall’assessore, ha chiesto alla società multinazionale il ritiro della procedura rispetto alla delocalizzazione produttiva e al licenziamento di 451 persone. Una richiesta avanzata – come ribadisce l’esponente dell’Esecutivo alla vigilia del prossimo incontro al ministero dello Sviluppo economico chiesto dal Governatore della Regione e previsto per il 7 settembre – a difesa del territorio e a difesa della capacità competitiva italiana. Oltre che a tutela del valore del lavoro a livello europeo.
Il ricorso presentato dalla Regione rappresenta una novità assoluta a livello nazionale nell’ambito delle procedure di delocalizzazione delle grandi imprese e contesta da un punto di vista procedurale la scelta di Wartsila e, come sottolineato dall’esponente della Giunta, dal punto di vista normativo la costituzionalità della stessa procedura. Per la prima volta in sede giurisdizionale la Regione avvia direttamente un’azione volta a tutelare il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni. Sempre facendo riferimento al ricorso depositato dalla Regione, l’assessore al Lavoro ha evidenziato come l’iter procedurale avviato da Wartsila abbia violato il diritto all’informazione della Regione Friuli Venezia Giulia.
La procedura così come è attualmente in essere, è quanto denunciato dalla rappresentante della Giunta, impedisce di fatto di praticare tutte le prerogative a difesa dei livelli occupazionali e produttivi del territorio regionale in cui l’impresa è insediata.
In una situazione è complessa, il richiamo è alla «massima collaborazione con tutti i soggetti istituzionali coinvolti, a partire dal ministero dello Sviluppo economico e il Governo». «È il momento di una riflessione, a livello locale ma anche nazionale, sul ruolo delle multinazionali in particolare in settori strategici», spiega Alberto Monticco, segretario generale Cisl Fvg, una esperienza sindacale avviata nel 1995 come delegato della Fim, allora Fincantieri – Grandi Motori Trieste, l’attuale Wartsila.
La manifestazione a Trieste contro la delocalizzazione della produzione di motori navali annunciata da Wärtsilä e contro i 461 licenziamenti annunciati, “sta assumendo una valenza importante sia a livello territoriale, che nazionale. Non solo è prevista un’importante e sentita partecipazione di molte altre realtà lavorative e sindacali del territorio e della regione, ma anche da tutti gli altri poli industriali della navalmeccanica italiana. Quella che si è tenuta è una vera e propria manifestazione nazionale ed è il primo segnale che il sindacato dei metalmeccanici mette in campo per difendere tutta l’industria nazionale – ha detto Roberto Benaglia, segretario generale Fim Cisl – La vertenza Wärtsilä sta suscitando tanta solidarietà e attenzione perché è l’emblema di quello che non vogliamo capiti a tutto il Paese, ovvero la fine dell’industria e la scomparsa di buoni posti di lavoro”.
Intanto la nave nave coreana UHL Fusion, inviata da Daewoo per caricare i motori prodotti in azienda, sembra avere rinunciato all’attracco annunciato.
La convocazione al Mise per un incontro presieduto dal ministro Giorgetti è fissato per il 7 settembre alle 15.