La Giunta regionale del Veneto, con delibera proposta dall’assessore alla Sanità, alle Politiche sociali e alla Programmazione sanitaria, ha istituito la Rete Regionale delle Banche del Latte Umano Donato.
Nel Veneto le banche (BLUD) sono 5, attive presso i reparti neonatali di Cittadella (PD), Padova, Treviso, Verona e Vicenza: quest’ultima ha avviato anni fa una premiata collaborazione fra pubblico e privato. Pur rispettando tutte le indicazioni nazionali, si sono sviluppate negli anni contraddistinte da alcune varianti legate ad adeguamenti alle realtà locali. Con il provvedimento varato, viene superata la complessità dovuta alla specificità delle singole banche, uniformando le variegate esigenze territoriali a cominciare dalle modalità di coinvolgimento di tutti i punti nascita della regione secondo il modello previsto dal Piano Socio Sanitario Nazionale.
“La possibilità di istituire reti cliniche e assistenziali regionali è espressamente prevista dallo stesso Piano Socio Sanitario Regionale al fine di delineare un’articolazione in grado di garantire risposte appropriate e uniformi in tutto il territorio – spiega l’assessore alla Sanità -. In questa logica, quindi, le Reti divengono essenziali per realizzare i programmi di equità nell’accesso ai servizi sanitari e contrastare le diseguaglianze, consentendo di superare eventuali situazioni di frammentarietà. Il provvedimento varato prevede un gruppo di lavoro che, sotto la guida del Direttore dell’Area Sanità e Sociale, dovrà definire l’organizzazione e il funzionamento delle BLUD a livello regionale”.
“I più che buoni risultati nell’attività dati fino ad oggi dalle nostre banche potranno essere ottimizzati uniformando le migliori pratiche già confermate a livello territoriale – conclude l’assessore -. Con la creazione della rete, interveniamo in un ambito molto rilevante per il benessere delle madri e dei neonati. L’Unicef e l’OMS, infatti, nelle loro raccomandazioni confermano gli effetti positivi dell’allattamento al seno sul benessere fisico e psicologico delle madri e dei bambini oltre che i vantaggi che rappresenta per il sistema sanitario. L’utilizzo del latte materno costituisce sempre più un obiettivo di salute per la sanità pubblica a beneficio delle madri che per cause permanenti o transitorie non possono allattare al seno o dei neonati prematuri che possono ricorrere al nutrimento grazie a mamme donatrici”.
La dieta lattea – si legge nella nota della Regione – si dimostra non solo un atto d’amore per il proprio figlio, lo è a maggior ragione per i neonati in cui l’alimentazione lattea proviene dal latte donato, per i bimbi piuma, e per i piccoli pazienti con patologie o in particolari situazioni che vedono l’indispensabilità delle cure all’interno dei reparti di neonatologia.
Un’informazione che fa ben sperare, nell’esaminare i dati dei centri di riferimento in cui si raccoglie e lavora il latte delle mamme, è quello legato alle donazioni esterne: infatti se la pandemia aveva rallentato anche queste attività, ora si assiste ad una ripresa a conferma che essere mamme è nel cuore e che ci può essere una genitorialità sociale.