Il falò ecologico e tecnologico della Befana si accende con i laser

L’Epifania arriva in giornate di alta pressione e inquinamento atmosferico oltre i limiti. Per non rinunciare alla tradizione salvaguardando la salute, c’è chi ha deciso di rendere tecnologico il Panevin.

Succede fra Treviso e Venezia, dove ogni anno numerose pire sono state accese nelle campagne all’imbrunire il giorno che precede l’Epifania. Ma in questo inizio di 2023 «Complici le scarse precipitazioni, l’attuale stato della qualità dell’aria purtroppo non permette di accendere i “panevin”», ha detto il sindaco di Treviso Mario Conte. «Quella di non prevedere deroghe specifiche all’ordinanza sulle misure di contenimento delle polveri sottili è una scelta di responsabilità e coerenza, in linea con le numerose iniziative di tutela ambientale messe in campo a livello comunale, tra le quali i contributi per la sostituzione delle vecchie caldaie alla piantumazione di nuovi alberi su tutto il territorio comunale.  In ogni caso – aggiunge il primo cittadino – «sono confermate tutte le tradizionali feste dell’Epifania organizzate nei quartieri».

Un esempio di falò sostenibile, dove il fuoco che brucia e inquina diventa quello pulito delle luci laser, è stato ideato sul Sile, al confine tra Roncade (Treviso) e Quarto d’Altino (Venezia) dove, da decenni, il panevin veniva costruito su una grande zattera galleggiante ed attizzato da subacquei armati di fiaccole.
Oggi, venerdì, 5 gennaio, alle 20, ad accendersi saranno invece sofisticati intrecci colorati di luci laser, non meno suggestive del vecchio fuoco di legna benché prive di uno degli ingredienti-chiave del panevin, ossia le faville dalla cui direzione si traggono i pronostici per il nuovo anno. Un sacrificio relativo, se si tiene conto degli straordinari picchi di Pm10 che, da alcuni anni, l’Agenzia regionale per l’ambiente del Veneto (Arpav), è solita registrare la mattina del 6 gennaio, quando molti dei fuochi accesi la sera prima in genere fumano ancora consumando, spesso, non soltanto legno vergine ma scarti di varia natura e da smaltire correttamente per altre vie.

Scompare anche il nome “panevin” dalle locandine affisse nei due comuni, dato che l’evento, per non trarre in inganno, si chiama ora “Luci sul Sile”. Due piccoli falò, tuttavia, bruceranno comunque sulle due sponde, a ricordare l’odore della legna e il calore fisico della combustione, e non mancheranno la distribuzione ai presenti di vin brulè, la “pinsa” (anche questo un dolce contadino prodotto in Veneto esclusivamente in occasione dell’Epifania) e, soprattutto,  caramelle ai bambini.

Altri primi cittadini, da Jesolo a Cavallino, hanno fatto scelte di segno opposto, confermando gli appuntamenti. Eppure, una indagine (citata dal Gazzettino di venezia) di Mauro Masiol, docente di Geochimica a Ca’ Foscari, spiega che le pire di legno, talvolta anche verniciato, bruciando emettono sostanze dannose in grande quantità. Qui potete leggere il report The dark side of the tradition: the polluting effect of Epiphany folk fires in the eastern Po Valley (Italy).