Vicenza, l’impresa millennial che dà una nuova vita agli scarti della fast fashion

Una imprenditrice millennial – di quella generazione di nati tra l’inizio degli anni Ottanta, destinati a diventare maggiorenni con il nuovo millennio, e la metà degli anni Novanta, caratterizzata da una grande sensibilità ambientale – e una startup che si chiama Nazena, nome di derivazione giapponese che significa “perché no?”, fondata nel 2019.

Laureata in Economia internazionale e direzione aziendale, Giulia De Rossi, 35 anni, è un’imprenditrice che lavora nel mondo del riciclo e dell’upcycling, cioè la possibilità non solo di riciclare il prodotto, ma di dargli un valore più elevato di quello che aveva nella vita precedente. Il settore di riferimento è il tessile, con una forte presenza nel manifatturiero del NordEst e una solida tradizione. In questo ambito Nazena si presenta in diversi concorsi, muove i primi passi e viene selezionata per partecipare a diverse iniziative e fiere di settore, ricevendo riconoscimenti anche a livello internazionale: si classifica seconda al Premio nazionale innovazione per la regione Trentino Alto Adige; viene scelta dalla Camera di Commercio Italiana all’Estero per il Global Start Up Londra, Expo 2021, e tramite il Ministero Affari Esteri partecipa alla Design Week di Tokyo, aprile 2022, come testimonial per la sostenibilità. Infine lancia un suo concorso alla Design Week di Milano per giovani designer sul loro prodotto a giugno 2022.

Il sogno

Alla domanda “che cosa vuoi fare da grande?” la millennial De Rossi ha sempre risposto: “Voglio essere una consulente di sostenibilità”, con il profondo desiderio di lasciare un mondo migliore ai propri figli. Dopo avere lavorato nella City di Londra, rientra a Vicenza ed entra nel reparto amministrativo di un’azienda locale. Ma non è soddisfatta: si licenzia e parte per il Giappone con il pensiero di riflettere su di sé, sul futuro e sul mondo del lavoro.
Diventerà un viaggio di scoperta che la porterà a lavorare sul riciclo infinito delle materie tessili in modo innovativo.

Arte giapponese e riciclo

Inizialmente osservando l’arte giapponese del packaging, quasi maniacale, studia il riciclo della plastica. Al rientro a Vicenza cerca per un mese di vivere senza plastica e studia con impegno le alternative: «Un vero e proprio delirio», ammette poi. Un giorno le capita di leggere la storia di Adriana Santanocito, inventrice di Orange Fiber, azienda che oggi collabora anche con Ferragamo ed H&M, basata su un brevetto che dalla lavorazione degli scarti degli agrumi ottiene un tessuto simile alla seta. Così le viene in mente, buttando via la vaschetta del gelato fatta di polistirolo, materiale poco riciclato, di cercare un’alternativa. Potrebbe esistere un contenitore a base tessile? Recuperabile infinite volte?

Prende quindi dall’armadio un golf e un paio di forbici e inizia a fare il piccolo chimico per capire come trasformare le fibre in un contenitore termico. Dopo vari tentativi e qualche consulenza con un ingegnere di prodotto trova la soluzione. Però si rende conto che il costo di produzione rispetto al polistirolo è troppo alto. Con perseveranza prosegue a studiare e a provare nuovi metodi fino a capire che può riciclare il tessuto e trasformarlo in prodotti nuovi.

Il brevetto

Oggi il processo produttivo è brevettato, così come la certificazione di assoluta biodegradabilità a 90 giorni per alcuni dei materiali così trattati. La startup lavora già per società italiane di alta moda che cercano responsabilmente una nuova sostenibilità. Dagli scarti di produzione, attraverso questa lavorazione innovativa, Nazena riesce a restituire alle aziende nuovi prodotti su misura, recuperando così materiale che altrimenti finirebbe in discarica. Lo sguardo è all’enorme produzione di capi low-cost che ancora inquina il pianeta, e che fa della moda uno dei settori a maggiore impatto, ma anche uno fra quelli più determinati a cambiare modello.

Base a Vicenza

Oggi Nazena ha trovato la sua naturale collocazione all’Elevator Innovation Hub, incubatore di start up e primo polo tecnologico di Vicenza, dove ha stabilito la sua sede operativa. Occupa sette persone tra dipendenti e collaboratori e ha collaborazioni che vanno da Università di Padova e Politecnico di Milano al Centro Tessile Cotoniero e Abbigliamento (Centrocot) di Busto Arsizio, che sostiene le aziende dell’intera catena nel settore tessile e abbigliamento, fornendo servizi altamente specializzati.

Il processo prevede di lavorare il tessuto per farlo tornare alla forma di fiocco. Attraverso un processo brevettato la fibra così ottenuta viene trasformata in pannelli, che a loro volta si trasformano in nuovi prodotti: talloncini prezzo, appendini, confezioni o espositori per la gioielleria (altro settore di riferimento nel Vicentino), ma anche gadget (portachiavi, porta cellulare, agendine) o pannelli per allestimenti o rivestimenti.

Per le aziende questo significa minori costi per lo smaltimento dei rifiuti e per l’approvvigionamento di nuove materie prime, un migliore punteggio LCA (Life Cycle Assessment all’interno dei sistemi di certificazione ambientali) nel segno dell’economia circolare, sicuramente un impatto positivo anche sui propri stakeholder. Nel 2022 Nazena è stata selezionata da Unicredit per il programma di accelerazione Unicredit Start Lab ideato per le startup di innovazione tecnologica a forte impatto sociale.

 

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