Otto milioni di finanziamento per costruire dispositivi che riescano a modificare i propri comportamenti senza l’intervento umano: così un gruppo di lavoro dell’Università di Trento potrà lavorare per i prossimi quattro anni progettando un robot che sia in grado, da solo, di modificare le proprie azioni e adattarle a situazioni diverse, senza l’intervento di alcuna persona.
L’idea dell’Ateneo trentino va oltre i limiti attuali. Lo scenario è quello che vede la robotica sempre più presente nelle aziende: viene utilizzata fra l’altro per gestire sistemi di controllo industriale e processi produttivi, sostituisce il lavoro manuale, aumenta la velocità delle prestazioni, è efficace nei lavori di meccanica ad alta precisione.
Dall’altro lato, macchinari sempre più tecnologici richiedono continui aggiornamenti e nuove istruzioni per compiti da eseguire, senza contare l’impatto ambientale per il loro smaltimento una volta obsoleti.
Il progetto
L’idea è stata sviluppata da Matteo Saveriano, ricercatore del Dipartimento di Ingegneria industriale che del progetto denominato Inverse è coordinatore europeo. L’obiettivo è creare robot che abbiano capacità cognitive necessarie per comprendere l’ambiente circostante, comprese le intenzioni e i bisogni umani, per stabilire quali azioni compiere, cambiarle, correggere attivamente le esecuzioni difettose. Robot interattivi, ma anche intuitivi.
«Siamo partiti da un problema ben preciso che riguarda il mondo del machine learning, la generazione di comportamenti sicuri e sensati dei dispositivi fuori dal mondo dei dati di training acquisiti con gli algoritmi di intelligenza artificiale», spiega Saveriano. In particolare, il progetto affronta il problema di invertire in completa autonomia un compito precedentemente appreso da un robot, senza cioè l’intervento di un operatore.
Le applicazioni
I campi di applicazione sono inizialmente due: nell’industria automobilistica e nell’industria meccanica pesante. Nel primo caso il sistema verrà testato per assemblare, smontare e riciclare le batterie dei veicoli elettrici: il robot sarà istruito per montare una batteria, ma lo scopo finale del progetto è che lo stesso robot utilizzi questa conoscenza per esplorare le necessità dell’ambiente in cui opera e smantellare l’apparecchio.
Nell’industria meccanica pesante il sistema sarà invece impiegato per favorire un’interazione intelligente tra operatore, robot e carroponte automatizzato. In questo caso si punta ad automatizzare l’utilizzo dei carriponte, macchinari impiegati per il sollevamento e lo spostamento di oggetti metallici, pesanti e di grandi dimensioni, da un punto all’altro dell’azienda: al momento queste operazioni vengono fatte da un operatore o operatrice che allo stesso tempo deve guidare il carroponte ed eseguire una mansione spesso in posizioni scomode e pericolose, che possono causare incidenti. Il robot andrà quindi a sostituire la componente umana in compiti che sono rischiosi o poco ergonomici.
«La nostra idea è quella di assegnare all’operatore o all’operatrice dei compiti meno ripetitivi e meno faticosi, in modo che possa utilizzare tutte le facoltà intellettive che sono proprie dell’essere umano come la fantasia o la capacità di risolvere problemi che la macchina non riesce a fare in tempi brevi. Vorremmo delegare al robot la parte di interazione con i materiali da movimentare e mettere invece le persone in una posizione più sicura», aggiunge Saveriano.
I partner
Un progetto in linea con le politiche che l’Unione europea sta portando avanti sull’economia circolare e green. Il progetto Inverse è frutto della collaborazione dei laboratori interdipartimentali di robotica Idra dell’Università di Trento, nei quali è stato coinvolto anche il Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell’informazione che partecipa al progetto.
Aderiscono dieci partner, di cui sei sono istituzioni universitarie e di ricerca: consorzio Create dell’Università Federico II di Napoli, Università di Vienna, Technical Research Centre of Finland, Agenzia spaziale tedesca (Dlr), le Università di Mondragon (Spagna) e di Bogazici (Turchia).
Gli altri quattro appartengono al mondo industriale: Centro ricerche Fiat, KroneCrane AG, Steinbeis Europa Zentrum, MTU Civitta Foundation.
Si tratta di un progetto RIA – Research and Innovation Action – che ha avuto un finanziamento di otto milioni di euro coperto interamente dalla Comunità europea. Il progetto partirà a gennaio. L’intento del gruppo di ricerca è quello di realizzare il primo prototipo di robot testato in laboratorio in un ambiente che simula quello industriale entro il 2027.
Si parla di #AziendeaNordest. Potrebbe interessarti anche: