I sei Cuccioli hanno le caratteristiche dei bambini e delle bambine veri: la papera un po’ prepotente che si crede al centro del mondo, il coniglio spaccone, il pulcino che non sa ancora parlare, la gattina saggia, il cagnolino che ama leggere e il ranocchio che sogna di fare, da grande, l’attore. Sono nati dalla penna – e dal computer – di autori con una lunga esperienza di teatro, e che proprio davanti a un pubblico di bambini veri hanno verificato l’efficacia della sceneggiatura, la comprensione della trama. Molto, ma molto diversi dalla famiglia di maiali che impazza (fra lo scetticismo degli adulti).
Cuccioli – Il paese del vento è la nuova produzione del Gruppo Alcuni di Treviso, fondata nel 1973 da Francesco e Sergio Manfio, oggi la più importante casa europea della produzione di cartoon. Presente nelle televisioni di 61 Paesi, dagli Usa agli Emirati Arabi, dall’India alla Cina, con 72 dipendenti diretti e altre centinaia che ruotano intorno ai progetti realizzati per il 95% in Veneto.
La produzione ha richiesto un lavoro di circa due anni, coinvolgendo 200 persone. Facilmente comprensibile, ma non banale, è il filo conduttore della storia. Il tema è quello dell’energia pulita – il vento – ma viene solo accennato, non appesantito. Il film, 80 minuti di animazione, esce oggi 27 marzo, ed ha ricevuto i contributi del ministero dei beni culturali e del Fondo regionale veneto per il cinema.
Ai genitori stremati dai dialoghi di Peppa e famiglia, i Cuccioli promettono che il film «sarà apprezzato anche dagli adulti», tanto che Sergio Manfio, regista e sceneggiatore, ammette: «Lavorando per i bambini lavoro per me stesso». Oltre a riconoscersi nei personaggi – fra i quali non mancano i cattivi, nè gli stupidi – il pubblico viene coinvolto direttamente dai protagonisti, che dallo schermo – oltre a muoversi a ritmo di rap, ma anche accompagnati da flamenco o dalla musica classica composta da Lorenzo Tomio oltre che dallo stesso regista – chiedono aiuto a chi, dalla poltrona, soffiando può aiutarli a scappare da una situazione pericolosa.
I Cuccioli puntano a essere «uno dei pochi cartoni per bambini che le mamme e i papà vedono volentieri con i loro figli, e sono nonostante tutto sono il risultato di un lavoro di un’azienda italiana», spiegano gli autori.
Il film usa tecnologie all’avanguardia, come la "color correction" che elimina colori troppo drammatici e ombre scure, e per non affaticare occhi (e cervello) del pubblico con la visione 3D sono stati evitati troppo effetti speciali o movimenti repentini, privilegiando quelle che vengono definite "immagini morbide".
(un esempio di color correction)
Alle spalle c’è il lavoro di un gruppo che studia come realizzare il miglior cinema e la migliore televisione per l’infanzia: oltre agli Alcuni, ne fanno parte Luciano Galliani, professore di Pedagogia sperimentale al dipartimento di Filosofia, pedagogia e psicologia applicata dell’università di Padova, con il coinvolgimento anche degli atenei di Parigi, Kassel, Anversa e Tel Aviv: «Siamo stati fra i primi a sentire la necessità di rapportarci in modo continuo e organico con studiosi della comunicazione educativa, per valutare l’impatto che le nostre produzioni hanno nei confronti dei bambini», spiegano i Manfio. A volte questo rapporto con i consulenti e con i genitori – che spesso guardano i cartoni con i figli – ha portato a fare correzioni anche di rilievo nella stesura delle storie. Al centro ci sono i valori, e «in particolare il rifiuto della violenza come possibile soluzione a un problema, per il quale si possono proporre alternative come la creatività, la cooperazione e l’osservazione».
(Francesco e Sergio Manfio)