Sono abituati a sentirsi chiedere: perchè dare lavoro a chi è in carcere quando ci sono tanti disoccupati che non si sono macchiati di alcuna colpa? Loro rispondono con altre domande: quanto Pil è recluso nelle carceri italiane? E quanto vale dare a chi sta scontando una pena la possibilità di guadagnarsi uno stipendio, aiutare la famiglia, concedersi libri o sigarette, e soprattutto non avere bisogno di chiedere aiuto – un aiuto spesso a doppio taglio – una volta usciti, nel momento di maggiore fragilità? Nei giorni scorsi, a Venezia, il Salone d’Impresa ha messo a confronto i “nuovi modi” per far girare l’economia. In prima file anche molti rappresentanti delle cooperative che hanno fatto nascere imprese “belle dentro”. Al 4 novembre 2014 i detenuti in Veneto erano 2.534; 280 quelli lavoranti, fra borse lavoro, corsi di formazione e tirocinii.
A Belluno occhiali e formazione
Lavanderia e cerniere per mobili, ma anche parte delle lavorazioni necessarie al distretto dell’occhiale: nel carcere bellunese Lavoro associato SCS Onlus ha stretto legami con aziende come Fedon Spa, Da Rold e Cafiero. Tre detenuti assemblano astucci per occhiali, altri sei impacchettano pezzuole (quelle che servono a pulire le lenti), altri ancora eseguono controlli di qualità e confezionano occhiali. Per un’azienda di tutt’altro genere, la Unifarco (prodotti cosmetici, dermatologici, nutraceutici e di make-up) viene invece curato l’assemblaggio e completamento di materiali pubblicitari, e sono altri quattro posti di lavoro.
Belluno in questo momento ha ben otto commesse; altre ditte sono Bortoluzzi (cerniere per mobili da assemblare), Redel, Elettroplast. La cooperativa “Lavoro associato”, dopo un iniziale contributo della Fondazione Cariverona che ha sostenuto le spesa per sviluppare le attività in carcere, è giunta a un buon livello di autosostegno economico ed è alla continua e costante ricerca di lavoro per permettere anche ai detenuti, attraverso l’agenzia formativa Metalogos, di acquisire anche a livello formale attestati e crediti spendibili sul territorio nazionale.
Treviso, archivi e prodotti bio
Due le cooperative, “Alternativa” e “Alternativa ambiente”. Le attività in carcere vanno dall’assemblaggio all’incisione del vetro, dalla falegnameria alle riparazioni di hardware: il lavoro in carcere qui è entrato 25 anni fa, per iniziativa degli amministratori pubblici del tempo. L’idea alla base, come racconta Antonio Zamberlan, presidente della coop l’alternatva, è stata quella di iniziare un percorso con i detenuti capace di farli sentire coinvolti in un miglioramento della società. A cominciare dall’agricoltura, condotta con l’uso di meno inquinanti possibile (oggi i prodotti, biologici, sono venduti in un negozio), per arrivare alla raccolta rifiuti in collaborazione con il consorzio Priula (www.consorziopriula.it). Da marzo 2013 nella Casa Circondariale di Treviso è stato avviato un nuovo progetto con Contarina Spa (che si occupa della gestione dei rifiuti dei Comuni appartenenti ai Consorzi Priula e TvTre, nella provincia di Treviso): la trasformazione di 415mila pratiche cartacee appartenenti agli archivi storici dei Consorzi in documenti elettronici grazie al lavoro dei detenuti di Santa Bona (tempo previsto circa 3 anni).
«Capita di non poter raccontare all’esterno quello che facciamo: date lavoro ai delinquenti? E perchè? – racconta Zamberlan – Ma con noi ci sono persone uscite dal carcere da anni, e con zero recidive». Come a dire che il lavoro è il migliore antidoto alla ricaduta.
I dolci di Padova (e le biciclette)
Nel Due Palazzi operano più coop. La “Altracittà” produce oggettistica (legatoria, nella foto le agende) con un negozio per le vendite all’esterno dell’istituto patavino e occupa i detenuti con un laboratorio di digitalizzazione documenti.
La Giotto ci è entrata negli anni Novanta, con un corso di giardinaggio che prosegue tuttora e ha coinvolto finora oltre 250 detenuti.
Insieme ai reclusi è stato anche realizzato un Parco Didattico nelle aree esterne della Casa di reclusione, per la formazione pratica degli allievi e la riqualificazione della nuova area colloqui, per rendere più accogliente lo spazio nel quale i detenuti ricevono le famiglie.
Negli anni in carcere sono cresciute molte altre esperienze lavorative: è stata sviluppata una linea di montaggio biciclette, con una squadra formata e istruita che realizza oltre 200 bici al giorno, spesso di elevata complessità tecnologica, per la ditta Esperia (che detiene marchi quali Bottecchia, Torpado, Fondriest). Nel 2005 è stato attivato anche il call center per sondaggi, campagne informative, telemarketing; oggi i lavoratori in carcere operano soprattutto per l’azienda Illumia proponendo a privati la fornitura di energia elettrica, ma tra i clienti storici del call centre c’è anche Fastweb, per la quale sono stati gestiti servizi di customer satisfaction. E poi c’è l’alimentare, a cominciare dalla “Pasticceria Giotto”, che opera all’interno del Due Palazzi dal 2005. I detenuti impastano e sfornano panettoni, colombe e altri prodotti artigianali che hanno ricevuti molti premi. Nel 2004 le cucine della casa della casa di reclusione sono state completamente rinnovate, e da allora sono gestite dai detenuti che, dopo una lunga formazione sulle procedure di sicurezza e igiene, cucinano 900 colazioni, pranzi e cene per 365 giorni l’anno. Da qui ogni giorno partono per l’esterno semilavorati che giungono freschissimi a hotel a quattro stelle, ristoranti, catering e mense universitarie: insalata tagliata e lavata, macedonie, tramezzini, canapè, torte e pasticceria.
Venezia, la moda, gli orti e i saponi
Qui c’è da raccontare l’impresa al maschile e al femminile perché gli istituti sono due.
In entrambi è operativa anche la Cooperativa “Il cerchio” che gestisce la lavanderia e il laboratorio di sartoria, con detenuti semiliberi o in articolo 21 che svolgono servizi per l’azienda di trasporti ACTV e pulizia cantieri del Mose.
Nel negozio di moda Banco Lotto Numero 10, che ha sede nel Sestiere di Castello, si possono acquistare gli abiti disegnati e realizzati, sotto la direzione di Annalisa Chiaranda, dalle detenute della “Casa reclusione donne” della Giudecca. Nell’istituto femminile c’è anche una lavanderia che dà lavoro ad altre donne, e oggi soddisfa le necessita dei tre istituti penitenziari di Venezia. L’Orto biologico (i cui frutti sono messi in vendita una volta alla settimana davanti all’istituto) e il laboratorio di cosmetica vengono invece gestiti da un’altra coop, la Rio Terà dei pensieri; si realizzano artigianalmente prodotti di bellezza di alta qualità, ispirati all’antica tradizione degli speziali veneziani e arricchiti dagli estratti naturali provenienti dall’orto, e linee di cortesia personalizzate per alberghi.
«Abbiamo cercato attività capaci di dare, insieme a un reddito, un significato – spiega la presidente Liri Longo – Anche il riutilizzo di materiale altrimenti destinato a essere smaltito, che viene invece recuperato e valorizzato, ha un senso profondo».
Da questa idea nascono le Malefatte – un nome deliziosamente ironico per la linea di borse, shopper e T-shirts prodotte nel Carcere Maschile di Santa Maria Maggiore di Venezia, dove sono attivi due laboratori: una serigrafia e un recupero e riutilizzo di Pvc da cui si ricavano borse e accessori unici ed originali.
Chi ha dei banner pubblicitari in Pvc che non usa più può donarli per farli diventare borse eco friendly: basta una mail (e.botter@riotera-ve.it).
Vicenza, saldature e grissini
Saldo & Mecc è una cooperativa dal taglio decisamente pratico: forma detenuti sulla base delle richieste del mercato, e nel momento in cui nel Veneto servivano saldatori e carpentieri, questo è il “campo d’azione” che si è data la Cooperativa vicentina. I detenuti al lavoro fra saldatura e carpendetria metallica sono attualmente otto.
La Saldo si occupa prevalentemente di lavori di saldatura e carpenteria metallica. E’ attenta al mercato e si propone per quelle attività che normalmente non vengono più esperite o che procurano guadagni poco appetibili.Recentemente si è proposta anche per lavori di lucidatura delle giunture per impalcature. Inoltre ha da poco avviato un laboratorio di pasticceria secca e panficazione con particolare attenzione alla qualità dei prodotti da forno (grissini ai cereali, pan-biscotto, dolci della tradizione vicentina, ecc….)
Verona, casa di reclusione con bar
La cooperativa “Vita” gestisce un panificio,”Progetto riscatto” una pelletteria, “Aghespha” un bar interno con assunzione di detenuti. Ma a Verona c’è anche una vera Srl, che nella sua unicità meriterà un post… appost. Da segnalare anche “Oltre il forno”, un laboratorio professionale di prodotti di alta qualità all’interno delle mura della Casa Circondariale di Verona.
Qui hanno fatto visita fra le altre le classi 5a del Liceo Scientifico e Scienze Umane A. M. Roveggio di Cologna Veneta e studenti e professori del Liceo Statale “Giovanni Cotta” di Legnago. Per loro i fornai galeotti hanno preparato un buffet sfornando pizze con lievito madre, focacce, biscotti e una monumentale crostata.