Come fa una banca “tradizionale” a trovare il meglio delle nuove idee e dei nuovi linguaggi? Come fa a mettere insieme sistemi ordinari consolidati da decenni e mondo del digitale, fra app e siti sempre più evoluti? Semplice: invita (forse sarebbe più esatto dire "rinchiude") in una 24 ore non stop giovani sviluppatori, designer ed esperti di marketing provenienti da tutta Italia ai quali affidare la ricerca di soluzioni. In una parola: pronti per hackerare una banca? (è tutto legale).
H-ACK BANK si tiene il prossimo 8 e 9 Febbraio negli spazi di H-FARM, la piattaforma che supporta nuove iniziative nel campo del digitale (e nuovi aspiranti imprenditori), a Roncade, Treviso. Il termine hacker qui è usato nel primo significato: i più bravi, insomma, non certo quelli che fanno danni. Per partecipare è necessario iscriversi entro venerdì, sul sito https://www.eventbrite.it/e/biglietti-h-ack-bank-10082311465.
Ogni tipologia di partecipante avrà un braccialetto differente per colore: i grafici, ad esempio, si riconosceranno dal rosa. Così potranno crearsi dei team, squadre con le diverse competenze. Dovranno lavorare sui temi proposti e sulle esigenze segnalate da quattro banche: Banca IFIS, UniCredit, SiamoSoci e Intesa Sanpaolo.
Le iscrizioni superano già le 400, è presumibile che si formeranno oltre 30 team.
NON STOP – Dalla mattina di sabato si andrà avanti a oltranza, il che significa anche la notte (il cibo è assicurato). La domenica mattina le premiazioni: per i giovani del progetto prescelto, oltre al riconoscimento messo a disposizione dalle singole aziende presenti e al contatto con il potenziale cliente, c’è la possibilità di entrare a far parte di H-CAMP, un programma di accelerazione intensivo che prepara a dare vita a una propria attività o a una nuova impresa innovativa. Un’occasione per trovare – o costruirsi – un lavoro per chi è bravo con i computer e abbastanza intraprendente.
IL FORMAT – Nei mesi scorsi si è fatto con la moda, in H-ACK FASHION: da un lato le griffe (Diesel, Bottega Veneta, Lotto Sport e Gruppo Mastrotto), dall’altro gli smanettoni, sul tavolo alcune idee sulle quali lavorare. Prossimamente, invece, toccherà al vino: H-ACK WINE è in programma l’1 e 2 marzo prossimi, stesso meccanismo, stesse opportunità. E poi ancora l’agroalimentare e gli altri settori: l’obiettivo è mettere a contatto le aziende tradizionali, quelle brave nel fare le cose (i cosiddetti maker) con la cultura del digitale, spesso lontana, che richiede competenze diverse, ma che rappresenta un treno dell’innovazione sul quale molte imprese venete possono – devono – salire.
CREDITO VIA SKYPE E WHATSAPP – Fra le pioniere del digitale c’è Banca Ifis (l'istituto con sede a Mestre specializzato nella filiera del credito commerciale, del credito finanziario di difficile esigibilità e del credito fiscale), una delle quattro che parteciperanno al week end trevigiano. L’istituto ha attivato diversi canali digitali: fra questi Skype e WhatsApp per le imprese, un contatto real-time per il finanziamento via chat (il primo per il settore bancario in Italia).
Come funziona? È una sorta di “community del credito”: basta scaricare l’applicazione WhatsApp sul proprio smarthone, andare sul sitowww.credimpresafuturo.it e cliccare sul pulsante “WhatsApp”, salvare il numero di cellulare nel proprio telefono e avviare la chat mandando un messaggio con la richiesta di finanziamento. Attraverso il meccanismo di chat l’operatore di Credi Impresa Futuro chiede all’imprenditore alcune informazioni preliminari sull’azienda, per verificarne i requisiti. Se il processo di “selezione” va a buon fine la richiesta viene inserita.
Quali sono i vantaggi?
È gratuito: non prevede la telefonata e – soprattutto – l’eventuale attesa, perciò fa risparmiare tempo a a chi per definizione non ne ha molto. Inoltre – spiegano in banca – «velocizza il processo, la risposta arriva in tempi rapidi e la facilità dell’uso della chat permette più libertà. Chi inoltra la richiesta si sente meno “impegnato” nel mandare un messaggio piuttosto che chiamare. Inoltre è un servizio fruibile in mobilità, utilizzabile da qualunque luogo e da diversi apparecchi mobile».
La prima richiesta è arrivata da un'impresa del Lazio.