Viaggio (con mappa) nel nuovo triangolo industriale: un vertice in Veneto, record di imprese e il 48% delle startup manifatturiere

Venerdì 15 giugno, a Marghera, l’assemblea degli industriali di Padova e Treviso, per la prima volta congiunta, ha deliberato all’unanimità – un plebiscito – la fusione che ha dato vota ad Assindustria VenetoCentro, la seconda associazione per numeri in Italia.

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La firma è stata messa dai presidenti di Treviso, Maria Cristina Piovesana e Padova, Massimo Finco. In sala c’erano anche Carlo Bonomi, presidente di Assolombarda Confindustria Milano, Monza e Brianza, Lodi, e Alberto Vacchi, presidente di Confindustria Emilia Area Centro: gli altri due vertici del nuovo triangolo industriale – con tre regioni protagoniste (in rigoroso ordine alfabetico): l’Emilia-Romagna, la Lombardia e il Veneto – che manda in pensione la vecchia definizione, quella che un tempo trainava l’economia nazionale fra Genova, Torino e Milano, attirando da ogni angolo d’Italia talenti e braccia.

Dunque il nuovo polo economico della penisola si trova qui, tra startup high-tech, multinazionali tascabili e distretti industriali in pieno boom. Un motore manifatturiero che romba, e in grado di giocarsela con tedeschi, cinesi, sudcoreani. per non dire a livello europeo: secondo l’analisi di Fondazione Edison, presentata da Marco Fortis, il Pil delle otto province che compongono il nuovo triangolo industriale (considerando le province ai vertici, non quelle interne) è di 324 miliardi, superiore a quello della Danimarca, e il valore aggiunto manifatturiero di 53 miliardi, più di quello del Belgio. Se si unissero anche Venezia e Varese, si arriverebbe a un Pil complessivo superiore a quello dell’Austria (375,5 miliardi) e un valore aggiunto che supera quello della Svezia (63 miliardi, elaborazioni su dati 2015).

Atoka, database delle aziende italiane della startup Spaziodati,  ha puntato il proprio motore di ricerca sul nuovo triangolo per esaminarne, attraverso le parole usate anche su internet , le caratteristiche, che stanno in questa mappa interattiva (cliccate su ogni provincia per scoprirne le produzioni).


Nelle tre regioni citate hanno sede oltre 1,8 milioni di aziende, nel complesso. Ossia il 30% di tutte le aziende italiane. E se si guarda al settore manifatturiero, i numeri sono ancora più impressionanti: su 553mila aziende del settore, secondo i dati Atoka, hanno sede nel “nuovo triangolo industriale” 210mila aziende, pari al 38% del totale. È interessante notare come nella Top 10, per così dire, delle province più manifatturiere, sei siano province appartenenti alle tre regioni, incluse tre province venete.

Provincia italiana Numero aziende manifatturiere
Milano 37.071
Roma 25.449
Napoli 23.554
Torino 19.301
Firenze 14.901
Brescia 14.803
Vicenza 13.040
Bergamo 11.754
Padova 11.466
Treviso 10.990

 

Gran parte di queste aziende sono imprese individuali (72.731), ma al secondo posto vi sono le Srl (69.803), e al terzo le Snc (31.703). Le Spa, tendenzialmente il tipo di azienda più maturo, sono 6.181. A riguardo, è degno di nota che le tre regioni abbiano anche il record nazionale di spa manifatturiere: guida la Lombardia con 3.815 spa, seguita dal Veneto con 1.318, mentre al terzo posto ecco l’Emilia-Romagna, con 1.048. Anche a livello provinciale spiccano le tre regioni del “nuovo triangolo industriale” (tre le lombarde, con Milano in testa, tre le venete e una l’emiliana-romagnola, Modena “capitale dei motori”):

Provincia italiana Numero spa manifatturiere
Milano 1.976
Roma 610
Vicenza 431
Brescia 413
Bergamo 403
Torino 388
Napoli 373
Treviso 289
Padova 249
Modena 244

 

Ancora, delle quasi 64mila aziende manifatturiere di cui si conoscono i ricavi, oltre 32mila aziende hanno i ricavi in crescita, e 24mila in diminuzione. Per inciso, nella Top 10 nazionale delle province con il maggior numero di aziende manifatturiere con i ricavi in aumento, le province del “nuovo triangolo industriale” sono ben sette.

Provincia italiana Numero spa manifatturiere con ricavi in crescita
Milano 5.010
Brescia 2.649
Vicenza 2.524
Bergamo 2.248
Roma 2.201
Torino 2.189
Treviso 2.046
Napoli 1.955
Padova 1.706
Modena 1.691

 

Nel “nuovo triangolo industriale” hanno sede legale 775 startup del settore manifatturiero. Si tratta di un numero importante, se si considera che in tutta Italia le startup manifatturiere sono 1.628: in pratica, in Lombardia, Veneto e Emilia-Romagna opera il 48% di tutte le startup manifatturiere d’Italia.

Tornando al manifatturiero del “nuovo triangolo industriale” nel suo complesso, doverosa esaminare la semantica. A livello transregionale prevalgono parole-chiave generiche legate al mondo della metalmeccanica, ad es. “metallo”, “macchina”, “progettazione”, “saldatura”, “tornitura”, “stampaggio” ecc… Scendendo un po’ più nel dettaglio, si ritrova un lessico simile in Lombardia (“tranciatura”, “pressofusione”, “acciaio inossidabile” ecc..), mentre in Veneto spiccano anche i riferimenti alla lavorazione del legno (“falegname”, “carpentiere”, “mobile”, “design”) e in Emilia-Romagna i rinvii all’agroalimentare (“industria alimentare”, “Parmigiano-Reggiano”).

Ma è a livello di province che è evidente la poliedricità del manifatturiero di questo “nuovo triangolo industriale”. Nel veronese per esempio le parole-chiave rimandano al settore della lavorazione della pietra (“granito”, “marmo”), nel vicentino alla metalmeccanica (“metallo”, “saldatura”, “tornitura”) e all’oreficeria, nel padovano il lessico è ricco di termini collegati al mondo del mobile (“arredamento”, “legno”, “falegname”).

Nel Lodigiano spicca invece una semantica collegata alla meccanica (“motore brushless”, “trasmissione”), nel Cremonese a dominare sono i termini legati alla produzione di strumenti musicali (“viola”, “liutai”, “archi”, “organo”); nel Milanese invece ci sono rimandi a una molteplicità di industrie: al settore della metalmeccanica e dell’elettromeccanica (“metallo”, “elettronica”, “alluminio”, “macchine utensili”), alle nuove industrie (“packaging”), al secondario (“automazione”) di frontiera, alle industrie storiche, ad es. la “legatoria”.

Invece nell’Emilia-Romagna dell’agroalimentare spicca il lessico ghiotto di province come Parma (“prosciutto”, “Parmigiano Reggiano”, “fiocchetto”) e Ferrara (“pampepato”, “coppia ferrarese”), il ricco mix agroalimentare, metalmeccanico e ceramico del Modenese (“aceto balsamico”, “macchina”, “materiale ceramico”, “saldatura”); nel Bolognese il lessico è invece all’insegna della metalmeccanica: si va da “fresatura” ad “aggiustaggio”, da “tornitura” a dentatrice”; si menziona la “zuppa imperiale”, ma soprattutto la “lavorazione dei metalli”.