L’assegno per il lavoro made in Veneto ha portato in un anno a 3.700 contratti: ecco come funziona (per disoccupati over 30)

Oltre 9mila “‘assegni per il lavoro” rilasciati dai Centri per l’impiego del Veneto a disoccupati over 30; 7mila beneficiari che si sono già recati da uno degli enti accreditati della Regione per iniziare il proprio percorso nella ricerca di un nuovo lavoro; circa 3.700, pari al 53% di quanti hanno attivato l’assegno, hanno stipulato un contratto di lavoro, e nel 25% dei casi questo ha durata superiore ai 6 mesi.

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Il Veneto fa il bilancio del primo anno della nuova misura di politica attiva regionale, realizzato da Veneto Lavoro in collaborazione con l’area Capitale umano, cultura e programmazione comunitaria della Regione.

L’assegno per il lavoro è una delle misure finanziate con il secondo Asse del Por FSE Veneto 2014-2020: il FSE è uno dei Fondi Strutturali con cui l’Unione Europea promuove la coesione economica e sociale e punta a ridurre le disparità esistenti tra gli Stati e le diverse Regioni; interviene nei settori dell’istruzione e della formazione aumentando la partecipazione al mercato del lavoro delle persone inattive, combattendo l’esclusione sociale e promuovendo l’uguaglianza tra uomini e donne e la non discriminazione;  Per la fine del 2018 l’asse inclusione sociale (investimento di  152,8 milioni) avrà investito quasi il 70% delle risorse in progetti innovativi a supporto di persone e imprese.

Fra questi c’è appunto l’innovativo l’Assegno per il Lavoro, uno strumento di finanziamento messo a disposizione dalla Regione per contrastare la disoccupazione di lunga durata supportando i disoccupati over 30 nella ricerca di un nuovo lavoro attraverso servizi gratuiti di orientamento, formazione e inserimento lavorativo.

Consiste in un bonus, fino a un massimo di 5.242 euro, che i cittadini possono spendere presso i servizi per l’impiego accreditati in cambio di servizi personalizzati di assistenza alla ricollocazione, quali orientamento, counseling, formazione, rafforzamento delle competenze, supporto all’inserimento o reinserimento lavorativo tramite l’incrocio domanda-offerta di lavoro.

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L’assegno può essere richiesto da disoccupati di età superiore ai 30 anni, residenti o domiciliati in Veneto, beneficiari e non di prestazioni di sostegno al reddito (Naspi) e indipendentemente dall’anzianità della disoccupazione. Considerando che si tratta di una novità, e anche che si rivolge a persone spesso demotivate o che hanno attraversato molte difficoltà, il risultato raggiunto è positivo, sottolineano negli uffici che gestiscono i fondi europei.

Tra i beneficiari prevalgono nettamente gli italiani (82%), mentre la distribuzione per genere è sostanzialmente omogenea: 51% maschi e 49% femmine. Uno su tre percepisce la Naspi e il 40% ha più di 50 anni.

A livello territoriale, la maggior parte degli assegni sono stati rilasciati dai Centri per l’impiego delle province di Treviso (22%) e Vicenza (21%), seguiti da quelli di Verona (18%), Padova (18%), Venezia (12%), Belluno (5%) e Rovigo (4%). Il tempo che intercorre tra la richiesta e il rilascio dell’assegno è generalmente inferiore ai 10 giorni.

Una volta ottenuto, il lavoratore può scegliere liberamente l’ente al quale rivolgersi per usufruire dei servizi previsti. «In meno di un anno – dice l’assessore regionale al Lavoro, Elena Donazzan – l’assegno ha già superato le nostre aspettative in termini di destinatari raggiunti e di risultati occupazionali. La misura sta entrando progressivamente a regime, con più di mille persone che vi accedono ogni mese. Il nostro obiettivo è strutturare un sistema di politiche attive chiaro e universale: Garanzia Giovani fino ai 29 anni e assegno per il lavoro per i disoccupati over 30».

Una misura chè è anche un segnale: «Basta politiche assistenziali che supportino economicamente il disoccupato senza incentivarlo ad attivarsi nella ricerca di un lavoro. Ben più importante è fornirgli gli strumenti per una ricollocazione stabile e duratura. È chiaro che i servizi erogati devono essere efficaci ed è per questo che con l’assegno per il lavoro il rimborso agli enti è riconosciuto solo a risultato occupazionale raggiunto».

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