Agli antipodi della penna liscia, il prodotto rimasto sugli scaffali anche durante l’ondata di acquisti da panico, c’è il fagiolo: «Un prodotto sano, di costo contenuto e lunga durata, l’ideale da tenere in dispensa», spiega Loris Pedon, amministratore delegato della Pedon di Molvena, Vicenza, da oltre 30 anni è il punto di riferimento internazionale per la lavorazione, il confezionamento e la distribuzione di cereali, legumi e semi.
Questa settimana è previsto il turno di lavoro anche la domenica, per fare fronte a una richiesta che segna fino a un +400%. «Le famiglie pranzano e cenano a casa: normalmente non è così, c’è chi si ferma a scuola, chi in ufficio. La spesa è più corposa, noi siamo al ritmo di 600 pallet al giorno: per intendersi il picco al quale arriviamo in periodi specifici come le feste di Natale, quando la domanda di lenticchie si impenna».
La domanda riflette il diffondersi della malattia: prima il NordOvest d’Italia ha iniziato a fare scorte, poi le regioni del Centro Sud, e ora i segnali arrivano da Paesi come Francia e Spagna. La fabbrica funziona regolamente, anzi di più: «Abbiamo trovato una grande disponibilità da parte dei dipendenti: sanno che fornire il cibo in periodi di grande difficoltà è anche un dovere etico, che va oltre il semplice lavoro».
L’azienda di Molvena esporta quasi il 40%; ha produzioni in tutto il mondo, con stabilimenti in Etiopia e Argentina: “L’obiettivo è il controllo totale della filiera. In Italia si coltivano farro, orzo e ceci, ma ci sono legumi che hanno bisogno di altri climi e altre condizioni ambientali, come il fagiolo Tondino.
L’azienda ha un piano dettagliato di Risk management: «Siamo in un settore particolare, sappiamo che basta una gelata al momento del raccolto o un periodo di siccità per creare un problema da risolvere in fretta: per questo abbiamo diversificato i prodotti, i fornitori, i Paesi da cui ci riforniamo. Perfino i fornitori della carta e del film plastico per il confezionamento sono distribuiti in aree diverse: se una calamità colpisce una zona, dalle altre il rifornimento è garantito». Nella crisi si attivano gruppi di lavoro specifici: quello delegato a salute e sicurezza, quello che gestisce l’arrivo delle forniture, e poi la pianificazione e produzione di stabilimento . Mai era capitato che dovessimo attivare tutti i team insieme per far fronte a una situazione».
Fin dalle primissime avvisaglie, quando ancora – a metà febbraio – non c’era questo allarme, Pedon ha alzato la soglia di sicurezza al lavoro: trasferte cancellate, smart working per gli uffici, apparecchio per la sanificazione ambientale all’ozono; abbiamo spostato la mensa in aula magna, sei volte più grande, perché si possa mangiare distanti. E alle macchine del caffè si va uno alla volta». Questo ha garantito «un ambiente di lavoro sereno, sicuro: su 210 addetti in Italia, di cui 130 in produzione, abbiamo un tasso di assenteismo del tutto simile a quello di periodi di normalità», conclude Pedon.