I dati di una provincia – solida. esportatrice, con una grande presenza di aziende multinazionale – mostrano per intero l’impatto della pandemia.
In linea con l’andamento economico nazionale – si legge nell’Outlook sull’economia veronese – Indagine trimestrale, consuntivo 1
trimestre 2020 previsioni 2 trimestre 2020, Verona risente dell’impatto dell’emergenza coronavirus che si è manifestata nel nostro Paese a partire da fine febbraio Gli effetti delle misure restrittive introdotte per contenere la diffusione del Covid 19 hanno prodotto una caduta dell’attività senza precedenti nelle serie storiche disponibili, con prospettive per il secondo trimestre in forte peggioramento.
Nel primo trimestre del 2020 la variazione della produzione industriale veronese è di -3,41% congiunturale (da +0,20% nel quarto trimestre 2019), in un contesto nazionale che registra una flessione ancora più ampia (–5,4%).
In linea con l’andamento economico nazionale, Verona risente dell’impatto dell’emergenza coronavirus che si è manifestata nel nostro Paese a partire da fine febbraio.
Le prospettive sono in forte peggioramento. Per il secondo trimestre la caduta dell’attività potrebbe raggiungere il -19,86%.
L’utilizzo della capacità produttiva peggiora, con quasi 4 imprenditori su 10 che si dichiarano insoddisfatti.
Tiene al momento l’occupazione con delle prospettive in peggioramento che potrebbero portare a una riduzione del -1,13% nel secondo trimestre.
Il contesto nazionale e internazionale si riflette sui dati delle vendite con tutti i mercati che segnano valori negativi.
Le vendite sul mercato domestico registrano un calo pari a -3,05%, quelle europee hanno la flessione maggiore -3,84% mentre quelle extra-UE si fermano al -1,87%.
In discesa gli ordini (- 6,03%) che assicurano comunque ad oltre la metà delle aziende (65%) prospettive di lavoro a medio e lungo termine.
Negative anche le performance del terziario con il 63% delle imprese dei servizi che registra una diminuzione del fatturato.
Il commento di Michele Bauli, presidente di Confindustria Verona: “Questi numeri non ci sorprendono. Le misure restrittive legittimamente introdotto per contenere la diffusione dell’epidemia hanno portato alla chiusura di circa il 60% delle imprese e gli effetti li stiamo registrando adesso. Dai numeri si coglie però anche come il nostro tessuto economico sia molto variegato. Per più della metà delle imprese la capacità produttiva rimane normale o soddisfacente e sempre più della metà delle imprese ha ordini che consentono un’attività a medio e lungo termine. Sono soprattutto preoccupato dalle previsioni per il prossimo trimestre, che è stato il periodo con i maggiori giorni di chiusura delle imprese. Il -19,86% della produzione industriale veronese, non solo sarebbe il dato peggiore dal primo trimestre 2009, quando eravamo arrivati a toccare il -12,3% (nel pieno della grande crisi finanziaria internazionale indotta dallo scoppio della bolla dei mutui subprime in USA) congiunturale, ma si tratterebbe dell’arretramento peggiore di sempre. Impensierisce in particolare la crescita della tensione finanziaria con il 42% degli intervistati che registra un ritardo dei pagamenti, erano il (18% a fine 2019) e quasi un’azienda su tre segnala una liquidità tesa. Gli strumenti messi in campo dal Governo non si stanno dimostrando sufficienti, occorre fare di più per evitare che la perdita di un quinto della nostra produzione diventi realtà. È necessario che si mettano in atto stimoli e strumenti di supporto per tutte quelle aziende che stanno vedendo il proprio mercato anche estero fermo o in calo costante.
E occorrono quanto prima regole certe per tutti quei settori che ancora vedono lontana la fase 2. Penso in particolare alle imprese del turismo, spettacolo e dei grandi eventi che per il nostro territorio e per tutto il Paese rappresentano una parte importante del PIL. La situazione è critica, ma sono certo che le imprese veronesi e italiane abbiano una forte capacità innovativa e riorganizzativa che possa permettere loro di superare questo momento”.