La prima denuncia arriva da Confartigianato Veneto: “Alla luce dell’emergenza sanitaria, che si è riflettuta su una contrazione dell’attività per molti settori, i vari decreti e misure emanati dal Governo, dal recente Ristoro al credito d’imposta affitti, e dalla Regione, come i bandi Ora Veneto, non hanno però considerato tutte quelle attività legate alle cerimonie, eventi o fiere: fotografi, fioristi, allestitori, stampatori, artigiani che fanno bomboniere, sarti da cerimonia, lavanderie e altro ancora”.
In particolare, da un sondaggio fatto prima dell’estate a cura del mestiere Fotografi di Confartigianato Imprese insieme all’Associazione Nazionale Fotografi Matrimonialisti (ANFM), è risultato infatti che più della metà dei professionisti intervistati aveva registrato crollo di oltre il 50% del fatturato nel corso del primo lockdown e aveva un’aspettativa entro fine anno di calo complessivo intorno all’80%. Numeri che interesseranno soprattutto quei fotografi la cui attività specialistica è legata alle cerimonie.
Nel lockdown di marzo il codice Ateco dei fotografi non compariva tra quelli delle attività obbligate alla chiusura perché molti laboratori fotografici sono stati parificati agli ottici e, pertanto, considerate attività essenziali. In tale periodo, però, fra cerimonie annullate, matrimoni rinviati e divieti negli spostamenti se non per motivi di lavoro, di salute o per procurarsi beni di prima necessità, recarsi dai fotografi era improbabile e impossibile. Quindi senza obbligo di chiusura, i fotografi si sono trovati a poter tenere aperti i negozi ma a non avere, o raramente, clienti. E, proprio per il fatto che i loro codici Ateco non fossero contemplati dai DPCM, ha fatto sì che l’intero settore fosse escluso a priori da ogni misura di ristoro.
Una situazione paradossale che si sta ripetendo nuovamente, in questa seconda ondata di contagi e che rischia di aggravarsi, denuncia Confartigianato. La quasi totalità delle cerimonie e dei matrimoni sono stati nuovamente annullati o rimandati, o nella migliore delle ipotesi celebrati con un ridimensionamento tale tra ospiti e organizzazione che ha comunque portato ad una riduzione degli incarichi e dei guadagni da parte dei fotografi.
“Già a maggio avevamo chiesto che fossero previste misure specifiche e concrete di aiuto per la categoria – afferma Roberta Cozza, Presidente della Federazione Comunicazione di Confartigianato Imprese Veneto -. Ora, a fronte del DL Ristori del 28 ottobre e il nuovo DPCM del 3 novembre, ci troviamo di nuovo a chiedere l’inserimento delle aziende di fotografia e comunicazione tra i beneficiari delle misure di sostegno economico previste per altri settori. Speriamo che questa volta qualcuno ascolti la nostra voce perché in mancanza di risposte e sostegni la conseguenza sarà che molti professionisti del settore non riusciranno a sopravvivere ad una seconda fase di lockdown e saranno costretti a riconvertire la loro attività o, peggio, a chiudere”.
I parchi zoologici
E poi ci sono i Parchi zoologici, anch’essi ignorati dal decreto “Ristori”: parte dal Parco Natura Viva di Bussolengo l’appello al Governo per ricordare che il codice ATECO dei parchi zoologici non è stato inserito nelle ultime misure di aiuto disposte per sostenere le attività colpite dall’obbligo di chiusura con il DPCM del 27 ottobre scorso. Se parchi divertimento e parchi a tema infatti – codice 9321 – sono stati contemplati dalla misura del decreto, le strutture che gestiscono migliaia di esemplari di fauna selvatica – codice 9104, lo stesso di orti botanici e riserve naturali – hanno comunque chiuso i cancelli ma non si sono ritrovate tra le attività “ristorate”.
“Ancora una volta i parchi zoologici pagano un prezzo altissimo per il lockdown”, spiega Cesare Avesani Zaborra, direttore scientifico del Parco Natura Viva. “Dopo i quasi tre mesi di chiusura della primavera scorsa vengono di nuovo serrati i cancelli ma questa volta, sembra che le strutture zoologiche non possano beneficiare nemmeno del ristoro previsto per altre categorie. Potrebbe essere un colpo mortale se non si riuscisse a tamponarlo in tempo. Mi auguro che il Governo riveda l’elenco dei codici ATECO e inserisca anche i parchi zoologici, così come ha inserito i parchi divertimento e i parchi a tema”.
Nel caso del Parco Natura Viva di Bussolengo, si tratta di una struttura che ospita oltre mille esemplari, che sostiene venticinque progetti di conservazione di specie a rischio estinzione, che partecipa a quattro progetti di reintroduzione in natura di animali nati al Parco e che ha elaborato un patrimonio di pubblicazioni scientifiche che supera i 30 articoli in sei anni. “Rimaniamo una categoria con altissimi costi di gestione che, al momento della chiusura al pubblico, ha un margine di sostenibilità pressoché nullo”, conclude Avesani Zaborra. “Custodiamo un patrimonio di pubblico interesse che non appartiene alle nostre istituzioni ma di cui siamo semplicemente custodi. Io spero che il Governo ascolti il nostro appello e ci inserisca almeno tra coloro che hanno un chiaro diritto ad essere in qualche maniera risarciti”.